Culture

Don Lanini, le macchine, la musica, l'organo

L’8 gennaio 1920 nacque un uomo d’intelletto vivace con due passioni non necessariamente presenti in un sacerdote: la musica e le automobili veloci

L’organo Mascioni di Magadino che Lanini rinnovò nel 1951 e nel 1965
11 gennaio 2020
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Il 22 giugno 1963 Marcel Dupré (1886-1971) dà il concerto d’apertura del primo Festival Organistico di Magadino. In poco tempo il toponimo Magadino diventa familiare agli organisti di tutto il mondo. La Radio della Svizzera italiana trasmette con zelo encomiabile i concerti in diretta e li ripropone sovente in differita. Il Festival è intanto giunto alla 57esima edizione. Con buona approssimazione si può dire che son passati alla consolle di Magadino 300 organisti di 30 nazioni, fra essi mancano pochissimi degli interpreti più prestigiosi apparsi sulla scena nell’ultimo mezzo secolo. Tuttavia il potere del mezzo radiofonico non basta a spiegare il gradimento di solisti che hanno conosciuto organi di tutto il mondo e sono tornati più volte al nostro Festival.

Nel 1945 è arrivato a Magadino il giovane parroco Aldo Lanini (8 gennaio 1920-6 dicembre 2003), uomo d’intelletto vivace con due passioni non necessariamente presenti in un sacerdote: la musica e le automobili veloci.

Prima delle centrali telefoniche, l’organo è la macchina più complessa costruita dall’uomo. Persone informate sui Gran Premi di Formula Uno, assicurano che Aldo Lanini è stato almeno una volta con i meccanici ai box della Ferrari. La passione per la musica e per la meccanica possono spiegare come un sacerdote sia diventato il più importante promotore della musica organistica nella Svizzera italiana.

A Magadino don Lanini trova la bella chiesa neoclassica dell’architetto Giacomo Moraglia, costruita un secolo prima, bisognosa di molti restauri. C’è in cantoria un organo installato nel 1902 da Balbiani di Milano, al quale nel 1928 è stata parzialmente sostituita la trasmissione meccanica con una pneumatica. Lanini affida ai Mascioni di Cuvio la trasformazione dello strumento, che avverrà in due tappe. La prima termina nel 1951: l’organo ha 23 registri (15 sono del vecchio Balbiani) e la trasmissione è diventata elettro-pneumatica. La seconda termina nel 1965 e consegna praticamente l’attuale organo da concerto con tre manuali e 38 registri, uno strumento ineguagliato in Ticino, sul quale sono stati eseguiti in modo ottimale otto secoli di musica, più volte l’opera omnia di Bach, tanta musica moderna e contemporanea.

A Magadino il parroco Lanini compie un’altra impresa: “Contro il parere della Commissione di Arte Sacra della Diocesi e sotto gli improperi di Piero Bianconi” chiama ad affrescare la chiesa il pittore tedesco Richard Seewald (1889-1976). In verità le figure maestose di Seewald valorizzano mirabilmente gli spazi della chiesa del Moraglia e sembrano un complemento insostituibile anche all’ascolto dell’organo.

Nel 1965 don Lanini deve lasciare Magadino, perché chiamato a dirigere il Collegio Papio di Ascona. Vi resta 13 anni, poi nel 1979 diventa parroco di Carasso, dove trova la parrocchiale di Sant’Andrea bisognosa di restauro. Vi pone subito mano e nella chiesa splendidamente restaurata fa collocare un nuovo gioiello di arte organaria, commissionato alla Kuhn di Männedorf: uno strumento a trazione meccanica, secondo le tendenze esecutive del momento, con due manuali, 17 registri, un positivo di schiena, che è una vera novità per il Ticino. Dal 1986 al 1994 l’organo Kuhn permette il Festival Organistico di Carasso, tanto effimero quanto prestigioso, una passerella di grandi interpreti, quasi una selezione dei migliori già passati a Magadino.

Nel 1989 la fedele automobile Porsche tradisce Aldo Lanini, che resta ferito in un incidente stradale, deve sottoporsi a un lungo periodo di riabilitazione al termine del quale si ritrova paraplegico in carrozzella. Nel ricovero privilegiato della Clinica Varini di Orselina si trasforma in uno scrittore prolifico. Aveva già pubblicato, compatibilmente con gli impegni pastorali, libri di musica e di storia. A Orselina completa i suoi progetti, un libro sul pittore Cherubino Patà, uno sul Festival Organistico di Magadino, ma soprattutto dedica a una cerchia di amici apparentemente ristretta un libro all’anno. Sono soprattutto divagazioni sulla storia dell’arte trafitte da un umorismo raffinato e pungente, che gli amici conservano su uno scaffale privilegiato, perché, ad esempio, Il suo commento all’affresco di Andrea Bonaiuto nel Cappellone degli Spagnoli di Santa Maria Novella a Firenze è probabilmente qualcosa finora ineguagliato.

Due anni sono occupati da ‘La mia vita’, un’autobiografia, scritta una prima volta, poi riveduta e corretta. Un “j’accuse” spietato di un “dissenziente fedele”, contro il clericalismo non solo nella Chiesa ticinese, ma nei partiti politici di destra e di sinistra, nella nostra società in generale. Oggi, considerate le prese di posizione di Papa Bergoglio, uno scritto assolutamente attuale.

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