Culture

Produttivo, svizzero, Sociale: la stagione 19-20

Nel Cantone della ‘disparità di trattamento tra musica e teatro’, il direttore annuncia novità e ritorni (e cinque prime assolute ‘di casa’)

Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale di Bellinzona (Ti-Press)
25 settembre 2019
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«Troppo spesso, in passato, siamo stati visti come un teatro italiano all’estero» esordisce il direttore del Teatro Sociale di Bellinzona Gianfranco Helbling, nell’introdurre una stagione 19-20 che viaggia nella direzione della precedente, ovvero verso la concretizzazione dell’idea di un «teatro svizzero di lingua italiana». Strumento centrale, per Helbling, il lavoro di produzione e co-produzione di una realtà, il Sociale, che dal 2012 è «il primo teatro istituzionale a realizzare produzioni proprie», un sistema che «con mezzi anche modesti permette di sviluppare la crescita artistica»; un sistema che si avvarrà presto di una struttura in via di ultimazione, il nuovo Teatro di Giubiasco, spazio all’avanguardia, interamente modulabile.

Le ammiraglie

È Paolo Zanchin, delegato alla programmazione, a introdurre le due «ammiraglie»: ‘Madre Courage e i suoi figli’, con Paolo Coletta che dirige Maria Paiato in una nuova versione dell’opera brechtiana, apre la sezione ‘Chi è di scena’ il 16 ottobre (replica il 17); ‘Quartet’, anche film, torna pièce teatrale qual è nell’interpretazione del quartetto Pambieri-Quattrini-Ponzoni-Blanc (28 e 29 novembre); Amanda Sandrelli, già in ‘Kubi’ (produzione 2017 del Sociale), torna ne ‘La locandiera’ (12 e 13 dicembre); Enzo Vetrano e Stefano Randisi rivisitano il ‘Riccardo III’ di Shakespeare che diventa ‘Riccardo 3’ (16 e 17 gennaio 2020), traslato in un manicomio criminale; tra i classici, ‘I fratelli Karamazov’ con Glauco Mauri, ‘Il giardino dei ciliegi’ diretto da Alessandro Serra e ancora Goldoni per ‘La bottega del caffè’, produzione (Lac), regia (Igor Horvat) e cast (Antonio Ballerio, Massimiliano Zampetti) ticinesi. Ticinese è anche ‘Tell’, successo della scorsa stagione nuovamente in scena il 14 novembre. La sezione ‘Com.x’ è aperta dal genio lessicale di Alessandro Bergonzoni in ‘Trascendi e sali’ (26 e 27 novembre); col nuovo anno, Lella Costa interpreta tutto il ‘Catalogo delle donne valorose’ di Serena Dandini in ‘Se non posso ballare...’ (28 e 29 gennaio); Paolo Nani ripropone ‘La lettera’ (26 anni di repliche, il 6 e 7 febbraio) e la Compagnia Flavio Sala porta in scena ‘Se la va la gh’ha i röd’, seguito di ‘Un altro bel garbüi’; e poi gli endecasillabi di Maurizio Lastrico ‘Nel mezzo del casin di nostra vita’ (2 e 3 aprile).

Detto in musica

Il tabellone ‘Jazz folk & pop’ parla rossoblu: Rossana Taddei (25 ottobre), Andrea Bignasca (16 novembre), Kety Fusco (1° febbraio), Sebalter (13 marzo), gli ultimi due con anteprime dai rispettivi album; ci sono poi i 20 anni di carriera di The Vad Vuc in un’unica rappresentazione (il 27 marzo e mai più), il jazz di Boggini e Boltro (4 aprile) e la famiglia Zappa, il 6 aprile. Oltreconfine, il 21 marzo sarà Notte della Taranta con Ambrogio Sparagna & Orchestra Popolare Italiana. In ambito di musica classica, tornano i Barocchisti diretti da Diego Fasolis nella ‘Cantata e disfida di Don Trastullo’, ‘operina’ che va in scena, a ben vedere, nell’unico teatro d’opera in Ticino. Parzialmente ticinesi sono pure le sezioni ‘Narrazioni’ e ‘Altri percorsi’: l’8 novembre è giorno della prima bellinzonese de ‘Il fondo del sacco’, adattato, diretto e interpretato da Margherita Saltamacchia, che dal tavolo dei relatori parla in prima persona anche dei suoi ‘Il dolore’ (26 gennaio, il diario di Marguerite Duras che attende il marito deportato a Buchenwald) e ‘Frankenstein, autoritratto d’autrice’ (25 marzo), con il mostro «che vuol essere amato dal proprio creatore e il cui cuore pieno di domande è sorprendentemente il cuore di Mary Shelley, col suo passato di orfana di madre, morta a poche ore dal parto».

