Culture

Mariano Morace in memoria di Marco Zucchi

L'uomo di cinema ricorda l'uomo di cinema, ma soprattutto l'amico: 'Natura, logica, anagrafe avrebbero detto il contrario. Ma in certi casi la logica non c'entra'.

Marco Zucchi, spentosi oggi a 49 anni (Ti-Press)
12 gennaio 2020
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Non avrei mai pensato di dover scrivere queste righe: la natura, la logica, l’anagrafe avrebbero detto l’incontrario, ma purtroppo in certi casi la logica non c’entra e contro il destino non possiamo fare nulla, solo accettarlo.

Non credo che riuscirò a ricordare solo il giornalista Marco Zucchi, eravamo troppo amici, di più. Ho conosciuto Marco più di venti anni fa, io giornalista all’informazione culturale della Rsi, lui uno dei giovani redattori di Rete Tre agli inizi di carriera dopo gli studi a Bologna. Ci univa la passione per il cinema, il piacere della buona tavola, la gioia di vivere. Sapeva di essere ammalato, ma la “bestia” era tranquilla e lui ci conviveva con il sorriso e non si fermava. Abbiamo cominciato a lavorare insieme ai festival, dapprima a Locarno, poi gli altri, Cannes, Berlino, Venezia, Torino, spesso dividendo l’appartamento e sempre passando tutto il tempo insieme, nelle sale cinematografiche, nei ristoranti, nelle visite alle città, discutendo anche animatamente (non sempre eravamo d’accordo, ma era questo il bello!).

Ci incontravamo in Ticino alle anteprime cinematografiche, mi accompagnava nella visita di nuovi ristoranti per recensirli, il rapporto così è continuato e cresciuto. Per età avrebbe potuto essere mio figlio e quindi l’affetto era doppio, ancora più forte. Per venti anni le nostre vite sono state parallele, e quando ho lasciato la RSI per andare in pensione è stato l’erede professionale naturale, non certo per amicizia ma per competenze e capacità, capacità che gli sono state riconosciute e premiate professionalmente. Un ricordo personale tra i tanti che ci legavano: come regalo per il pensionamento ha voluto distinguersi e invitarmi a sorpresa in un ristorante stellato sul lago d’Orta dal celebre cuoco napoletano!

Il nostro rapporto non si è fermato, io quando potevo seguivo i festival per puro piacere, lui per lavoro ma entrambi con passione, continuando a discutere, a confrontarci e far finta di litigare sulle qualità di un film o sulle capacità di un regista.  Ha conosciuto la gioia di un nuovo amore e quella della paternità, ma purtroppo quasi contemporaneamente ha dovuto affrontare il ritorno della “bestia” senza però fermarsi o arrendersi. Ricordo che questa estate durante il festival siamo partiti presto per Lugano (doveva fare degli esami medici) per ritornare subito dopo, non voleva mancare la riunione della redazione di cui era responsabile.  

A Enrica e Margherita, a tutta la sua famiglia un grande abbraccio e un abbraccio anche a Marco dal tuo Omone (mi chiamava così)!

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