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Test per scovare se hai gli anticorpi: ‘Non sempre affidabili’

La vita dopo il picco. Per il dott. Garzoni serve disciplina. Nuove forme di convivenza? La spesa a turno, gli anziani al mattino, gli altri al pomeriggio

Il dottor Christian Garzoni
8 aprile 2020
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“Pochi hanno fatto il Covid-19, in Ticino probabilmente non abbiamo un’immunità di gregge e togliendo le misure, la curva tornerà a salire”. A dirlo è il dottor Christian Garzoni. Sarà un allentamento per gradi, con passi avanti e passi indietro e nuove forme di convivenza. Forse gli anziani faranno la spesa al mattino e gli altri al pomeriggio. Per l’esperto in malattie infettive, chi l’ha fatto non è dimostrato che sia sicuramente protetto e occorre fare attenzione ai nuovi test atti a scovare gli anticorpi. «Ci sono quelli buoni e quelli cattivi, che potrebbero reagire con infezioni da banali coronavirus degli anni passati e dare dei falsi positivi. Attenzione a una falsa sicurezza e ad allentare la disciplina!», precisa il direttore sanitario della clinica Moncucco. 


Vista l’esperienza accumulata, ci spiega perché diabetici e ipertesi sono più a rischio?
Osserviamo che questa malattia colpisce in modo più grave alcune categorie. C’è il fattore età, più è avanzata, più il decorso è pessimo: questo è evidente sopra i 60 anni, diventa palese sopra i 70, nei bambini non abbiamo visto forme gravi. Nella grande maggioranza di chi ha avuto un decorso grave, troviamo quasi sempre una di queste ‘patologie’: diabete (tipo 2), malattie croniche polmonari o cardiache, ipertensione e obesità. Non è però dimostrato il nesso diretto, ad esempio, tra ipertensione e un Covid-19 aggressivo. Infatti gran parte dei ticinesi prende la pastiglia per la pressione alta, eppure abbiamo pochi casi di Covid-19 gravi. Non so dirle perché il diabetico è più a rischio, se è per la patologia o perché spesso viene a persone anziane, che sono di per sé a rischio.  


Chi è guarito ha sviluppato gli anticorpi ed è immune, non si ammala più?  
È controverso e non abbiamo ancora certezze. Abitualmente chi fa un’infezione virale di questo tipo sviluppa gli anticorpi che lo proteggono da nuovi infezioni nel futuro, ma nessuno sa quanto a lungo! È un ipotesi non ancora dimostrata, sono in corso studi. Non sappiamo neanche se il virus possa eventualmente mutare nel tempo e rendere gli anticorpi inefficaci. Stanno arrivando test di anticorpi o sierologici. I risultati vanno presi con le pinze e non devono indurre chi fa il test ad avere la falsa certezza assoluta, che non ci si riammalerà: aspettiamo gli studi in corso. 


I testi per scovare gli anticorpi non sono affidabili? 
Occorre fare molta attenzione. Ci sono test di buona e di cattiva qualità. Quelli di cattiva qualità o non specifici, potrebbero reagire con infezioni da coronavirus degli anni passati. C’è chi potrebbe ritrovarsi con un test da Covid-19 positivo, quando in realtà i suoi anticorpi sono stati generati da un coronavirus banale per una passata bronchite. Non si sa inoltre fino a che punto gli anticorpi possano proteggerlo e quanto dureranno nel tempo. Chi fa il test deve essere cosciente di questi rischi e aspettare gli studi. 


Dove si fanno questi test? 
I grossi laboratori ufficiali (Eolab, Synlab...) stanno muovendosi per averli, sconsiglio di acquistare test 'fai da te' online, perché la qualità è discutibile. Si fanno dal medico, arriveranno nelle prossime settimane, tenendo conto di tutte le limitazioni precisate e i risultati andranno discussi con il proprio medico. 


Iniettare sangue di chi è guarito a chi è ammalato serve davvero? 
È una tecnica usata con altre malattie infettive in passato, già pubblicata dai colleghi americani che un mese fa l’hanno provata su alcuni pazienti. Vorremmo applicarla anche in Ticino, stiamo aspettando un protocollo dell’EOC preannunciato in questi giorni e su come coordinarci. Anche in Ticino si lavora su tecniche alternative di cura. 

