Ticino

Formare la polizia per verificare gli incidenti sul lavoro

Una mozione interpartitica chiede al Consiglio di Stato la preparazione di agenti in grado di intervenire prontamente e mettere in sicurezza le prove

(Ti-Press)
22 settembre 2021
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Formare un team di agenti di polizia in grado di intervenire in modo tempestivo e professionale ovunque avvengano incidenti sul lavoro, per verificare subito il rispetto delle norme di sicurezza, proteggere le prove e aiutare dunque le indagini su eventuali responsabilità. Lo chiede una mozione firmata dai tre granconsiglieri Fabrizio Sirica (Ps, primo firmatario), Marco Noi (Verdi) e Fabio Käppeli (Plr).

La mozione sollecita il Consiglio di Stato prendendo spunto da una recente puntata della trasmissione Rsi ‘Falò’, con una doverosa premessa: “Va innanzitutto contestato il concetto di morte ‘bianca’, così generalmente denominata per intendere che i decessi sul lavoro non siano colpa di nessuno, bensì causati da fatalità. Esso è un termine inaccettabile. Se tutte le regole e i protocolli di sicurezza fossero sempre applicati, la maggior parte di queste morti sarebbe evitata”. E ancora: “Se da un lato occorre rafforzare la prevenzione, i controlli e dare la possibilità ai lavoratori di poter fermare i lavori senza temere per il proprio posto di lavoro, in questo atto parlamentare ci si concentra su ciò che avviene dopo l’incidente, al momento di rilevare sul luogo cosa è avvenuto in maniera il più professionale, precisa e puntuale possibile”.

E qui, stando alla mozione, emergono le lacune delle attuali operazioni di polizia nel “preservare la zona dell’incidente per far in modo che vengano rilevate tutte le prove che consentono di avere sufficienti elementi per l’indagine. Ad esempio, nella situazione descritta (dal servizio televisivo, ndr) il mancato intervento di ‘protezione delle prove’ da parte della polizia ha comportato che la barriera del ponteggio, – la quale non ha trattenuto l’operaio facendogli quasi perdere la vita – non fosse più presente sul posto, rimossa da qualcuno; ciò che non ha dunque permesso di accertare se fosse a norma e nemmeno chi l’abbia rimossa. Risultato: senza sufficienti elementi per accertare i fatti viene emesso un decreto d’abbandono”. Un problema sollevato anche dalla sentenza sul caso. Non si tratta d’altronde dell’unica occasione nella quale la magistratura ha bacchettato gli agenti per aver compromesso lo svolgimento delle successive inchieste. I granconsiglieri ricordano anche l’incidente fatale che nel 2010, nel cantiere di AlpTransit presso Sigirino, costò la vita all’operaio 54enne calabrese Pietro Mirabelli. Nel corso del processo che ne seguì il presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani notò amaramente che: “La polizia ha dato il peggio di sé. Ha subito dato per scontato che si trattasse di una tragica fatalità. (...) Non si fa così davanti alla morte di una persona”.

I firmatari precisano comunque che “questo atto parlamentare non vuole criticare l’operato della polizia o del pubblico ministero, bensì metterli in condizione, dotandoli di specifiche competenze, di dare il meglio”.

Infine la richiesta al Consiglio di Stato: “Attivarsi per rendere concreti gli auspici sopraesposti, e quindi, affinché la Polizia cantonale formi adeguatamente un effettivo di agenti sufficiente per intervenire in ogni regione e in qualsiasi momento nell’ambito di inchieste relative a incidenti sul lavoro, sin dai primi istanti”.

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