Ticino

Caso Rey, in appello la pena si riduce a una pena pecuniaria

La Corte di appello e di revisione penale ha parzialmente accolto il ricorso dei legali Rossi e Galfetti: dagli otto mesi in primo grado a 11'550 franchi di multa

Ti-Press
20 luglio 2020
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La Corte di appello e di revisione penale ha accolto parzialmente il ricorso del dottor Piercarlo Rey contro la sentenza di primo grado con cui, il 21 settembre 2018, la Corte delle Assise correzionali Lugano presieduta dal giudice Amos Pagnamenta lo aveva condannato a otto mesi di detenzione sospesi per due anni. Con sentenza del 9 luglio 2020, intimata oggi, la Carp ha dato quindi parziale seguito al ricorso inoltrato il 5 dicembre 2018 "ridimensionando notevolmente la vicenda", scrivono in una nota gli avvocati Tuto Rossi e Renzo Galfetti, patrocinatori del dottor Rey. Che aggiungono: "La Corte di appello ha dapprima riconosciuto che 'il dott. med. Piercarlo Rey è un professionista noto, stimato e capace' (pag. 56), per poi ridurre la condanna a una semplice pena pecuniaria di 11'550 franchi sospesa condizionalmente".

Rossi e Galfetti scrivono che con questa decisione "vengono così riconosciuti i 30 anni di attività ineccepibile e ad altissimo livello del dott. med. Piercarlo Rey, uno dei pochi ginecologi con specializzazione in oncoplastica che può vantare il cantone. Pronunciando una pena così lieve, la Corte d’appello ha d’altra parte implicitamente ammesso che la responsabilità del tragico errore medico non può essere attribuita al solo chirurgo in un contesto che vede la presenza di numerosi medici e specialisti all’interno del blocco operatorio". Il dottor Rey, lo ricordiamo, l’8 luglio 2014, in una sala operatoria della clinica Sant’Anna di Sorengo, asportò i seni – per un errore di identità – alla paziente sbagliata, una donna allora 63enne. Nel 2017 il procuratore pubblico Paolo Bordoli condannò il chirurgo per lesioni colpose gravi e falsità in documenti. Il medico, difeso dai legali Rossi e Galfetti, impugnò il decreto di accusa dichiarandosi innocente e chiedendo di approfondire eventuali co-responsabilità della clinica. Dopo la sentenza della Carp il pp Pablo Fäh, che ha ereditato il caso da Bordoli, ha facoltà di ricorrere al Tribunale federale.

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