Lo scrive il governo in risposta alle domande di Isabella (Centro), che però non è soddisfatto: ‘Non forniti dati esaustivi sui lavoratori indipendenti’
Dieci delle ventitré richieste di aiuto, per un importo globale di quasi 400mila franchi, preavvisate dalla Commissione indipendente per il coordinamento delle donazioni raccolte dalla Catena della solidarietà sono destinate a piccole e medie imprese. È il dato che emerge dalla risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione inoltrata il 19 luglio dello scorso anno, una ventina di giorni dopo il nubifragio in Alta Vallemaggia, dal deputato del Centro Claudio Isabella. Il granconsigliere aveva sollecitato il governo in particolare per quanto concerne i lavoratori indipendenti e le persone con ‘potere decisionale’.
“Le aziende attive e presenti in Vallemaggia – scriveva in luglio Isabella – possono richiedere le indennità per lavoro ridotto, a condizione che non siano già assicurate privatamente. Queste indennità coprono l’80% della perdita di guadagno assicurata, ma sono valide solamente per i collaboratori. Tuttavia va notato che alcune categorie non hanno diritto a queste indennità”. Ovvero, precisava il centrista, “il coniuge o il partner registrato del datore di lavoro occupato nell’azienda di quest’ultimo”, ma anche “i lavoratori che, in qualità di membri del Consiglio di amministrazione di una Sa, soci di una Sagl compartecipi finanziari o membri di un organo dirigente dell’azienda, prendono parte alle decisioni aziendali o possono esercitarvi un influsso considerevole, come pure i loro coniugi o i loro partner registrati occupati nell’azienda. Questo significa che gli indipendenti, i datori di lavoro e i loro parenti non possono beneficiare delle indennità per lavoro ridotto”.
Tornando alla risposta a Isabella, il Consiglio di Stato ricorda come la Catena della solidarietà abbia nel periodo successivo alla catastrofe raccolto “oltre 13 milioni di franchi destinati ad aiutare privati e piccole e medie aziende toccate dagli eventi alluvionali in Vallese, Mesolcina e Alta Vallemaggia”. In quest’ottica, il 7 agosto scorso il governo aveva istituito una Commissione indipendente per il coordinamento delle donazioni raccolte. Commissione che, considerata l’entità dei fondi e tenuto conto della richiesta della Catena della solidarietà di creare una struttura organizzativa indipendente dai gremi comunali e politici, si è poi occupata di esaminare ed eventualmente concedere le richieste di aiuto.
Isabella non è però soddisfatto delle risposte ricevute, in quanto, «oltre all’estremo ritardo nella risposta in particolare in un momento così difficile», vi vede per certi versi un rimpallo delle responsabilità. «Viene innanzitutto fatto riferimento – spiega da noi raggiunto il ‘parlamentare’ del Centro – all’interpellanza del deputato democentrista Alain Bühler a cui il governo ha risposto in aula il 21 gennaio. Atto parlamentare che però poneva quesiti di natura più generale, mentre la mia interpellanza si concentrava sui lavoratori indipendenti e le imprese a carattere familiare». Non solo. «Il fatto che il Consiglio di Stato rimetta alla Commissione ad hoc la responsabilità di gestire gli aiuti – aggiunge – non giustifica che non siano stati forniti dati e informazioni sulla situazione delle persone citate nell’interrogazione». E rileva: «Ben venga l’istituzione del Comitato ad hoc, però questi lavoratori sono potenzialmente rimasti fuori dagli aiuti e non abbiamo neanche ricevuto una seria risposta in merito. Ne sappiamo quanto prima».
Come detto, a rischiare di non beneficiare delle indennità per lavoro ridotto, anche i familiari diretti dei datori di lavoro. “Nelle Valli – evidenziava infatti in luglio Isabella – non ci sono grandi aziende che impiegano un gran numero di lavoratori. La maggior parte delle attività economiche sono piccole imprese familiari: falegnami, agricoltori, pittori, negozi, bar, ristoranti e parrucchieri. Queste sono società con diverse forme giuridiche, come l’impresa individuale o la società a garanzia limitata, dove il datore di lavoro è spesso anche un lavoratore. I datori di lavoro o i loro familiari rischiano quindi di trovarsi senza attività o con un’attività ridotta, magari senza auto, senza casa e, purtroppo, anche senza salario”. In merito, commenta quindi, «in una situazione straordinaria come questa, ci aspettiamo dal nostro Cantone una reazione immediata e degli aiuti eccezionali mirati». A ogni modo, precisa infine, «da ulteriori approfondimenti, abbiamo scoperto che alcuni di questi professionisti sono stati aiutati, ma solo grazie alle donazioni dei ticinesi».