Ticino

Conti del Cantone, un 2020 da profondo rosso

Il direttore del Dfe Vitta sentito stamane dalla sottocommissione parlamentare Finanze. 'Diverse centinaia di milioni di franchi di perdita'

Il Consuntivo 2020 del Cantone - il Consuntivo della pandemia da coronavirus - sarà quasi certamente da profondo rosso. Si parla di diverse centinaia di milioni di perdite. Stamattina alla sottocommissione parlamentare 'Finanze', che lo ha sentito, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta ha fornito delle cifre riguardanti la situazione ad oggi, sulla base dei dati finora disponibili e dunque parziali: 175 milioni di franchi di disavanzo nella migliore delle ipotesi, 310 milioni nella peggiore. Cifre in ogni caso non definitive. «Non posso divulgare i dettagli e comunque non bisogna mai creare panico in queste circostanze: certo, la situazione finanziaria che ci è stata prospettata è seria ma con forza e impegno risaliremo la china», dice il coordinatore della Sottocommissione, il leghista Michele Guerra, da noi interpellato. «I calcoli del Dfe si fondano sullo stato attuale delle finanze cantonali e non tengono conto di tante variabili: sussidi per i premi di cassa malati, distribuzione ai cantoni degli utili della Banca nazionale...», osserva Guerra. Con Vitta «avremo ogni due, tre settimane un incontro - il prossimo sarà a inizio giugno - affinché la sottocommissione 'Finanze' possa fare un monitoraggio costante, cosa che del resto rientra nel suo mandato, per prendere per tempo le eventuali necessarie misure». Secondo Guerra «se nel recente passato non avessimo risanato, con grandi sforzi - e con un lavoro politico congiunto - le casse del Cantone, oggi verosimilmente non saremmo in grado di affrontare con forza questa situazione». 

'Meno imposte'. 'No, e niente tagli'

All'orizzonte si profila insomma un disavanzo sonoro. «La situazione che possiamo a oggi registrare segnala un importante disavanzo nel 2020 che potrà attestarsi a diverse centinaia di milioni di franchi», afferma, contattato dalla 'Regione', il capo del Dfe Vitta. Altro non aggiunge, in quanto «la situazione è in continua evoluzione». Le somme si tireranno a dicembre. Valutazioni e possibili ricette sono tuttavia già ora opportune. «Come Lega - riprende Guerra esprimendosi «a titolo personale e non in veste di coordinatore della Sottocommissione» - auspichiamo una riduzione della pressione fiscale e aiuti verso chi ha concretamente bisogno». Ma come si fa a elargire maggiori aiuti abbassando le imposte e dunque le entrate per il Cantone? «Prima viene l’interesse dei cittadini, ma nel contempo - continua il deputato leghista - bisognerà tenere d'occhio lo stato delle finanze pubbliche». Sugli alleggerimenti d'imposta insistono anche i democentristi. «Continueremo a batterci per sgravi fiscali, essendo un metodo molto mirato per sostenere quelle imprese capaci di mantenere e creare posti di lavoro, ossia quelle che fanno utile - sostiene il granconsigliere Udc Paolo Pamini -. Parallelamente andrebbe tagliata la spesa, non per forza in ambito sociale: mi riferisco soprattutto ai sussidi verso strutture non più al passo coi tempi». Su tutt'altre posizioni il capogruppo del Ps Ivo Durisch. «Ritengo che non si possa pensare, per un rientro, né a nuovi sgravi fiscali - dato che lo Stato deve disporre, specie in un momento come quello che stiamo vivendo, delle risorse necessarie per rispondere ai bisogni dei cittadini e dell'economia -  né a ulteriori tagli, visto che questa crisi sta colpendo in particolare le fasce più fragili», sottolinea il parlamentare socialista. La crisi appunto, possibili rimedi? «Il Cantone dovrebbe intervenire dove non lo ha fatto la Confederazione, alludo per esempio agli affitti scoperti dei piccoli indipendenti. Penso poi all'istituzione di un fondo sociale, per evitare che le persone vadano in assistenza».

'Non dobbiamo avere fretta di risanare le finanze'. 'Pensiamo però alle future generazioni'

Osserva il granconsigliere e  presidente del Ppd Fiorenzo Dadò: «Sì, il disavanzo sarà importante quest’anno, ma non dobbiamo avere fretta di risanare la finanze cantonali. Come politica e società civile dobbiamo concentrarci a cercare di stimolare il mercato interno e le imprese locali, visto che l’industria d’esportazione dipende prevalentemente dalla situazione economica estera». Questo «non vuole dire che dobbiamo sperperare i soldi pubblici, ma concentrare le risorse in investimenti intelligenti», afferma ancora Dadò che porta l’esempio dell’edilizia scolastica, ma anche del risanamento degli stabili secondo standard ecologici e di risparmio energetico. «Cito l’edilizia perché attiva il mercato locale». Per quanto riguarda l’edilizia scolastica è già previsto un credito. «Bisogna semmai anticipare e aumentare quanto è stato previsto di investire in questo settore», rileva il presidente dei popolari democratici. 

Bixio Caprara, presidente e deputato del Plr, osserva che l'intervento pubblico, a tutti i livelli (Confederazione, Cantoni e Comuni), in questo particolare momento ha certamente aiutato l'economia e i cittadini a parare il colpo, come si suol dire. «Non si può pensare però che lo Stato supplisca in eterno. Dobbiamo evitare che una volta arginata la crisi sanitaria, si entri in una situazione di crisi finanziaria e far pesare le conseguenze sulle future generazioni», afferma Caprara, che ricorda come l'obiettivo dell'ente pubblico sia quello di «dare la possibilità alle imprese di tornare a camminare da sole» e alle persone «di avere un lavoro». Per questo «la formazione professionale e continua è uno dei settori da privilegiare».  

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