Culture

Felici inganni

Incontriamo Adriano Tardiolo e Luca Chikovani, scelti da Alice Rohrwacher per il film 'Lazzaro felice', fiaba moderna dalle molte letture

(Adriano Tardiolo)
18 ottobre 2018
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Ci sono gli attori e ci sono i personaggi. Ma per i protagonisti di ‘Lazzaro Felice’ la distinzione sfuma e quando incontriamo, al Lux art house di Massagno per l’anteprima del film, Adriano Tardiolo e Luca Chikovani, l’impressione è proprio quella di parlare con il sognatore Lazzaro e il rampante Tancredi, i personaggi principali del film di Alice Rohrwacher, coproduzione italosvizzera (con Amka e Rsi) premiata al festival di Cannes. E del resto la regista ha voluto proprio loro, nonostante due provini definiti «disastrosi» da entrambi. Iniziamo da Lazzaro/Adriano: «Alice faceva i provini nella mia scuola, ma io non ho partecipato. Dopo ho incontrato una sua collaboratrice, Chiara Polizzi, che mi ha visto e mi ha portato da Alice… un provino un po’ strano, tempi stretti, ero impacciato: un disastro! Poi ci siamo incontrati altre volte e alla fine mi ha proposto questo ruolo». E? «Ho rifiutato: non conoscevo questo mondo, ma Alice mi ha spiegato il suo metodo di lavoro, ho conosciuto parte della troupe e alla fine ho accettato». Tancredi/Luca: «Anche il mio casting è stato strano: io sono principalmente un cantante e Chiara Polizzi mi ha visto in una pubblicità su Mtv… così lei e Alice si sono messe a guardare i miei video su YouTube e mi hanno chiamato per un provino a Roma. Ero molto pessimista, cercavo una scusa per annullare il viaggio… e il provino è andato malissimo anche per me, con Alice che ha cercato per mezz’ora di farmi leggere il copione!».

Storia di un’amicizia

E così ecco il volto di Lazzaro, contadino semplice, buono e generoso del quale tutti si approfittano; e quello di Tancredi, figlio viziato della marchesa Alfonsina De Luna (una sorprendente Nicoletta Braschi). ‘Lazzaro felice’ è la storia della loro insolita amicizia, e anche nella realtà Adriano e Luca sono diventati amici: «Ci trovavamo tutti e due in una esperienza nuova e ci siamo aiutati l’un l’altro – ha spiegato Luca –; in più io venivo da una città, mentre Adriano era di lì, per cui mi ha portato a pescare, mi insegnava la vita nella natura mentre io gli rac- contavo delle discoteche… proprio come Tancredi e Lazzaro!». Questo durante l’esperienza «molto intensa» delle riprese; adesso, aggiunge Adriano, «i vari giri per la promozione del film sono un modo per rincontrarci e stare un po’ insieme». Come attori esordienti, quali scene sono state più difficili da girare? Adriano: «Per me, il primo incontro con Tancredi al rifugio di Lazzaro: non sapevo come mostrare le emozioni di Lazzaro, forse perché ancora non le avevo capite». Luca: «Quando Lazzaro scopre che Tancredi è andato a vivere nel suo rifugio: questa scena, dove io recito l’‘Iliade’, l’abbiamo dovuta girare per due giorni perché Alice non era soddisfatta e la sera ci ha fatto lavorare nella sala prove e, per farmi capire bene il personaggio, mi ha fatto vedere il cartone animato del ‘Libro della giungla’, col serpente che ipnotizza Mowgli, perché io dovevo fare lo stesso imbambolando Lazzaro con le mie parole».

Ma ‘Lazzaro felice’ è anche una storia di inganni – quello della marchesa per sfruttare i contadini, degli emarginati costretti a truffare per sopravvivere, di tutti che sfruttano Lazzaro –, di redenzione, di generosità. Una fiaba che ha molti livelli di lettura, difficili da cogliere alla prima visione che può anche lasciare un po’ delusi. «Ancora adesso, quando lo vediamo, scopriamo cose nuove» conferma Luca/Tancredi. E qual è, secondo voi, il significato? Inizia Adriano/Lazzaro: «Secondo me è una scelta: una scelta tra la bontà e… non saprei come definirla: la disonestà, la menzogna, l’inganno. Lazzaro è la bontà, la bontà semplice che non ha bisogno di mettersi in mostra; ma noi spesso scegliamo l’altra via, quella più facile». Aggiunge Luca/Tancredi: «Molti film di Alice hanno un protagonista in cui il pubblico si immedesima, mentre qui forse ci si vorrebbe ritrovare nei panni di Lazzaro, ma non si può perché ci si rende conto che, in realtà, si è dall’altro lato, si è una delle persone che trattano male Lazzaro». E il finale «è un colpo che Alice ha voluto dare allo spettatore», ma non diciamo altro e torniamo al significato del film che, secondo Luca/Tancredi, riguarda anche la felicità: «È la semplicità dell’essere buoni, perché siamo abituati a pensare che la felicità consista nel possedere cose, nell’avere beni di lusso, ma la felicità è molto più semplice: Lazzaro è felice quando vede gli altri felici».

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