Ticino

Coronavirus, morti senza lutto e il funerale va online

I morti sono tanti e si piangono da soli, senza l'abbraccio di un amico o della comunità. L'esperta spiega rituali sostitutivi per sentirci meno soli

(foto Ti-Press)
6 aprile 2020
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Mentre il Papa celebra la Domenica delle Palme in una Basilica deserta, in Ticino, come altrove, si sopportano dolorose distanze dai cari ospedalizzati e si piangono i propri morti da soli o quasi, ma comunque senza il conforto dell’abbraccio di un amico o della comunità. Da un giorno all’altro, il coronavirus ha stravolto rituali condivisi, che sanciscono il passaggio irreversibile dalla vita alla morte, che aiutano il singolo e la comunità a gestire il dolore della perdita, a elaborare il lutto e il graduale ritorno alla normalità. Quando l’emergenza sarà passata ci ritroveremo forse ad affrontare anche le macerie emotive di regole sociali, non scritte, stravolte da un virus invisibile. Abbracci e baci sono oggi armi. Non visitare i genitori, un atto di amore. Come gestire tutto questo e quali vie d’uscita abbiamo? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Fiorenza Gamba, ricercatrice all’Istituto ricerche sociologiche dell’Università di Ginevra. il suo campo sono proprio i rituali funebri, anche quelli online e il loro impatto sull'elaborazione del lutto.  

'Senza un funerale pubblico, raddoppia il dolore di chi resta' 

Siamo 'animali' sociali e dobbiamo rinunciare a rituali condivisi, come celebrare festività religiose, ma soprattutto celebrare insieme i funerali. “Può essere un’esperienza davvero brutale, perché, al di là del proprio credo, i rituali funebri caratterizzano l’umanità, sono i più radicati e attraversano tutte le religioni, rispondono al bisogno di accompagnare il defunto nell'ultimo suo momento terreno”, spiega l’esperta.
Resteranno nella storia le drammatiche immagini dei trenta camion militari pieni di bare che, in una ordinata fila, due settimane fa, hanno attraversato lentamente di notte la città di Bergamo. Le 65 bare che la città non poteva più nè cremare, nè seppellire. Quella è stata l’unica processione funebre che Bergamo ha potuto permettersi. “La pandemia ha alterato, e in questo caso soppresso, il rituale funebre che ha un alto valore simbolico individuale, familiare e sociale: si saluta chi esce dalla comunità, si fa il proprio lutto per poi tornare ad un nuovo equilibrio, alla normalità. Sopprimerlo è un grosso peso, una ulteriore violenza, in un momento già difficile. Il dolore viene raddoppiato, si soffre per perdita, per non aver potuto accompagnare il morente e infine per non poterlo salutare”, precisa la ricercatrice.  
Non è la prima volta che l’umanità deve rinunciare a questi rituali di passaggio, è successo in altre epidemie, succede durante le guerre. Dopo tanta morte, di regola, si erigono monumenti per sancire collettivamente il dolore. “Questi momenti di memoria collettiva sono importanti per elaborare insieme quanto è successo, come le cerimonie dopo il crollo delle torri gemelle a New York. È un modo per narrare quanto ci è successo. Mi chiedo se e come lo farà la nostra società dopo il coronavirus”. 


Il funerale va in rete, rituali sostitutivi e creativi

Dai flashmob ai rituali collettivi sui balconi di casa fino ai funerali online, ci si adatta con forme di ritualizzazioni sostitutive e creative, che ci fanno capire quanto è difficile per noi rinunciare alla socializzazione.  “La tecnologia, le video chiamate, aiutano a mantenere, quando è possibile, un legame, seppur diverso, con un parente ospedalizzato che soffre ed è lontano dai propri cari. Poi ci sono i funerali virtuali, che in Asia hanno una lunga tradizione. I primi risalgono a 25 anni fa, erano molto semplici, si poteva lasciare un messaggio sull’immagine della tomba. Poi c’è stata una grande evoluzione. Oggi si può seguire il funerale in diretta online, costruire una ritualità con immagini e testi legati al defunto e alla sua storia. L’utilità varia da persona a persona, il lutto non ha una durata standard, ciascuno trova il proprio tempo e modi per esprimerlo”.
Diversi parenti che hanno perso i propri cari, hanno scritto lettere pubbliche per ricordare chi ha lasciato la comunità, dimostrando attaccamento ad abitudini rassicuranti e capacità di adattamento. “Ci sono anche siti fatti da gruppi di genitori che hanno perso figli per stesso motivo. Sconosciuti che insieme sopportano un dolore enorme, usando la scrittura delle loro emozioni”. 
Incontrare amici e parenti durante il funerale è una forma di socializzazione del dolore, è un modo per onorare la memoria di chi va via e celebrare il suo passaggio sulla terra. Il funerale in streaming può sostituire tutto questo? “Alcune ditte di onoranze funebri filmano la cerimonia per non privare del tutto i familiari di questo momento fondamentale. Sono forme sostitutive che possono aiutare a ricostituire quel passaggio, che altrimenti si perderebbe totalmente. Aiutano a ritualizzare un momento drammatico, per poi poter ristabilire un equilibrio. Il rituale dà la possibilità alla comunità di trasformare il dolore in memoria e poi riprendere la propria quotidianità”, precisa.  


Aperitivi su skype e applausi per scacciare la tristezza 

Questa epidemia mette a nudo il nostro bisogno di socializzare e quanto il collettivo sia più importante del singolo, quanto ogni singola scelta influenza la vita altrui, siamo tutti a casa per difendere i più deboli, riscoprendo il valore di appartenere ad una comunità. Lo dimostrano anche nuovi rituali, come i flashmob sui balconi o gli applausi a chi si prende cura di noi. “Questo è un rituale che avviene in tutta Europa, seppur criticato da molti, ha un significato simbolico, è un ringraziamento ma anche  un modo per sentirci parte di una comunità e dare un senso a tutto quello che stiamo vivendo. Non sappiamo quello che succederà e abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli”. Anche la chiacchierata con la compagna di scuola via Wup o l’aperitivo su skype aiutano ad allontanare la tristezza e dare un senso di normalità. “Siamo carichi di ansia ma abbiamo questi nuovi modi di stare insieme”, commenta. 
Come ci cambierà questa pandemia e che cosa rimarrà di tutto ciò, se lo chiedono in molti. Forse è presto per rispondere. “C’è chi dice che dopo questa esperienza ci sarà un miglioramento e chi dice che tutto tornerà come prima. Quello che non perderemo sarà la capacità di adattarci a vivere in modi diversi, usando anche la tecnologia, per mantenere legami e rituali che danno un senso ai passaggi delle nostre vite”, conclude.

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