Gli asintomatici fanno paura in vista di una riapertura graduale? 
Fanno paura perché non sappiamo quanti sono. Non sappiamo quale percentuale della popolazione ha fatto il Covid-19. In vari cantoni tra cui il Ticino si valutano studi cantonale per sapere quanti hanno gli anticorpi. Non sarà la verità assoluta, ma se potessimo dire che una grossa percentuale della popolazione ha fatto il Covid-19 andremmo verso un’immunità di gregge. Chi ha gli anticorpi non è più infettivo. Purtroppo pensiamo che oggi la percentuale di popolazione che ha fatto il Covid-19 sia bassa. Se oggi togliamo le misure, la curva esponenziale ritorna come prima, questo purtroppo è un dato di fatto da ricordarsi bene, anche senza avere questi dati. 

Economia e destra spingono, Berna frena, si va verso un ritorno a tappe alla normalità?  
Questo virus circola e continuerà a circolare. Le misure restrittive hanno bloccato l’aumento dei malati e scongiurato l’esplosione degli ospedali. Se avessimo chiuso anche una settimana dopo, avremmo avuto un’emergenza sanitaria di proporzioni non immaginabili. Sarà un lento allentamento graduale delle misure di contatto, che dovrà essere ben ponderato e misurato. Più apriamo, più rischiamo la crescita dei contagi che dobbiamo poter controllare. La difficoltà sarà prevedere con 10-14 giorni di anticipo, se l’aumento di contagi metterà in crisi gli ospedali. Un’idea è riprendere a breve quelle attività economiche, che non implicano un rischio particolarmente elevato di far aumentare i contatti e dunque i contagi e sempre nel pieno rispetto del “social distancing”. 


Saremo tutti al lavoro a 2 metri di distanza e con mascherina come fanno ad Hong Kong? 
Si dovrà mantenere il principio della distanza 2 metri, impeccabile igiene delle mani e restare nel nucleo familiare. Se al lavoro si sarà dovrà stare a distanza ravvicinata, è ipotizzabile ricevere mascherine dal datore di lavoro. Si possono anche pensare separazioni tra le fasce a rischio: gli anziani fano la spesa al mattino, gli altri al pomeriggio. La separazione spaziale e temporale e l’assoluta disciplina individuale sono gli elementi cardine della prevenzione che devono restare, per un virus che si trasmette con i contatti ravvicinati!


Si è guariti dopo 10 giorni dal primo sintomo, e dopo 48 ore dalla scomparsa dei sintomi. Fate tamponi di verifica? 
No, non li facciamo. Spesso il tampone, nel decorso della malattia, diventa negativo, perché il virus non si replica più nel naso, ma a livello del polmone. Abbiamo visto polmoniti importanti da Covid-19, ma il tampone era negativo. Il tampone si basa sulla ricerca di Dna del virus, non di particelle virali, che sono ancora vive e infettive. Il tampone può essere forviante per due motivi.  Se è positivo, non sono sicuro di essere ancora infettivo per gli altri, perché non so se c’è virus “vivo” o solo tracce di Dna virale non pericoloso. Se è negativo, non sono sicuro di esserlo, perché il virus potrebbe essere nel polmone e non nel naso. Quindi l’Ufficio federale di sanità, ha messo la definizione di 10 giorno e 48 ore. Per i casi più gravi, chi è stato intubato, probabilmente il periodo sarà più lungo ed è in corso di definizione, ma questi pazienti restano molto a lungo in ospedale, dove sono comunque isolati. 


Il coronavirus lascerà cicatrici o chi lo supera torna come prima ?  
Questa è una malattia strana, vediamo persone con polmoniti davvero brutte e dopo dieci giorni alla TAC non c’è più niente, mentre altri trascinano la malattia più a lungo e solo tra sei mesi sapremo come i loro polmoni si riprenderanno. Qualche cicatrice resterà a livello polmonare. Questa malattia non colpisce solo il polmonare, ma tutto il corpo, vediamo spesso infiammazioni del fegato che poi guariscono o embolie polmonari anche gravi che non ci aspettavamo. Tra sei mesi ne sapremo di più. 

 

 

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