Ticino

Menu vegani a scuola, 'l'importante è evitare gli eccessi'

Secondo la dietista Pamela Beltrametti un'alimentazione priva di derivati animali è possibile, ma può anche generare carenze nutritive: 'Bisogna variare'

I Verdi: 'Un giorno alla settimana solo piatti vegani nelle mense delle Medie' (Ti-Press)
26 giugno 2020
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Un giorno alla settimana le mense di scuola media dovrebbero offrire solamente "un menu privo di derivati animali", vale a dire vegano. Con questa proposta i Verdi vorrebbero orientare l’alimentazione dei ragazzi, con l’intenzione di sensibilizzarli in particolare sull’impatto che ha il consumo di carne sull’ambiente. Se da un lato «tutte le organizzazioni mondiali più importanti che si occupano di salute spingono per diminuire il consumo di carne, favorendo quello di legumi», dall’altro rinunciare completamente a cibi di origine animale, può in alcuni casi sfociare anche in «disturbi alimentari». La dietista Pamela Beltrametti raccomanda dunque di «variare il più possibile».

In generale «le linee guida scientifiche che seguiamo, non raccomandano di seguire un’alimentazione esclusivamente vegana. Ma se è impostata coscienziosamente, è equilibrata e monitorata, allora può essere adatta anche nell’età evolutiva. Tuttavia, in base alla mia esperienza, ci sono corpi che assimilano meno bene certi nutrienti», afferma Beltrametti. È quindi possibile che «un’alimentazione priva di prodotti animali possa portare a un disturbo alimentare. In ogni caso questo non significa che non si possa seguire un’alimentazione vegana», ma bisogna avere le giuste competenze in materia.

Concretamente i Verdi, in una mozione depositata circa due settimane fa, chiedono al Consiglio di Stato di "assicurare che in tutti i ristoranti scolastici di scuola media sia sempre garantita un’alternativa vegetariana/vegana al piatto principale". Domandano inoltre di "limitare l’offerta di carne e pesce a soli due giorni alla settimana". In uno dei due giorni restanti, bisognerebbe poi prevedere "un menu privo di derivati animali". A differenza delle scuole post obbligatorie dove ogni giorno viene offerto anche un piatto vegetariano o vegano, nelle mense delle Medie viene proposto solo un "menu completo, senza alternative, per dare un’educazione alimentare corretta e completa", si legge nelle direttive cantonali della refezione scolastica. Tuttavia, la carne come piatto principale viene servito solo due volte alla settimana. «Bisogna essere coscienti che i pasti che i ragazzi consumano a scuola sono quattro su 21 (colazione, pranzo e cena) alla settimana», rileva Beltrametti. La maggior parte dei pasti viene quindi consumata fuori dall’istituto scolastico: sarebbe quindi possibile «equilibrare la nostra alimentazione», indipendentemente dal menu che viene offerto a scuola.

'Trovare la modalità giusta per sensibilizzare i ragazzi'

Variare il menu e proporre cibi diversi può essere visto come «un arricchimento per i ragazzi, se inserito all’interno di una formazione su come ci si alimenta correttamente», afferma da parte sua Anna De Benedetti-Conti, presidente della Conferenza cantonale dei genitori. E questo perché da un lato si può generare una sensibilità maggiore rispetto all’alimentazione vegana o vegetariana che «tendenzialmente tutela maggiormente l’ambiente». Dall’altro si può venire in contatto con piatti «che magari a casa non si mangiano, aumentando così le proprie conoscenze su altri cibi». Il problema della proposta degli ecologisti è che può essere percepita come un’imposizione: «Bisogna trovare la modalità adatta che favorisca questa sensibilizzazione». Ma vi sono state richieste da parte di genitori a favore dell’introduzione di menu esclusivamente vegani? «Solo sporadicamente», prosegue De Benedetti-Conti. Tuttavia, «negli ultimi anni abbiamo ricevuto sempre più richieste a favore di una differenziazione dei menu. Sia per questioni ambientali, sia per motivi di salute».

Oltre alla questione dei piatti vegani, la mozione dei Verdi chiede anche al Consiglio di Stato di "integrare in maggior proporzione prodotti biologici nei menu delle mense scolastiche cantonali", di "diminuire gli sprechi" alimentari, di "istituire una campagna di sensibilizzazione" e di "prevedere nelle scuole medie momenti formativi obbligatori sull’impatto ambientale delle proprie scelte alimentari da inserire in maniera trasversale nel programma di varie discipline". Stando agli ecologisti l’impatto ambientale può infatti essere ridotto "sensibilmente" con "un’alimentazione equilibrata, basata su una maggiore quantità di alimenti locali e vegetali". Inoltre, "un consumo moderato di prodotti di origine animale è auspicabile non solo per l’ambiente, ma anche per la salute", sostengono i Verdi, citando l’Ufficio federale della sicurezza alimentare.

Beltrametti conferma che mangiare piatti «della tradizione mediterranea, basati su legumi e cereali è meglio sia per la salute, sia per l’ambiente». La dietista ricorda inoltre che «un’alimentazione basata solo su elementi vegetali, come può essere la polenta con lenticchie in umido, non è qualcosa di esotico o troppo lontano dalle nostre abitudini alimentari». Per quanto riguarda i prodotti biologici, ci sono poi dati che dimostrano come siano migliori ad esempio «a livello di sali minerali e vitamine». Resta il fatto che la via da seguire è quella di «evitare gli eccessi» sia in un senso, sia nell’altro. Insomma, bisognerebbe variare il più possibile dando «spazio a diversi stili alimentari». Una variazione che può però essere «difficile» da mettere in pratica «consumando solo prodotti regionali», visto che l’offerta proveniente dal nostro territorio è comunque limitata. La dietista ricorda poi che «la varietà alimentare più ampia per quanto riguarda le verdure è l’estate, quando le scuole sono chiuse».

La stessa osservazione è stata fatta l’anno scorso dal Consiglio di Stato, rispondendo alla risoluzione del 19° Consiglio Cantonale dei giovani (Ccg). Tra le altre cose «abbiamo chiesto al governo di ridurre il consumo di carne nelle mense scolastiche, introducendo un giorno alla settimana un menu che non la comprende», afferma da noi contattato il presidente del Ccg Riccardo Khoyi. Secondo l'esecutivo, tuttavia, di fatto "il giorno senza carne nelle scuole medie esiste già".

 

Ricercatori propongono una strategia alimentare nazionale

A livello federale, proprio ieri sono stati presentiti i risultati del programma nazionale di ricerca 'Alimentazione sana e produzione alimentare sostenibile', promosso dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. Ventisei studi svolti tra il 2013 e il 2019 – che hanno analizzato le interazioni tra alimentazione, salute e ambiente – sono giunti alla conclusione che il sistema alimentare svizzero è in grado di offrire cibo sano (ottenuto con sistemi di produzione, lavorazione e distribuzione sostenibili), rafforzando anche la sicurezza dell'approvvigionamento del Paese. Tuttavia, ci vuole una strategia globale, promossa dalla Confederazione.

La strategia alimentare 2050 dovrà ruotare attorno ad alcuni punti essenziali, come la riduzione degli sprechi alimentari. Stando ai ricercatori, per ridurre l'impronta ecologica bisognerebbe poi limitare il consumo di carne, con effetti positivi anche sulla salute pubblica. Per compensare le conseguenti perdite finanziarie, le famiglie di allevatori dovrebbero venir sovvenzionate. Inoltre, per incentivare una sorta di transizione agricola, bisognerebbe sostenere maggiormente la produzione interna di frutta, verdura e legumi.

 

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