Culture

Stasera a Biasca si scopre l'indagine di Delia Fischer

6 settembre 2017
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Scrivere un giallo «è una cosa che ho sempre voluto fare», racconta Monica Piffaretti. Un sogno finalmente uscito dal cassetto e che ha raggiunto le librerie ticinesi con il titolo ‘Rossa è la neve. Delia Fischer indaga’ (Salvioni edizioni) e che sarà presentato, questa sera alle 20.30, a Bibliomedia a Biasca. L’autrice sarà a colloquio con Fabrizio Quadranti (direttore di Tutti i colori del giallo), mentre il musicologo Danilo Boggini, alla fisarmonica, proporrà una colonna sonora ispirata al romanzo.

«Sono una lettrice di gialli, ma non onnivora: alcuni, quelli solo “tecnici”, non mi piacciono, ci deve essere qualcosa in più del delitto da indagare». Per ‘Rossa è la neve’, questo “qualcosa in più”, che circonda un misterioso omicidio sul quale far luce, «è certamente la componente storica: sono appassionata di storia, e in questo giallo abbiamo un capitolo, duro e vergognoso, della storia svizzera importante e attuale, quello dei bambini ricollocati». Oltre allo sfondo storico, c’è poi la dimensione geografica: il giallo è ambientato tra Ticino e Grigioni, con la protagonista che ha base a Bellinzona. È, insomma, «un giallo di casa nostra, del nostro Paese».

Affrontare un tema delicato come l’affidamento, deciso dallo Stato, di bambini e giovani a privati o a istituti dove spesso subivano abusi ha richiesto un importante lavoro di ricerca: «Mi sono letta diversi dossier, ho visto filmati, partecipato a conferenze… tutte cose che lasci entrare dentro, e ti lasciano qualcosa, una maggiore sensibilità al tema: ci sono anch’io, in questo libro, mi ci sono immersa». Un lavoro lungo: «Ho iniziato a scrivere almeno tre anni fa, una prima versione che poi è stata completamente riscritta e capovolta, e nel frattempo ho scritto altro». Ma l’idea di scrivere un romanzo su questo argomento è precedente, risale forse a cinque anni fa, conclude Piffaretti.

Un lavoro di ricerca importante, quindi, per certi versi giornalistico. E qui, alla scrittrice e giornalista, chiediamo quale è il confine, quali sono le differenze, se ci sono, tra questi due mondi. «Ci sono, le differenze: essere scrittore significa avere uno spazio di libertà grandissimo». E se anche nel giornalismo c’è creatività, «nella letteratura ce n’è molta di più, perché ti permette di andare oltre la realtà: un giornalista, quando scrive, cerca l’oggettività, mentre uno scrittore può creare, può plasmare». Insomma, il giornalista deve seguire le regole deontologiche della professione, regole che non si applicano allo «spazio di libertà personale dello scrittore». Senza dimenticare «che il pubblico è diverso: chi legge un giornale vuole informarsi, mentre chi legge un romanzo vuole qualcos’altro, vuole passare un momento bello e interessante e lo cerca nelle tue pagine».

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