Culture

Strani quegli anni Novanta

Strange Days: venerdì prende avvio a Bellinzona il festival dedicato ai mitici anni Novanta per capire come questo decennio abbia influito sul nostro presente

11 aprile 2018
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La parola ‘mito’, e l’aggettivo ‘mitico’, da qualche decennio ormai ricorrono regolarmente nelle parlate quotidiane e nei gerghi giovanili. Se pensate agli anni Novanta, per esempio, magari vi verrà in mente la canzone degli 883 ‘Sei un mito’ molto popolare in quel periodo. E se forse la canzone non vi dice niente, avrete sicuramente in mente l’espressione, così come vi sarà familiare l’utilizzo dell’aggettivo ‘mitico’ per dare valore a una persona; un po’ come dire ‘sei grande!’ conferendo un’invidiabile aura di fugace atemporalità alla persona a cui il complimento è indirizzato.

Anche negli ambienti intellettuali, già a partire dalla fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, molti illustri studiosi quali Roland Barthes, Claude Lévi-Strauss, Jean Baudrillard, Umberto Eco e Susan Sontag hanno interrogato l’idea che il mito sia una cosa che riguarda unicamente epoche passate e società arretrate, facendoci capire come anche il presente sia un laboratorio di miti in continua evoluzione. Grazie a questa rivalutazione del mito in chiave contemporanea, la mitologia è diventata un’eccellente chiave di lettura per sondare il mood di un’epoca.

Oggi tutti riconoscono che un periodo, quando passa, prima o poi si trasforma in mitologia; grazie anche all’ormai indispensabile complicità dei mass media, che contribuiscono a creare, a diffondere e a commercializzare il mito della modernità. E pazienza se a volte può capitare che la mitologia sia un po’ démodé (sospetto legittimo per la canzone degli 883): essa non smette mai di rivelarci come eravamo, cosa siamo diventati e chi siamo ora. E an- che, forse, cosa ci riserva il futuro. Una mitologia è legata, in generale, a un insieme di fenomeni e tendenze che definiscono e danno forma a un periodo. Nel mondo che segue la caduta del Muro di Berlino, per esempio, si affermano fenomeni culturali, economici, e sociali interconnessi quali la globalizzazione, internet, e la telefonia mobile, che hanno dato avvio alla famosa rivoluzione della comunicazione e dell’informazione di cui siamo, ancora oggi, attori e spettatori. Coloro che sono diventati adulti negli anni Novanta, poi, hanno conosciuto l’evoluzione della cultura audio-visiva attraverso l’emittente Mtv. Video non stop con boyband, riff grunge, rime rap, cultura hip hop, Mtv unplugged e Beaves and Butthead si susseguivano senza interruzione nel flusso di immagini.

Se gli anni Ottanta sono ormai stabilmente entrati nell’olimpo dei decenni ‘mitici’, forse gli anni Novanta non hanno ancora compiuto pienamente questa rivoluzione simbolica. Con la consapevolezza che oggi come ieri fare cultura significa anticipare un po’ i tempi, un gruppo di operatori culturali, che fa capo alla nuova associazione culturale Invisible Lab, ha voluto creare una rassegna culturale denominata Strange Days. Un festival sui mitici anni Novanta, per cercare di capire – attraverso la riflessione, il cinema, la musica e la letteratura – come questo periodo abbia influito sul nostro presente. La rassegna è rivolta a tutti (adulti di oggi, di ieri e di domani), si svolgerà fra il 13 aprile e il 9 giugno, soprattutto a Bellinzona, coinvolgendo diversi enti culturali della città e dei dintorni fra cui: la Biblioteca cantonale, il Teatro Sociale, il Circolo del Cinema, la Libreria Casagrande, Amopa-Ticino e il Woodstock Music Pub. L’idea che funge da filo rosso è di presentare in chiave storica, interpretativa e ricreativa a seconda dei contesti, alcuni documenti, spunti di riflessione e momenti performativi relativi alla cultura e alla società degli anni Novanta, con l’intento di facilitare una riflessione su come sia cambiato il mondo negli ultimi decenni.

Il programma

Strange Days si aprirà ufficialmente venerdì prossimo, 13 aprile, alle 18 nella sala del Consiglio comunale di Bellinzona con una conferenza di Nidesh Lawtoo, ricercatore di origine mesolcinese attualmente professore presso l’Istituto di Filosofia e la Facoltà di Lettere, KU Leuven (Belgio). Lawtoo presenterà una riflessione sulla cultura degli anni Novanta intitolata ‘Cosa c’è in una generazione’ a cui farà seguito un aperitivo curato dall’artista culinaria Agnese Z’graggen.

Sabato sarà invece la volta dell’interessante evento ‘Rapper: i nuovi cantastorie. Uno sguardo sulla cultura hip hop che, offrendo delle esibizioni live alternate a degli approfondimenti tematici, ci condurrà sulle strade maestre lungo le quali il rap dagli anni Ottanta e Novanta è arrivato fino a noi. Sul palco il meglio della scena ticinese e due dei più celebri rapper italiani, Kiave e Zona Mc.

Lunedì 16 aprile alle 20.30 presso la Biblioteca cantonale di Bellinzona si parlerà invece degli anni 90 come snodo centrale per l’economia globale, con i relatori Sergio Rossi (Università di Friburgo) e Fabio Merlini (Iuffp). Per chi ama il rock con influssi synth pop, l’appuntamento è il 20 aprile presso il Woodstock Music Pub di Arbedo-Castione con i Martha’s Laundry. Sabato 21 aprile al Teatro Sociale di Bellinzona saranno invece di scena i Vomitors, storica formazione punk-rock ticinese formatasi negli anni Novanta, che presenteranno per la prima volta una selezione di loro canzoni vecchie e nuove riarrangiate in versione acustica. E se vi interessano le parlate quotidiane e informali, il 24 aprile alle 18.30 presso la Biblioteca cantonale di Bellinzona Guido Pedrojetta (Università di Friburgo) approfondirà il tema dei ‘gerghi giovanili, in Italia e in Svizzera, alle soglie del terzo millennio’.

Un ricco programma di attività che andrà avanti, come detto, fino al 9 giugno, con una media di due-tre appuntamenti alla settimana alternando, secondo una formula multimediale, conferenze, musica e cinema.

Per maggiori informazioni sulla rassegna e sul programma degli eventi: www.invisiblelab.ch.

 

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