Culture

'Papà guarda, un disco!' (il Gabbani sotto l'albero)

Francesco 'George' Gabbani
12 dicembre 2017
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Il titolo di questo articolo è liberamente tratto da uno spot tv del 1988, nel quale una famiglia italiana era in balìa di una mamma che usava il dado sbagliato. Ma un giorno arriva “il dado che sa fare il dado”, quello di un noto marchio teutonico che “arricchisce i sapori senza coprirli”. La mestizia regnante in famiglia (che contagiava anche il nonno, anziano e un po’ depresso di suo) si trasformava in gaudio: “Papà guarda, un pollo!”, gridava il bimbo, accortosi che quel pollo, dapprima raffigurato come un inerte solido a più facce riconducibili al dado, aveva finalmente una sua dignità d’arrosto.

Veniamo al tema centrale di questa dissertazione sul dado e a Francesco Gabbani, così da dare un senso a tutto. Dopo avere ascoltato “Amen”, folgorati sulla via di Sanremo, ci eravamo chiesti se il buon Francesco sarebbe stato capace di ripetersi. Dopo avere ascoltato “Occidentali’s Karma”, folgorati l’anno dopo sulla stessa via, ci eravamo chiesti se il sempre buon Francesco sarebbe stato ulteriormente capace di ripetersi. Dopo avere ascoltato “Tra le granite e le granate”, folgorati sotto l’ombrellone, ci eravamo chiesti se il buonissimo Francesco sarebbe andato oltre. Dopo avere ascoltato “Pachidermi e pappagalli”, potevamo pure ritenerci soddisfatti.

E invece, tra le 9 tracce dell’album ‘Magellano’, arriva per Natale quella preziosa pietruzza chiamata “La mia versione dei ricordi”, che farebbe la fortuna di chiunque se Francesco scrivesse ancora per altri. Il videoclip è più che una citazione di ‘Last Christmas’ degli Wham. È il remake in toto del grande successo natalizio del fu George Michael, girato nel 1984 a Saas-Fee nel Canton Vallese. Per il Gabbani sotto l’albero, invece, si sono scelte le località di San Cassiano e Armentarola, entrambe in Val Badia. In verità, su ‘Magellano’ ci sarebbe pure un altro inno non meno riuscito, intitolato “A moment of silence”. Per Pasqua?

Concludendo. Una volta il buon album era quello che di buono aveva almeno una facciata. Ora le facciate non ci sono più, ma il concetto resta. Cosa c’entra il Gabbani con il dado tedesco? ‘Magellano’ ha il condimento giusto. È morbido, ruspante, saporito, vero. Possiamo metterci a tavola col sorriso, certi che tutta la famiglia gradirà. Nonno compreso.

P.s. Forse il paragone con lo spot televisivo è un po’ terra terra, ma tutte le migliori metafore, i paragoni più calzanti, le citazioni più colte e commestibili stanno nei testi di Fabio Ilacqua. Valeva la pena mettersi in competizione?

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