Dieci richieste per migliorarne le condizioni di vita: il Gran Consiglio si è arenato su una petizione. Se ne riparlerà alla prossima sessione
È un Gran Consiglio spaccato esattamente in due quello che si è espresso su dieci richieste puntuali volte a migliorare le condizioni di vita e di integrazione delle persone sottoposte alla Legge sull’asilo stazionate in Ticino. E data la parità, la decisione è rinviata alla prossima seduta in cui è prevista una nuova votazione. Presentate tre anni fa con una petizione sottoscritta da 12 associazioni e numerosi cittadini, le proposte avevano già diviso la Commissione Costituzione e leggi che ha portato sui banchi del parlamento due rapporti. Quello di maggioranza – relatore Andrea Censi (Lega) –, considerando come la petizione chiedesse interventi di competenza governativa, proponeva di rinviarla direttamente al Consiglio di Stato. Proposta bocciata dal plenum (39 a 35) che si è dunque espresso sul rapporto di minoranza – relatore Carlo Lepori (Ps) – il quale pur riconoscendo la competenza del Consiglio di Stato, riteneva doveroso esaminare le richieste della petizione e concludere con indicazioni chiare a destinazione del governo sulle soluzioni auspicate. Esito della votazione: 36 a 36, col conseguente rinvio del dossier alla sessione di dicembre.
Le dieci richieste sono state ripercorse in aula da Carlo Lepori. Al primo posto figura la chiusura immediata del bunker di Camorino, nel frattempo già attuata lo scorso maggio con le persone alloggiate in condizioni ritenute da più fronti «inaccettabili e disumane» spostate in una pensione di Bodio. Situazione che «sembra ora risolta», ha concesso Lepori, richiamando però l’attenzione sul fatto che un nuovo Centro polifunzionale sorgerà sopra lo stesso impianto della Protezione civile, motivo per cui secondo il deputato socialista bisogna vigilare perché situazioni di estremo disagio non si ripetano. Nei punti successivi le richieste al governo sono di un impegno esplicito per risolvere i problemi di sovraffollamento esistenti e di evitarli in futuro in tutti centri; di attivarsi per trovare soluzioni di accoglienza privata per tutti i rifugiati, in linea con la positiva esperienza fatta con i profughi ucraini; di sfruttare al massimo le possibilità di attività lucrative e volontarie. E poi di applicare per le condizioni di alloggio, abbigliamento e sussistenza i criteri minimi previsti dalla Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale; di rispettare il diritto di visita permettendo il libero accesso nei centri per rifugiati a medici, infermieri, assistenti sociali e avvocati; di applicare le medesime condizioni di vita per tutti rifugiati indipendentemente dal loro statuto giuridico; di istituire un servizio di ispettorato riguardante le condizioni di vita dei profughi. Gli ultimi due punti chiedono di garantire a tutti rifugiati un’assistenza medica e psicologica adeguata per l’elaborazione dei traumi e che il Cantone esiga dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) piani di esecuzione dell’allontanamento che rispettino la dignità delle persone, evitando interventi notturni, nonché rispettando i diritti dei fanciulli col divieto di espulsione dei minorenni e dei famigliari che li accompagnano.
Definendo la proposta della maggioranza commissionale «un comodo scrupolo formale» Lepori ha commentato: «Va bene la separazione dei poteri, ma c’è anche il ruolo di alta sorveglianza del parlamento da prendere sul serio. Penso che possiamo esprimerci sul tema e che il governo debba tenerne conto». Su una simile lunghezza d’onda Roberta Passardi, che ha espresso l’adesione al rapporto di minoranza del gruppo Plr. Da una parte, ha detto, «alcuni punti della petizione richiedono interventi legislativi, quindi sono di competenza di questo parlamento». Dall’altra, in merito ai contenuti, ha sostenuto che «non possono esserci rifugiati di serie A e B. Se sono persone oneste e rispettose della legge devono poter accedere a trattamenti adeguati. Sostenere il rapporto di minoranza – ha valutato – è un atto politico forte che qualifica lo spirito di accoglienza e solidarietà del Ticino». Pure Matteo Pronzini (Mps) ha denunciato la disparità di trattamento tra «rifugiati di classe A, come gli ucraini, a cui giustamente sono stati concessi ampi diritti, e quelli di classe B che continuano ad averne di minimi. Seguire le richieste della petizione è un atto dovuto per qualsiasi persona che ha un briciolo di coscienza».
Di tutt’altro avviso la leghista Sabrina Aldi, che oltre a richiamare alla distinzione delle competenze tra parlamento e governo, ha manifestato contrarietà anche rispetto agli auspici presentati. «Dal nostro punto di vista è stato fatto un gran miscuglio. Si parla di richiedenti l’asilo in generale senza fare il distinguo tra quelli che lo sono e quelli che non hanno più questo statuto in quanto la loro domanda di asilo è stata negata». Il riferimento è alle persone nei cui confronti è stata emessa una decisione di non entrata nel merito (Nem) che fino a maggio erano ospitate a Camorino. «Dà fastidio – ha detto Aldi – che si veicoli l’immagine di un Cantone menefreghista. I contributi finanziari che pesano sulle spalle di tutti i cittadini ticinesi ci sembrano ampiamente sufficienti». Anche per Sabrina Gendotti (il Centro/Ppd) la competenza sarebbe esclusivamente del Consiglio di Stato e, pur sottolineando che «la tematica dei richiedenti l’asilo e la loro collocazione merita la giusta attenzione», riferendosi all’aumento della pressione migratoria già in atto, ha osservato che «i centri di registrazione si stanno adoperando per aumentare le capacità. Questo dimostra che la Confederazione, principale competente nell’ambito, sta monitorando la situazione e ci sta lavorando».
E anche il Cantone starebbe già ampiamente facendo i compiti, a detta del direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa che, invitando a sostenere il rapporto di maggioranza, ha commentato uno a uno i dieci punti cercando di portare «elementi concreti sul fatto che si sta lavorando» e ha proposto una carrellata su quelli che ha definito i «molti progressi e sforzi fatti negli anni per questo settore». Infine ha voluto «rendere consapevoli» che in particolar modo la richiesta di allineare le prestazioni per gli aiuti sociali delle persone richiedenti l’asilo avrebbe per le casse dello Stato «un impatto finanziario importante»