Culture

La materia del suono

Domani con ‘Mater’ cento corni delle Alpi apriranno il festival Endorfine

11 settembre 2019
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Più di cento corni svizzeri in Piazza Riforma: cosa dovremmo aspettarci?

Da un punto di vista organizzativo questa massa formata da cento corni verrà costituita dai cornisti dell’Acasi, l’Associazione corno delle Alpi della Svizzera italiana, in collaborazione con altri musicisti che sono stati chiamati, tra cui cornisti provenienti da Svizzera e Italia, e musicisti alle prime armi con lo strumento. Sono perciò molto diversi i livelli con i quali stiamo lavorando.

Come far collaborare tutti questi musicisti, esperti e no?

Questa era un’idea che fin dal principio è stata alla base del progetto, perciò la partitura è stata costruita apposta per i diversi livelli, tenendo in mente le diverse voci. C’è una parte molto più strutturata che sarà quella per i cornisti più esperti e poi ci saranno dei pezzi in cui verranno chiesti solo degli effetti sonori, dove verrà per esempio chiesto solo un respiro, poi amplificato da cento corni. 

Come mai la scelta di uno strumento così particolare?

Ci sono diverse motivazioni riguardo alla scelta di questo strumento. In primis, questo lavoro verrà ospitato in prima mondiale dal Festival Endorfine – dal quale mi è stato commissionato il lavoro –, alla cui base c’è una discussione molto aperta e stimolante sul concetto d’indentità, e da un punto di vista musicale cosa connota di più la Svizzera se non il corno delle Alpi, che ne è l’emblema? Ed è proprio questo aspetto del simbolo, della tradizione, che mi interessava.

Da qui il titolo Mater, ‘madre’?

Si tratta di un insieme: Mater come madre (madrepatria) va a legarsi alla tradizione, che tuttavia non mi interessava riproporre in modo normale. Il mio interesse era di prendere la tradizione e legarla a qualcosa di più nuovo e contemporaneo, è lì che ho deciso di sperimentare in coppia con la musica elettronica, facendo convivere questi mondi.

In un altro senso però il nome Mater deriva anche da un’idea dove il suono è materia fisica, si tratta di onde sonore. Mater: materia madre, da cui noi abbiamo il compito di progredire.

Ha parlato di elettronica: come verrà unita ai corni delle Alpi?

Quella dell’elettronica – sviluppata in collaborazione con il centro di ricerca musicale di Firenze – è una parte molto importante in questo progetto: verrà organizzata una grande installazione in Piazza della Riforma, dove si andranno ad utilizzare frequenze gravissime. Mi spiego: ci saranno infrasuoni e suoni con frequenze così basse che saranno al di sotto della soglia udibile dall’uomo.

Quello che sentiremo in questo caso – e qui mi ricollego a quello che dicevo prima riguardo al nome Mater – è la forza fisica; si tratta di onde sonore di 40 metri che fanno vibrare le superfici e quindi anche il nostro corpo. La parte di elettronica copre tutto il contesto fisico di forza e liberazione sul quale poi si adagiano e dialogano i corni: è stato un lavoro di ricerca che ha richiesto più di un anno.

È giusto che ci saranno corni in più per chi fosse interessato a provare?

Sì, abbiamo una ventina di corni (fornitici dall’Acasi) che metteremo a disposizione il 13 più o meno tutto il giorno, in modo che chiunque voglia provare a suonare, anche solo da un punto di vista ludico, avrà questa possibilità.

Questi corni faranno perciò parte dell’esibizione?

Sì, c’è una parte veramente semplice dove chi vuole potrà partecipare a ‘Mater’, facendo suoni semplici ma aperti. Questo sia per far conoscere lo strumento, sia per quest’idea delle onde sonore che si propagano. Mi piaceva il concetto di una struttura che potesse propagarsi tra le persone, che fosse in grado di accogliere.

Ovviamente il tutto sotto il controllo del direttore d’orchestra Dario Garegnani. Diamo perciò quest’opportunità a chi volesse di dare un, seppur piccolo, contributo all’esperienza di ‘Mater’.

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