Culture

Terry Blue, canzoni a lento rilascio

Un 2019 di musica scadenzata per il Collettivo con dentro Leo Pusterla. Più che un album, un racconto in 12 puntate. L’episodio di marzo s’intitola ‘Drive’.

Leo Pusterla (foto Martino Keller)
30 marzo 2019
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Citando Forrest Gump, le canzoni di Leo Pusterla sono come una scatola di cioccolatini. Dal fondente al 99,9% di ‘Even if this winter’s seems to last too long’, songbook di storie di malati terminali, il 2019 di Terry Blue (collettivo con dentro Leo, Andrea Zinzi, Giuliano Ros e Matteo Mazza, gli ultimi tre nell’ordine chitarra-basso-batteria) segna il passaggio a un cioccolato meno amaro di cui sarà fatto – non prima di dicembre – il nuovo album. «Sarebbe stato complicato e forse non aveva troppo senso – spiega Leo – pubblicare un altro lavoro completo. Si è deciso per un brano al mese nel 2019 e poi, a dicembre, presentare il tutto come una sorta di album. Ma non più come concept». Se un concetto, o «discorso di fondo», resta è quello delle istantanee: «Vedo i brani come 12 cartoline. L’idea di base è di andare verso qualcosa di più cinematografico. Le definirei “immagini sonore”».

Cognomen omen

Completando la citazione iniziale con “non sai mai quello che ti capita”, l’anno di Terry Blue è cominciato con ‘Avenida Paulista’, che non è una bossa, ma un originale stato d’equilibrio aperto da accordature aperte di westcoastiana memoria, sopra un basso sempre in movimento. Se delle radici non si butta via niente (il primo dylaniano Pusterla), ora i testi virano – ‘cognomen’ omen – dalle parti della poesia. «Il brano viene da un viaggio fatto quest’estate, quando ho accompagnato mio padre Fabio a un festival di letteratura a Paraty, vicino a Rio de Janeiro. Siamo passati da San Paolo, metropoli impressionante da descrivere».

Thom Yorke la pensi come vuole

A febbraio è arrivata ‘Close and Kind’. «Sì, mi costa ammetterlo, è una canzone d’amore». Ma a noi la cosa non crea preoccupazioni, nemmeno conoscendo il perché di questa ammissione: «Thom Yorke dei Radiohead – racconta Leo – fece un discorso sulle canzoni d’amore rovinate dall’usura del commerciale, e che proprio per questo dobbiamo continuare a scriverne». Marzo è stato il mese di ‘Drive’, road song notturna che, per il momento, del disco finale sarebbe un singolo educatamente commerciale, nell’accezione (Thom Yorke la pensi come vuole) di chi è capace a scriverne. Aspettiamo aprile, dunque, per capire dove va il suono del collettivo («il batterista, le nuove influenze, le chiama soul e pop, non lontani dai miei ascolti»), in che direzione proseguirà la voce di Pusterla, che allo stato delle cose sperimenta un vibrato-vissuto del tutto personale, e dove condurranno le sue prossime storie singole. «Il bello di pubblicare così – chiude Leo – è che il prodotto evolve ogni volta in modo diverso. Abbiamo scelto di elaborare il tutto tra di noi, fino al mix. Lo definirei artigianato».

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