Culture

Premio Opera Nuova, narrativa dell'errore (ricordando Rodari)

Podio tutto femminile per il contest letterario della rivista. Gli inediti nell'edizione di maggio dedicata ai cento anni dalla nascita dello scrittore italiano

Gianni Rodari e i premiati
15 febbraio 2020
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A Gianni Rodari si devono due pubblicazioni aventi come oggetto l’errore, quella svista, piccola o grande, dentro alla quale “giace una storia”. Ne ‘Il libro degli errori’ (1964) e nella successiva ‘Grammatica della fantasia' (1973), lo scrittore, giornalista e poeta italiano noto per la ricca produzione di letteratura per l’infanzia (unico italiano ad aver vinto il Premio Hans Christian Andersen, anno 1970) esaltava lo sbaglio casuale quale big bang creativo. “Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli”, scriveva nel libro del 1964. “Non tutti sono errori infantili, e questo risponde assolutamente al vero: il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare”. Proprio all’errore rodariano, Opera Nuova – ‘rivista internazionale di scritture e scrittori’ dalla cadenza semestrale con sede nel Locarnese che dal 2009 pubblica narrativa, poesia e saggistica – ha dedicato il suo primo Premio letterario intitolato ‘Vince chi sbaglia meglio’, con tanto di buccia di banana a far da logo), invitando scrittori e aspiranti tali a inviare inediti che avessero come soggetto l’errore.

I nomi, i cognomi e soprattutto  le opere premiate saranno presto online su www.operanuova.com e a maggio sul prossimo numero di Opera Nuova, che dalla climate fiction di novembre (cfr. laRegione del 23.11.2019) sposta ora l’attenzione sui cent’anni dalla nascita di Rodari. Sfoltite da un comitato di lettura composto da Sabrina Caregnato, Luca Cignetti, Simone Fornara, Manuela Mazzi e Giulio Mozzi, le opere inedite giunte alla redazione sono arrivate al traguardo in numero di undici. «I partecipanti da Italia e Svizzera sono stati in tutto quaranta, vagliati in base a parametri quali l’originalità, la pertinenza col tema, lo sviluppo narrativo, il registro stilistico» spiega alla ‘Regione’ Sabrina Caregnato (membro della redazione e scrittrice), riferendosi al primo screening condotto insieme a Manuela Mazzi (giornalista e scrittrice). «Nel secondo screening – continua Caregnato – sono entrati in gioco altri parametri, portati dagli altri giurati». Giurati che ‘firmano’ le motivazioni del premio a nome del comitato di lettura. «Ci tenevamo, mettendoci dalla parte dello scrittore, a che potesse avesse qualcosa che non fosse l’asettica comunicazione dell’avvenuta premiazione».

Ai primi tre posti

Luca Cignetti (docente Supsi e direttore della rivista) loda l’efficace “misura dei ritmi narrativi” e “l’originale disvelamento finale”, sottolineando l’aver centrato “l’atmosfera magica delle favole rodariane” e l’averne trasmesso “alcuni dei messaggi più preziosi, tra cui – non da ultimo – l’ottimismo”. Sono le motivazioni del comitato di lettura che accompagnano il primo premio, andato a ‘La collezionista’ della ticinese Alessia Schmocker da Robasacco, Bellinzona. “Sono nata e cresciuta in un paesino di montagna ticinese” scrive nelle note autobiografiche, dichiarandosi “avida lettrice” e destinataria di un amore per i libri che le è stato “instillato sin da bambina”. Quanto accade tra “la donna con la lunga treccia grigia arrotolata sopra la testa” e “il bambino coi capelli spettinati” – nel parchetto di un quartiere di Oakland, California, in un tempo non precisato – ha a che fare, oltre che con l’errore in sé e per sé,  con la genialità, anche involontaria, di chi ha cambiato il mondo partendo dall’infinitamente piccolo.

Un gradino sotto Schmocker ci si può innamorare, non di meno, de ‘I maiali di Berp’ di Elena Marrassini, scrittrice pistoiese che lavora a Firenze come informatico e pensa le sue storie nel tragitto tra le due città, per poi metterle per iscritto al ritorno a casa. Nella storia di Berto, più onomatopeicamente detto Berp, lentigginoso figlio e nipote di due allevatori di maiali (“Che ricordava una specie di rutto umido come quello dei maiali”), c’è la padronanza di linguaggio ad hoc di una vincitrice del Premio letterario nazionale Bukowski sezione ‘Racconto’, anno 2018. I ricordi d’infanzia di quando l’agriturismo “non si chiamava così, si diceva solo che avevano le camere con colazione, da affittare”, i lampi di ruspante poesia come “a cavalcare i cavalli son buoni tutti, a cavalcare i maiali no. Cavalcare i maiali è rodeo”, fanno di questi più o meno 14mila caratteri spazi inclusi un delizioso ritratto dell’errore esistenziale, da scoprire nella sua tenerezza fuori tempo massimo. Giulio Mozzi (autore, consulente editoriale, docente di scrittura e narrazione), che ne ha redatto la motivazione, loda la “maggiore consistenza narrativa”, e il mostrare “i personaggi in azione anziché spiegarli”.

Terza classificata è Francesca Parisi, bellunese “rapita” da Verona prima e dall’Europa poi, “ancella devota alla Letteratura” che di sé riferisce la preghiera mattutina (“Lettura dei giornali e cappuccino”) e i tratti distintivi (“Il punto interrogativo e quello esclamativo”). ‘L’originale’, titolo del suo inedito, è la storia di Niccolò con l’ossessione, appunto, dell’originale, passione-ossessione trasmessagli da un professore di filologia presentatosi come “cacciatore di originali”, ovvero “come spiegava il manuale del Chiesa, la bibbia per tutti gli iniziati alla filologia, un’entità irraggiungibile, fittizia, una chimera”. In poche parole, “il manoscritto appena uscito dalle mani dello scrittore”. Di Parisi, Simone Ferrara (scrittore e docente Supsi) sottolinea l’aver saputo “coniugare i principi fondanti di una disciplina tecnica come la filologia e le sua terminologia specialistica con le esigenze del racconto”.

Un Cantone artisticamente vivo

Rodari sarà protagonista del numero di maggio di Opera Nuova. Dopo l’introduzione di Simone Fornara (nato a Omegna, appunto il paese di Gianni Rodari, che conobbe da bambino e da cui ha ereditato la passione per la scrittura di storie per ragazzi), spazio agli scritti, tutti assai diversi tra loro. «Questa – conclude Caregnato – era infatti la nostra volontà sin dall’inizio, realizzatasi grazie alla composizione di un comitato di uomini e donne, misto per background professionale, per sensibilità diverse, per qualità garantita dalla conoscenza del mercato editoriale, da quella linguistica e letteraria. Non ultimo, il cuore, che nella narrativa ha un suo posto».

Undici racconti, per una scelta tutt’altro che semplice: «Siamo rimasti stupiti dalla qualità di quanto ricevuto, da tanta fantasia, cito per esempio la ticinese Wanda Luban, e dal fatto che scrittori già noti come Duilio Parietti e Giovanni Soldati si siano voluti mettere in gioco». Gratificante anche l’interesse arrivato da oltre confine, «oltre alla constatazione di quanto vivo sia questo Cantone dal punto di vista artistico, e di come questo premio possa indirettamente illuminarlo».

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