Ticino

In Ticino lo sfitto non si ferma, Venuti (Asi): 'Preoccupante'

Un recente studio rileva che il nostro sia il cantone con la maggior eccedenza di offerta nell'immobiliare, per gli inquilini occorre approfondire i motivi

13 luglio 2020
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Il Ticino è il cantone con la maggiore eccedenza di offerta nel mercato immobiliare. Tradotto: lo sfitto galoppa, sempre più. Lo mette nero su bianco l’Ufficio federale delle abitazioni in un suo studio pubblicato pochi giorni fa, annotando che “le famiglie straniere in arrivo non contribuiscono più a sorreggere la domanda nella maniera auspicata”. «Effettivamente da noi c’è un eccesso di offerta immobiliare, ma è una definizione generica. Sarebbe interessante capire il tipo di offerta, distinguere tra vendita e locazione, se i luoghi dove si trovano gli alloggi sono interessanti o scomodi, se sono case vecchie o nuove» commenta il presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini - Sezione Ticino Adriano Venuti.

Insomma, il numero di alloggi sfitti non parla da solo.

Esatto, non è solo la grande disponibilità di appartamenti che bisogna prendere in considerazione, ma le loro condizioni, il loro prezzo, dove si trovano. Guardando il mercato in questo momento è evidente che ora gli appartamenti sono più piccoli. Se una famiglia ha due o tre figli, pensando anche a questi mesi di quarantena, chi è in affitto e vive in una palazzina vive sicuramente peggio. Si tende a mettere sul mercato appartamenti moderni, con molte comodità, però piuttosto che avere le tapparelle elettriche è preferibile qualche metro quadrato in più.

Quali sono oggi le maggiori preoccupazioni degli inquilini?

Se pensiamo agli inquilini commerciali il problema è quello di coprire le pigioni di due mesi di attività ferme, siamo in attesa che il parlamento federale adotti una soluzione ma non è detto che lo faccia. Le famiglie, con il lavoro ridotto, si sono viste ridurre il potere d’acquisto del 20% o più ma le pigioni e i premi di cassa malati sono rimasti allo stesso prezzo. Sarà difficile far fronte a questi mesi. Sarebbe bello che le pigioni scendessero e c’è la possibilità, attraverso il tasso di riferimento, che ciò accada.

Che però non è un automatismo, ma appunto una possibilità.

Già. La riduzione della pigione è possibile, ma non è evidente: fa stato il tasso ipotecario di riferimento. Se io sono entrato nella mia abitazione l’anno scorso il tasso non è sceso di molto, e la riduzione della pigione sarà minima. Ma se una persona è in affitto già da 3, 4 o 5 anni ha fatto in tempo a scendere abbastanza, e si potrebbe risparmiare una bella cifra. Sul nostro sito internet, www.asi-infoalloggio.ch, è possibile calcolare la variazione della pigione. Va ricordato che la riduzione ha effetto dalla scadenza e rinnovo del contratto, non varrebbe per la settimana prossima quindi. Non sempre i proprietari vogliono concedere la riduzione della pigioni, ma è un diritto chiaro.

Un altro passo avanti potrebbe essere l’obbligo di informare l’inquilino sul prezzo della precedente pigione?

Guardi, nell’opuscolo che analizza il risultato dell’iniziativa ‘Più abitazioni a prezzi accessibili’ emerge che assieme alla preoccupazione del trovare un alloggio a pigione moderata, più della metà degli intervistati dice che vorrebbe essere a conoscenza della pigione precedente. Due anni fa abbiamo lanciato un’iniziativa per rendere questa informazione obbligatoria in caso di penuria di alloggi, per evitare abusi ai danni degli inquilini. L’iniziativa attualmente è in commissione, e sarebbe bello che venisse accolta dal parlamento.

Quali punti sono ancora da chiarire?

Uno è sicuramente accordarci su cosa è il tasso di sfitto. Il Tribunale federale ha stabilito che si può parlare di penuria di alloggi con un tasso di sfitto del 2%, ma non nega che si possa partire anche dall’1%. Ma attenzione, il tasso di sfitto comprende sia gli appartamenti posti in locazione sia quelli in vendita, e non si possono mischiare le cose. Noi vorremmo che fossero considerati solo quelli in affitto.

Secondo lei perché in Ticino è anni che si parla di sfitto e nulla cambia?

Può dirlo meglio un economista, ma tenere i soldi in banca non è più vantaggioso. Quindi le grandi società investono in quello che una volta era il mattone, e oggi è il cemento armato. Con i risultati che vediamo, sia dal punto di vista sociale sia del paesaggio.

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