Culture

Andrea Camilleri è morto

Lo scrittore siciliano, papà del Commissario Montalbano, era ricoverato da settimane in seguito a un arresto cardiorespiratorio

Camilleri (Keystone)
17 luglio 2019
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Il ricovero, a metà giugno, per arresto cardio-respiratorio, settimane in rianimazione in condizioni critiche e oggi l'annuncio della morte. O meglio “la morti”, per ricorrere a quel misto di italiano e siciliano che è la cifra stilistica di Camilleri, una mistura curiosamente nata proprio in un ospedale come quello dove “s’è astutato” ieri.

Come egli stesso ha raccontato in alcune interviste, Andrea Camilleri stava assistendo in ospedale il padre Giuseppe – ispettore delle compagnie portuali che partecipò alla marcia su Roma – e decise di raccontargli, ovviamente in siciliano, una storia che avrebbe voluto pubblicare ma che non sapeva come scrivere in italiano. Fu proprio il padre morente a suggerirgli di scriverla come gliel’aveva raccontata, in siciliano. Cosa che Camilleri effettivamente fece, almeno in parte, concependo quella commisione di italiano e sicialiano tanto originale quanto di successo, sia in Italia – basti pensare a romanzi e racconti con protagonista Montalbano – sia all’estero, con innumerevoli (e non facili) traduzioni.
Al di là dell’aneddoto – al quale da bravo affabulatore doveva tenere molto –, a influire sulla decisione di Andrea Camilleri di arricchire l’italiano con le parlate locali fu certamente anche il teatro con le opere in dialetto di Carlo Goldoni e del Ruzzante. Perché fu in teatro, come regista e sceneggiatore, che Camilleri iniziò a lavorare, abbandonando la Sicilia per Roma dove studiò all’Accademia nazionale d'arte drammatica – che adesso lo annoverava tra i suoi docenti –, e dove fu tra i primi a portare le opere di Samuel Beckett e Eugène Ionesco in Italia.
Proprio l'anno scorso aveva fatto il suo ritorno in scena come attore, 70 anni dopo il suo esordio, incantando il Teatro Greco di Siracusa e il pubblico di Rai1 con le sue "Conversazioni con Tiresia", l'indovino cieco del grande mito greco. In questi giorni si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino.

“Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano” ha detto più volte. Dalle poesie al teatro alla tv Nel primo dopoguerra, parallelamente ai suoi esordi in teatro Camilleri pubblica alcuni racconti e poesie, ottenendo alcuni riconoscimenti: oltre al Premio Saint Vincent, la pubblicazione di alcune sue poesie – in italiano letterario – in una antologia curata da Giuseppe Ungaretti. Sempre in quegli anni, si iscrive al Partito comunista, cosa che – dirà lui – nel 1954 gli impedirà l’assunzione in Rai, dove comunque entrerà alcuni anni dopo occupandosi della produzione di diversi sceneggiati, tra cui ‘Le avventure di Laura Storm’ e ‘Le inchieste del commissario Maigret’ con Gino Cervi. Tra gli sceneggiati, alla fine degli anni Settanta anche ‘La mano sugli occhi’, che merita di essere ricordato semplicemente perché, per pubblicare il suo primo romanzo ‘Il corso delle cose’, ha dovuto citare il nome dell’editore nei titoli della serie. Il successo arriverà anni dopo grazie alle serie del commissario Montalbano (vedi articolo sotto) che farà di Camilleri – limitandosi alle edizioni italiane dei suoi oltre cento libri – un autore da 25 milioni di copie con l’editore Sellerio e circa 6 milioni di copie con Mondadori.

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