Culture

'La cultura è divertente, riportiamola in strada'

Damiano Realini e la sfida di riportare i libri in tv Turné Soirée: 'La nostra ambizione è quella di far piacere i libri'

6 novembre 2018
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Mettiamola così. Agli amanti dei libri accade di vivere un dissidio interiore. Innescato non solo dai contenuti e dalla forma dei libri stessi, e dalle logiche editoriali che li determinano, ma pure dalle riflessioni sulle modalità con cui comunicarli ai (non) lettori, sempre che ne valga la pena. Volendo ancora riconoscere alla letteratura un suo spazio nel dibattito pubblico – qualunque esso sia – non dispiace l’idea che i titoli di libri appena usciti e di classici su cui tornare a misurare il presente vadano ad affollare la quotidianità di persone comuni, disposte a lasciarsi sorprendere, interrogare, scuotere, magari cambiare dalle parole di un tale di cui fino a poco prima non sapevano nulla, lontano nello spazio se non anche nel tempo. Un piccolo miracolo.

Già, ma come comunicare tutto questo? In particolare, come portarlo in televisione – tanto più in una tv generalista, in cui a differenza dei canali tematici il pubblico va ancor più conquistato – con un linguaggio in cui a essere centrale è l’immagine più che la parola?

Da Gino e Michele a Miguel de Cervantes, da Joël Dicker fino ai clochard milanesi, con tutto ciò che può starci in mezzo, ‘Turné Soirée’ il sabato sera su Rsi La 1 sembra non voglia farsi mancare niente. E ritorniamo così al dissidio da feticista del libro: pur conscio del fatto che di Michele Fazioli ce n’è uno solo ed è stato pensionato insieme al suo poco mobile tavolino pieno di volumi, chi comunica la letteratura in tv dovrebbe restare fedele alla parola oppure è lecito che provi a battere strade alternative, nell’interesse dei libri stessi?

Nell’incapacità di giungere a una risposta definitiva, per gettare uno sguardo dietro le quinte della trasmissione ci siamo rivolti a Damiano Realini, che di ‘Turné Soirée’ è il conduttore (oltre che il produttore con Mario Casella, mentre la regia è curata da Giovanni Speranza). Di certo ‘Turné Soirée’, tornata con le prime due puntate dopo l’esperimento dello scorso anno, mira a un equilibrio non proprio facile fra leggerezza e contenuti, ironia e profondità – insomma, alto e basso – facendo reagire il profilo serafico di Mariarosa Mancuso con quello comico di Pietro Ghislandi.

Dunque, iniziamo con l’osservazione critica: 25 minuti di trasmissione e una decina di libri citati. Per alcuni spettatori (lettori) potrebbero anche essere pochi...
I maestri che ci sono stati restano esemplari. Noi vogliamo cercare nuove vie, con la costruzione di servizi e con alcuni espedienti narrativi. Da parte nostra c’è lo sforzo di non precludersi niente. L’ambizione è quella di far piacere i libri, perché la letteratura è divertente. Certo, l’ironia e l’autoironia non devono andare a scapito di una certa profondità emotiva. Cerchiamo di toccare corde diverse, proviamo a dire delle cose anche attraverso le immagini, non solo a parole. Diciamo che noi vogliamo desacralizzare l’immagine della cultura: è nata in strada e lì la vogliamo riportare.

Da dove si è partiti?
Da Turné, dove abbiamo allargato il giro d’orizzonte, includendo nella trasmissione molte altre discipline culturali, riducendo lo spazio dei libri. Però, consci dell’importanza dei libri stessi, si è pensato di ideare una trasmissione ad hoc nel periodo autunnale, un po’ come un avvicinamento al Natale. Ma i libri alla Rsi vengono già trattati in radio o sul web, in tv anche al Quotidiano o al Gioco del Mondo; questa invece è una trasmissione che vuole provare un linguaggio un po’ sperimentale.

Tanto per iniziare, che cosa non volevate fare?
Ecco, spesso è importante chiarirsi proprio questo. In tv la prima esigenza è non annoiare. Raccontare i libri sullo schermo è abbastanza complicato: una volta capito che cosa raccontare, la domanda da porsi è come raccontarla. Gli spazi e i tempi della radio sono forse i più indicati per approfondire la letteratura. In tv, nel contesto del sabato sera, occorre agganciare il pubblico, trovare dei “cavalli di Troia” per vendere i libri divertendo. Il che non vuol dire abdicare all’intelligenza. Da parte della direzione c’è stato il coraggio di mettere in palinsesto la cultura in prima serata. Di solito le trasmissioni sui libri sono confinate in seconda o in terza serata, nella penombra dei palinsesti. Alla Rsi ci si crede ma – visto che l’orario è complicato, con molta concorrenza – bisogna anche trovare degli espedienti narrativi che nel limite del possibile tengano lo spettatore agganciato.

Come mettersi comodi sul piumone di un letto matrimoniale, in calzini, con Mariarosa Mancuso?
Possiamo dire che qui ci sono il pupo e la secchiona... Ad ognuno il suo ruolo. Io conduco, lei allarga lo sguardo. Anche se non fa la secchiona, anzi, ad osservarla bene si scopre che non le manca certo l’ironia...

Accanto alla strana coppia Realini-Mancuso, ci sono poi gli sketch comici di Pietro Ghislandi. Quali gli scopi, oltre all’esigenza di alleggerire?
Lui porta avanti sempre una storia parallela, con due obiettivi. Uno è proprio quello di alleggerire, l’altro sta nell’ambizione di offrire una sorta di editoriale mascherato, di sostenere una tesi. Nella puntata dedicata alle classifiche editoriali, il personaggio che gioca a bowling imbroglia, segnalando così che le classifiche possono essere proprio questo, un imbroglio; per cui è bene diffidarne. Nella puntata sui condomini, Pietro è un uomo burbero che sta sempre al cellulare e non legge mai: alla fine, ascoltando Joël Dicker dal suo spioncino, s’illumina e apre la porta alla letteratura. E scopre che unisce le persone.

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