Culture

De Gregori tutto 'Anema e core'

26 ottobre 2017
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Mocassino bianco, informale t-shirt nera e jeans. Filiforme, via il cappello per questo tour, la stempiatura alta (molto alta) e l'occhiale nero gli conferiscono sembianze a metà tra Steve Jobs e Ludovico Einaudi, e per la capacità di visione sulle cose terrene, la montatura pende dalla parte del primo. Per intercessione di GC Events, l'europeo De Gregori arriva al Palacongressi – via Bataclan – dallo Shepherd's Bush di Londra, passaggio obbligato del songwriting a stelle e strisce che transita per il Vecchio Continente.

Senza fronzoli

Per cominciare, due pezzi da 'Pezzi', album che sta dentro ai cesti di MediaMarkt in offerta speciale, e a noi – disposti a ri-pagarlo anche 40 franchi – vederlo a 2,95 insieme ai grandi successi di Pupo fa male al cuore. Apre ‘Numeri da scaricare’. Il suono è scarno, non c'è l’ombra di un batterista. Il quartetto Guglielminetti-Gaudiello-Giovenchi-Valle ha basso, chitarre, una slide e un pianoforte portatile (o “sulla spalla”, direbbe il concittadino Antonello).  I fronzoli sono solo ad uso e consumo della poesia, quella con la quale si può chiamare un reduce senza una gamba a spasso per la Ville Lumière ‘Gambadilegno a Parigi’.


‘Né le più famose, né le più ritmiche’

Il «non suoneremo né le più famose, né le più ritmiche», in tempi di Platinum Collection, viene accolto come una liberazione. ‘Buenos Aires’, ‘Due zingari’, poi lampi d'attualità su 'Il cuoco di Salò' (da 'Amore nel pomeriggio', 2001, che dal palco viene annunicata come «la storia di uno che può dare da mangiare a tutti, interisti, milanisti, romanisti, laziali... ecco, a quelli un po' meno»).

Uno che si chiama Dylan

«Conoscete uno che si chiama Dylan?», chiede il cantante. E annuncia «la canzone più triste dello spettacolo», che sarebbe ‘Non è buio ancora’ (‘Not dark yet’, su Amore e furto’). Scorrono ‘Sempre e per sempre’, ‘Caterina’, ‘I matti’, ‘Cose’. Con ‘Titanic’, l’artista inizia a farti credere che ‘La storia’, questa sera, davvero “siamo noi”. Di ‘Generale’, Dylan dovrebbe farci la versione in lingua inglese; 'Buonanotte fiorellino’ torna al suo valzer originario, ‘Rimmel’ sta dov'è sempre stata, lì dove stanno Nino e il suo pallone, Celestino e l’Africa, l’Italia “che resiste” e ‘La donna cannone’ che non ha smesso di volare (e al Palacongressi, “l'applauso del pubblico pagante” è realtà udibile).


Omaggio a Dalla

Prima del bis, l'omaggio al Dalla di '4 marzo 1943'. Su 'Alice' il canto è libero, come il ballo su 'Falso movimento'. E anche a queste latitudini – forse ancor più qui, terra d'italiani partiti tanto tempo fa – De Gregori attinge dal repertorio napoletano (“tradizione straordinaria”) per donarsi così, insieme alla moglie Alessandra, ‘Anema e core’.

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