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Mistero moderno, la rivoluzione di Gertsch

Da oggi in mostra al Lac le enormi opere xilografiche dell'artista svizzero, in dialogo con quelle di Munch e Gaugin. Meritano di essere viste.

F. Gertsch
11 maggio 2019
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Tobia Bezzola si è lasciato sorprendere, perché un novantenne curioso e intellettualmente attivo sa essere molto più imprevedibile e originale di tante menti (in apparenza) giovani. L’arzillo vecchietto in questione è quello che il direttore del Masi considera uno dei massimi artisti svizzeri viventi, ideatore di una tecnica xilografica del tutto personale che lo rende un unicum al mondo: Franz Gertsch. In una stagione in cui il Museo d’arte della Svizzera italiana si è proposto di indagare la migliore arte svizzera di ieri e di oggi, al piano inferiore Bezzola ha voluto dunque celebrare gli imminenti 90 anni di Gertsch con una mostra dedicata alle sue xilografie monumentali, in dialogo però con una selezione di opere di due maestri del passato: Paul Gaugin e Edvard Munch.

Volevo trovare una forma che mi
permettesse un’immagine più sottile,
morbida, meno intensa rispetto
a quella dei dipinti

La «sorprendente proposta», come spiega Bezzola nell’introduzione al catalogo, è venuta dallo stesso Gertsch, che ha selezionato personalmente le incisioni su legno dei suoi due “maestri” da ospitare al Lac. Insomma, ‘Gertsch – Gaugin – Munch. Cut in wood’ risulta a tutti gli effetti curata dall’artista e dal direttore. Quest’ultimo, come ci ha confidato ieri dopo la presentazione ai media, ha pensato l’allestimento come una sorta di «piazza» – lo spazio centrale, di ampio respiro, dedicato alla «magistrale opera xilografica di Gertsch – attorniato da «quattro piccole case», le salette più raccolte che accolgono le opere di Gaugin e Munch, più intime nel loro formato ridotto. L’intento, come ci ha detto Bezzola, non era quello di offrire un «paragone immediato, ma di far risuonare le opere di questi due grandi artisti con quanto mostrato da Gertsch. Non ci sono punti di contatto evidenti, ma un’atmosfera comune, una stimmung»

Una tecnica unica, rivoluzionaria

Il risultato è in effetti interessante e, oltre all’originalità di Gertsch, permette di scoprire due precursori della contemporaneità come Gaugin e Munch in un ambito meno noto della loro produzione. Proprio in loro l’artista bernese individua due maestri della xilografia moderna, entrambi mossi dalla volontà di reinventarne la tecnica: uno fra Tahiti e la Francia, l’altro in Norvegia. Nel solco della loro sperimentazione formale, a partire dagli anni 80 Gertsch ha sviluppato il suo elaborato e rivoluzionario stile xilografico.

In breve, a partire da una sua fotografia, come spiega Bezzola, «l’artista incide sulla matrice una trama fittissima di punti che determina le zone luminose e la cui modulazione permette all’immagine di delinearsi». In seguito, da ogni matrice Gertsch trae esemplari di tonalità diverse con inchiostri da lui stesso preparati e stampati su grandi fogli di carta realizzati in Giappone. Il risultato, con le parole di Bezzola, sono «opere immersive che offrono un’esperienza visiva unica e invitano alla contemplazione».

Negli anni 80 Gertsch era da tempo noto per i suoi ritratti realisti in grande formato. A un certo punto, però, decide di chiudere con quell’esperienza, come ci ha detto ieri: «Il mio desiderio era di sperimentare la monocromia, per approdare a una tecnica che si staccasse da quanto fatto con i dipinti. Mi sono reso conto di aver raggiunto un punto oltre il quale non potevo andare. Volevo trovare una forma che mi permettesse un’immagine più sottile, morbida, meno intensa rispetto a quella dei dipinti».

Il risultato è molto suggestivo, pervaso di un indefinibile mistero che lavora sapientemente sulla relazione del visitatore con l’opera, in una costante dialettica fra fusione e distanza. Nel realismo delle xilografie di Gertsch c’è qualcosa di mistico, di impalpabile, la memoria di una forma ridotta alle sue componenti fondamentali, grazie anche a un uso del colore che tende all’essenzialità del bianco e nero. Ritratti e paesaggi si offrono alla vista come dietro un velo impercettibile che contribuisce alla loro intensità e al loro enigma.

E qui, con le parole di Bezzola, arriviamo al dialogo sotterraneo con Gaugin e Munch, con le splendide inquietudini cui danno forma attraverso il lavoro sull’incisione: «L’intreccio di malinconia ed eros, la visione mistica del paesaggio e il senso di solitudine ed estraneità dell’artista nella società e nella natura sono i tre motivi principali in cui questi tre grandi maestri della xilografia dispiegano numerosi paralleli atmosferici e associativi».

Inaugurazione oggi alle 18. La mostra resterà aperta fino al 22 settembre. Informazioni: www.masilugano.ch.

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