Culture

E' morto Bernardo Bertolucci

Il regista italiano aveva 77 anni. Vincitore di due premi Oscar per 'L'ultimo imperatore', ha firmato diversi capolavori

(foto Wikimedia Commons)
26 novembre 2018
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È morto stamattina, lunedì, nella sua casa di Roma il regista Bernardo Bertolucci. Vincitore di due Oscar nel 1988 per 'L'ultimo imperatore', aveva 77 anni ed era nato a Parma. Era malato da tempo. Il regista si è spento circondato dall'affetto dei familiari.

Tra i suoi capolavori si ricordano 'Ultimo tango a Parigi', 'Il tè nel deserto', 'Piccolo Buddha', 'Novecento' e appunto 'L'ultimo imperatore'. Proprio questo film gli valse l'Oscar come miglior regista e migliore sceneggiatura non originale. Nel 2007 gli fu conferito il Leone d'oro alla carriera alla 64/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d'oro onoraria al 64/o festival di Cannes. L'ultimo film da lui diretto è 'Io e te' del 2012, tratto dal romanzo di Nicolò Ammaniti.

Parma era tutto per Bernardo Bertolucci, primogenito del poeta Attilio, cresciuto al cinema da Pier Paolo Pasolini (ne fu aiutoregista tra il '60 e il '61) e alla poesia da suo padre, che lo incoraggio' a pubblicare la prima raccolta 'In cerca del mistero' con cui vinse nel '62 il Premio Viareggio. Nello stesso anno Bernardo debuttava come regista con 'La commare secca' da un racconto di Pasolini, conquistandosi due anni più tardi, con 'Prima della rivoluzione', la fama incontrastata di miglior autore di una nuova generazione di cineasti in cui l'ispirazione creativa va di pari passo con l'impegno civile.

Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme a Dario Argento il soggetto di 'C'era una volta il west') acquisì statura internazionale nel 1970 con due capolavori: 'Strategia del ragno' e 'Il conformista' dal racconto dell'amico Alberto Moravia. Due anni dopo scandalizzava il mondo intero con 'Ultimo tango a Parigi' (mandato al rogo in Italia nel '76 con sentenza definitiva). E nello stesso 1976 saldava la sua anima poetica, fortemente legata alla terra natale, e quella internazionale, figlia degli umori americani e del cinema inteso come prodigio meraviglioso, firmando il fluviale 'Novecento', diviso in due atti.

Dopo alcune regie minori in cui, vedi 'La luna' del '79, dedica un atto d'amore al prediletto melodramma, si trasferisce a Londra, adottato da Hollywood a cui regala la trilogia esotica, i nove Oscar de 'L'ultimo imperatore', il viaggio disperato del 'Te' nel deserto', la pace interiore del 'Piccolo Buddha'. Rientrato in Italia con rinnovato desiderio di coglierne l'inquietudine con l'occhio ormai distaccato del grande viaggiatore stava preparando un 'Novecento Atto III' destinato a concludersi alle soglie del nuovo secolo.

Cineasta sapiente, fedele ai collaboratori (dal montatore Kim Arcalli al fotografo Vittorio Storaro alla costumista Gabriella Pescucci), innamorato del bello e del lirico, Bertolucci ha piegato tutto il suo cinema al gusto del melodramma e alla fisicità della vita in cui va ricercata una pace interiore che forse coincide con la meditazione buddista.

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