Cantieri permettendo

«Il Cantone ci dà garanzie», dice Helbling. E dunque, a giugno, il nuovo Teatro di Giubiasco ospiterà ‘Olocene’, una delle quattro produzioni del Sociale in cartellone, prima assoluta diretta da Flavio Stroppini, dal libro di Max Frisch (‘L’uomo nell’Olocene’): «Abbiamo immaginato che Geiser sia deceduto – spiega il regista – e che la figlia faccia ordine tra i suoi ritagli. Non è spettacolo che dà risposte, il pubblico semmai se ne andrà con delle domande». Stroppini dirige anche ‘A briglia sciolta’ (23 aprile), radiodramma che va ‘in onda’ grazie alla ricostruzione di un vero studio radiofonico con tanto di attori, rumoristi, musicisti e tecnici e il pubblico in cuffia wireless a ricevere il prodotto finale. Trasversalmente, la stagione è caratterizzata da ‘Love me gender’, percorso tematico sulle lotte contro la discriminazione sessuale e di genere: si va da ‘Lady Shakespeare’ del 12 ottobre, incentrato sulle figure femminili del drammaturgo inglese, a ‘Cezary va alla guerra’ di Cesary Tomaszewski, pièce drammaticamente umoristica che rientra nel ‘Focus Polonia’, percorso tematico di metà novembre (tra Chopin, Pawlikowski e Kieflowski). Il terzo focus, a metà febbraio, inquadra la Compagnia della Fortezza di Volterra, attiva nel locale carcere di massima sicurezza, trentennale laboratorio di Armando Punzo raccontato nel film ‘Anime salve’ (13 febbraio); di Punzo e Andrea Salvadori è anche il concertospettacolo ‘Il Figlio della Tempesta’ (14 febbraio). Sono tre gli spettacoli ‘Swiss made’, tra i quali ‘Der Besuch der alten Dame’ del Theater Kanton Zürich (12 febbraio) e ‘Klaus Nomi Projekt’ di Pierre Lepori (8 aprile); le domeniche da dicembre a marzo sono della sezione ‘Primi applausi’; la danza è in ‘Faded’, addio alle scene di Ioannis Mandafunis (26 aprile).

Questione di ‘Stellenwert’

Del Sociale, per ora prima e unica struttura ticinese entrata a far parte dell’Unione dei Teatri Svizzeri, e dell’approvazione da parte del Consiglio comunale del nuovo mandato di prestazione fra Città ed Ente autonomo Bellinzona Teatro, aveva dato notizia il capodicastero Educazione e cultura Roberto Malacrida in avvio di conferenza. A margine, torniamo con Helbling su alcuni suoi malumori radiofonici captati nelle ultime ore relativi alla disparità di trattamento a livello cantonale tra musica e altre arti: «Il Teatro Sociale – spiega il direttore – ha un budget globale e i sussidi cantonali e comunali non fanno distinzione tra teatro e musica. La cosa pesa piuttosto per le strutture indipendenti, perché quel che arriva in genere al teatro è meno di quanto proporzionalmente arriva alla musica. Cosa che si deve al fatto che in Ticino abbiamo un’orchestra sinfonica stabile che per un territorio di 300mila abitanti è un lusso, mentre non abbiamo mai avuto, e chissà mai se l’avremo, una compagnia stabile di teatro unica, come invece esiste a Soletta dove si producono annualmente quattro-cinque opere, otto spettacoli di prosa, spettacoli di danza e una rassegna sinfonica. Ed è Soletta, non Zurigo». Per Helbling si paga «una ridotta considerazione del teatro rispetto alla musica, ma non solo da parte delle autorità, bensì da parte della società»; e lo stanziamento di fondi «non è causa, ma conseguenza. In tedesco si dice “Stellenwert”, è il valore che viene attribuito alla cosa. Per le nostre produzioni siamo sulla buona strada, ma c’è un più generale lavoro di coinvolgimento da fare».

Il programma completo su www.teatrosociale.ch

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