Culture

Plasticità di un sogno

15 giugno 2015
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Insieme a Pierino Ghisla abbiamo visitato il secondo allestimento della Ghisla Art Collection a Locarno

Fra incanto e provocazione, una splendida raccolta di arte moderna e contemporanea, in dialogo con l’osservatore. Perché siamo anche noi a fare l’opera.

Sovente sono due, tre voci a frullarmi in testa quando mi trovo immersa in luoghi d’arte: quella più eloquente è l’antitetica “ineffabile”; cioè (e molto semplicisticamente) l’insufficienza delle parole nel loro compito descrittivo. Il secondo vocabolo è “osmosi”, grazie al quale ricordo una frase di Marcel Duchamp, citata da Pierino Ghisla, che suggerisce le dinamiche dell’arte i cui confini sono l’artista e l’osservatore, che gode dell’espressione artistica elaborandola, unendovi emozioni ed esperienze proprie. Diceva Duchamp: “È l’osservatore che fa l’opera d’arte”. Senza presunzione, aggiungerei un “anche”. Infatti, si crea, fra opera d’arte e osservatore, un rapporto osmotico: entrambi “s’influenzano” a vicenda ricreando sempre nuove prospettive ed è ciò che caratterizza, da 30 anni, il rapporto di Pierino e Martine Ghisla con la loro collezione. Preambolo esaurito, passiamo alla concretezza. Dopo il “Piacere dell’arte”, primo atto dell’opera di condivisione della Fondazione Ghisla Art Collection, da fine marzo (a fine dicembre) si è dato avvio al secondo: ‘Tra provocazione e incanto’, nuovo allestimento nella pancia del cubo rosso in via Ciseri 3 a Locarno. Sulla soglia – della casa dove convivono Picasso, Miró, Magritte, Basquiat e molti altri artisti che hanno fatto e fanno arte, dagli anni 40 a oggi –, mi attende Pierino Ghisla per una visita guidata. Pierino mi confida subito di essere molto soddisfatto della passata esposizione: «È andata molto bene! Nonostante la nostra sia una fondazione neonata, le aspettative sono state ampiamente superate». Uno dei valori aggiunti di una visita alla Ghisla è la possibilità di essere accompagnati da Pierino e ascoltare gli aneddoti che legano lui e Martine – la loro storia – alle opere. E numerose sono le richieste di questo tipo fatte da visitatori, sia ticinesi sia svizzeri, che Pierino esaudisce molto volentieri, «amando il contatto con la gente». Una settantina di opere di arte moderna e contemporanea ci attende; l’allestimento non è fortuito, come spiega Pierino, ma è frutto di una riflessione che ha la volontà di creare assonanze o dissonanze fra le opere, affinché nascano dialoghi e dibattiti, suscitino incanto o provocazione, proprio com’è successo ai coniugi quando le hanno scoperte.
Piacere estetico, ma non solo Intrattenuta dall’istrionico padrone di casa, sala dopo sala, i miei occhi rimbalzano dall’informale al concettuale, dall’astrattismo allo spazialismo, alla pop art. Vedo Christo e Jeanne-Claude (che chiese a Pierino di pulirsi meglio le scarpe prima di entrare in casa loro); Mathieu, Guzman e la sua imponente ‘Tombe pour un général’, scultura che ha affascinato molto Pierino. E poi Botero (con cui i coniugi hanno desinato), la surrealista Fini, Miró, Picasso; Fontana, le tele estroflesse di Castellani e Bonalumi. E poi ancora l’affezionata Drai con il suo etereo bronzo bianco con cui crea sculture spettrali. A compendio, accanto ai consueti divanetti dove cristallizzare la contemplazione, il visitatore trova utili monografie sugli artisti esposti. Dalle parole di Pierino, s’intuisce che in gran parte sono opere d’incanto, che hanno stregato i coniugi per matericità, estetica e poesia. Curiosa, mi chiedo quali siano le opere di provocazione… Ci troviamo davanti all’ottava sala che, per l’occasione, è limitata da un tendone: «Lo abbiamo messo perché al di là c’è una serie di fotografie piuttosto provocatorie» anticipa Pierino. La tenda ha duplice significato, da un lato è protezione, mentre dall’altro (anche iconograficamente) è elemento voyeuristico: scostandola, ecco gli scatti dove il nudo è soggetto quasi preponderante. Estetico, plastico ed erotico quello di Mapplethorpe; dissacratorio, antierotico e crudo quello di LaChapelle e Rheims. Le fotografie di questi ultimi (“The Kingdom Come” e “Causes perdues”) hanno suscitato forte dibattito in Martine e Pierino, che speravano contagiasse anche i visitatori: «Purtroppo, finora, non è stato così» commenta sorpreso. È complesso rendere a parole quanto visto e non solo. Sala dopo sala, si propone al visitatore un appassionante percorso nell’arte moderna e contemporanea fra grandi artisti ed emergenti, insaporito dalla storia personale dei due collezionisti e dal dialogo che può nascere con loro durante la visita. Lo scambio apre un mondo di molteplici interpretazioni, poiché ognuno, osservando con la “propria lente”, dà chiavi di lettura sempre differenti che, se condivise, arricchiscono le opere (www.ghisla-art.ch).

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