Culture

Di visionarie sperimentazioni

Enzo Cucchi
9 giugno 2017
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I capelli grigi tirati indietro danno slancio a una figura longilinea, grafica diremmo, in completo giacca e pantalone bianco panna, dolcevita e scarpe neri. Un ‘Corriere della Sera’ sottobraccio. Un certo grafismo anche nella persona. La voce, dal timbro basso, pacata e cadenzata dice: «Il teschio è simbolo della morte, che è la cosa che meglio conosciamo e ciò ci dà grande sollievo». Così Enzo Cucchi risponde alla domanda sul perché nelle sue opere torni spesso l’elemento del teschio, quasi imprescindibile, indipendente dal soggetto. Il teschio non è né “memento mori” né “vanitas”, quanto piuttosto un invito a non perdere tempo, a non soffermarsi sui suoi pezzi d’arte, che inevitabilmente, però, catturano lo sguardo e interrogano.

Pezzi d’arte grafica riuniti per la prima volta dal m.a.x. museo di Chiasso allo Spazio Officina nella mostra “Enzo Cucchi. Cinquant’anni di grafica d’artista”, co-curata dal figlio Alessandro Cucchi e dalla direttrice del museo Nicoletta Ossanna Cavadini (in calce all’articolo, le informazioni inerenti all’esposizione*), presentata ieri, con la presenza dell’artista.

Enzo Cucchi è artista marchigiano nato nel 1949 a Morro d’Alba (nell’Anconetano), considerato uno degli esponenti più visionari della transavanguardia italiana. Questa corrente, nata negli anni Settanta, è germinata in contrasto ai movimenti d’arte concettuale, ponendosi come punto di transizione e superamento del linguaggio astratto e concettuale, con un ritorno a materiali e tecniche tradizionali, così come alla figurazione.

Artista eclettico Enzo Cucchi, nelle cui opere (una produzione copiosa) ben si ritrova la varietà di media e tecniche tradizionali: dalla scultura alla pittura, senza dimenticare i libri d’artista, le opere grafiche, le stampe... Tutto il corpus ha nel “segno” il suo peso specifico. La contaminazione di generi e materiali per realizzare opere dai soggetti più svariati con un apparato iconologico che spazia, potremmo riassumere, dal sacro al profano, dove ricorrono teschi, profili di paesaggi, figurine antropomorfe e zoomorfe, uomini e donne... che sono eco di una vita quotidiana popolare e arcaica, cui la transavanguardia si ispirava, tendendo all’elemento emozionale profondo. Il lavoro di Cucchi, continuo sperimentare, propende verso la ricerca di nuovi segni e nuova metodologia dell’immagine, con continue incursioni nei luoghi culturali ed emotivi.
Nella sua lunga produzione, dagli anni 70 a oggi, passando per le opere più articolate degli anni 80 e 90, Cucchi ha anche collaborato con diversi suoi colleghi come Arnaldo Pomodoro, Michelangelo Pistoletto, fra gli altri. Il lavoro dell’artista marchigiano culmina con la realizzazione della decorazione della Chiesa Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro, progettata da Mario Botta.
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