Ticino

Monitorare i cardiopatici a domicilio

La Fondazione Ticino Cuore sostiene il progetto e ha messo a disposizione 100 saturimetri per misurare l'ossigeno nel sangue

(Ti-Press)
9 aprile 2020
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Nei giorni scorsi è partito un progetto di monitoraggio domiciliare per pazienti affetti dal Covid-19, che permette un controllo a distanza in tempo reale dei pazienti positivi ma non ospedalizzati. Una iniziativa che vede coinvolte diverse realtà sanitarie del nostro Cantone: Cardiocentro Ticino, Fondazione Ticino Cuore, Ticino Soccorso 144, Clinica Luganese, Ordine dei Medici del Canton Ticino. Il Consiglio di Fondazione della Fondazione Ticino Cuore ha deciso di sostenere il progetto, mettendo a disposizione 100 saturimetri, dispositivi che permettono di misurare la quantità di ossigeno presente nel sangue e che raddoppieranno l’iniziale dotazione tecnica di HospitHome, società incaricata della realizzazione del progetto sul territorio.

La Fondazione Ticino Cuore, nell’ambito del suo mandato di intervento precoce in caso di arresto cardiaco, ha potuto infatti osservare un cambiamento radicale nella causa scatenante dell’evento acuto in tempi di pandemia da Covid-19. "Se prima la causa preponderante dell’arresto cardiaco era costituita da un disturbo coronarico, che poteva essere affrontato spesso efficacemente con la rianimazione precoce sul territorio seguita dalla ricanalizzazione del vaso colpito, con l’arrivo della pandemia il cuore non è più l’attore principale, ma è spesso vittima della mancata disponibilità di ossigeno nel sangue indotta dalle problematiche polmonari causate dal virus: questo spiega il motivo per il quale le tecniche di rianimazione convenzionali sono destinate a fallire", si legge in una nota. Già all’inizio del mese di marzo, attraverso una circolare, il medico cantonale Giorgio Merlani aveva reso attenti i medici del canton Ticino del fatto che molti pazienti presentavano un decorso clinico inizialmente blando, al quale poteva far seguito un peggioramento improvviso delle loro condizioni. "L’osservazione clinica era stata avvalorata dall’esperienza del coordinatore clinico dottor Christian Garzoni, che aveva confermato come spesso i pazienti non si rendessero conto della carenza di ossigeno, se non quando era troppo tardi. Da queste premesse nasce l’esigenza di identificare tempestivamente la diminuzione della concentrazione di ossigeno nel sangue, preludio del processo irreversibile che conduce all’arresto cardiaco".

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