E se per parlare del direttore del Fatto, a Lugano per i premi Atg, per una volta si partisse da Renato Zero invece che da Montanelli?
«È volgarissima, ma rende perfettamente l’idea, perché io non ho mai visto nessuno farsi così tanto male». Salvini che gira intorno a un albero, la storiella sull’autogol del politico che Marco Travaglio ha preferito non raccontare, squassa di risate i presenti nel lift del centro culturale, che viaggia verso il piano terra. L’Atg non la sentirà, ma sull’autogol dell’ex Ministro, nel giorno dei premi di giornalismo della Svizzera italiana, dal direttore del ‘Fatto’ ne ha sentite a sufficienza (vince, anche se non nuovissima, «Ma quale Mussolini, al massimo Ridolini»; menzione per «Nessuno poteva liberarci da Salvini se non Salvini»). Ce n’è stato anche per gli italiani, che «sono come le cozze, assorbono il peggio che trovano in circolazione», l’Italia con “le regine, i suoi fanti, i suoi re”*, per dirla con Renato Zero, del quale il giornalista è fan al limite dell’idolatria (digitare in rete: “Marco Travaglio canta Renato Zero al ristorante” e “Marco Travaglio balla scatenato al concerto di Renato Zero”, vedi in fondo alla pagina).
«Seguimi, devo andare in albergo a scrivere. Quindi sei un sorcino?», chiede il direttore; rispondiamo che siamo stati svezzati da ‘Icaro’*»; da cui: «Grande disco. Ma sai che Renato riparte il 1° novembre in tour? Mi farò un po’ di date».
Ah quella è la mia preferita, l’abbiamo fatta alla Versiliana, io la cantavo e lui faceva il corista. Cerca in YouTube...
Sì, è vero, Renato ha anticipato il contratto gialloverde, e quello Pd-Cinquestelle.
Sarebbe stata una soluzione più lineare e ci saremmo risparmiati un anno e mezzo del Capitano. Bisognerebbe chiedere a quella testa vuota di Renzi cosa gli è saltato in mente l’anno scorso...
I Cinquestelle non sono né di destra né di sinistra perché nascono dallo scontento del mondo del centrosinistra per un centrosinistra che con Berlusconi faceva gli inciuci invece di combatterlo. Poi sì, qualche voto di destra l’hanno preso, ma adesso quei voti sono già tutti rientrati.
Il fatto è che sono nati tutti nel sistema maggioritario e ora siamo ritornati nel proporzionale, per cui nel maggioritario bipolare la destra sparava sulla sinistra, la sinistra sparava sulla destra, poi sono arrivati i Cinquestelle che sparavano sulla destra e sulla sinistra; dopodiché c’è stata una legge proporzionale, non votata dai Cinquestelle, e con la legge proporzionale gli accordi si fanno dopo le elezioni, perché se non hai il 50 per cento non governi. Quindi, tutto quello che si erano detti con la testa da maggioritario, adesso gli si ritorce contro perché siamo nel proporzionale e si è costretti ad alleanze che sembreranno anche innaturali. L’importante è non aver fregato gli elettori, e devo dire che questo governo non lo ha fatto. I Cinquestelle in campagna elettorale hanno rotto i tabù delle alleanze dicendo “Noi proporremo dei contratti a chi ci sta”. L’anno scorso lo hanno proposto al Pd, che ha detto di no, poi alla Lega, che ha detto di sì. Stavolta il Pd ha cambiato idea. Dov’è la truffa?
Niente trucco. Il trasformismo è quando uno viene eletto in un partito e durante la legislatura passa dall’altra parte. Qui nessuno ha cambiato gruppo, non c’è la transumanza che c’era nella scorsa legislatura. Qui ciascuno resta nei propri gruppi, semplicemente si fanno alleanze per dare un governo, altrimenti se si aspetta di avere una maggioranza da soli, si vota a oltranza come in Spagna e non si riuscirà mai a fare un governo.
No, la scrittura ha ancora una grande forza. Sono un appassionato della scrittura, faccio solo quello, l’ho detto anche in sala («Mi fa più male il complimento “Grazie perché quando lei scrive si capisce”. E ci mancherebbe altro, siamo qua per questo. Ma non è scontato, molti scrivono perché non si capisca», ndr.). Ogni tanto vado in tv, e quando mi dicono “La vedo sempre in televisione!” un po’ mi dà fastidio perché vorrei tanto che mi dicessero “la leggo sempre sul giornale”. Io penso che la scrittura sia la cosa più importante, la più efficace che c’è. E infatti mi occupo soltanto di quella.
Nel mondo del giornalismo ho pochi amici. Stanno quasi tutti nel mio giornale, raramente in altri. Ma capisco perfettamente, perché me la prendo spesso con la nostra categoria. Non avessi questo giudizio critico, non avrei fatto un mio giornale, mi sarei accomodato in uno di quelli esistenti. Capisco benissimo che non mi amino, d’altra parte non faccio assolutamente nulla per essere amato e mi aspetto esattamente questa reazione. Se l’evento di oggi fosse stato organizzato dall’Ordine dei giornalisti italiani, non sarebbe venuto nessuno.
I migliori anni della politica sono stati quelli che io non ho vissuto, quelli del Risorgimento, di Cavour, di Quintino Sella. Nel Novecento salvo qualcosa di Giolitti, e De Gasperi; poi, per quel che riguarda la Prima Repubblica, basta così. Della Seconda Repubblica salvo il primo governo Prodi, ‘96-’98, e come premier Conte che, devo dire, mi pare una brava persona e anche uno che ha imparato in fretta. Il resto è tutto da buttare.
È lo stesso di Califano, “Non escludo il ritorno”...
Da Massimo Fini.
Oppure?
Ecco, questa mi piace molto.
*Breve guida all’ascolto:
- “con le regine, i suoi fanti, i suoi re”, da ‘Il carrozzone’ (1979)
- ‘Icaro’ album dal vivo del 1981
- “L’amore in fondo non è poi che un baratto, dai troviamo un riscatto”; “Baratto, distratto, sei tu che mi hai sedotto, facciamo un contratto”, da ‘Baratto’ (1979)
- “Lui chi è, come mai l’hai portato con te...”, da ‘Triangolo’ (1978)
- "dimmi da quale parte stai", da ‘Viva la Rai’ (1982)
- ‘Niente trucco stasera’ (1980)
- "ti scrivo, tu mi scrivi, poi torna tutto come prima", da ‘Spiagge’ (1983)
- "l'amico è quel che resta mentre tutto va", da ‘Amico’ (1980)
- ‘I migliori anni della nostra vita’ (1995)
- "Morire qui non è da me ", da ‘Morire qui’ (1977)
- "ogni giorno racconto la favola mia", da ‘La favola mia’ (1978)
- "non mollare difendi la tua idea", da ‘La tua idea’ (1979)