Ticino

Virus, 'decreto condivisibile, ma occhio all'economia'

Albertoni (Camera di commercio): salute ora prioritaria, laddove però la sicurezza non è messa in pericolo, si autorizzino eccezionalmente talune attività

29 marzo 2020
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Ancora almeno una settimana di stop per ditte e cantieri, dopo che sabato il Consiglio federale ha avallato la richiesta del governo ticinese volta a rallentare il più possibile la diffusione del coronavirus. «La situazione sanitaria e le regole federali non concedono grandi spazi di manovra, per cui la sostanziale conferma della precedente risoluzione governativa adottata dal Consiglio di Stato è condivisibile - annota Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio e dell'industria del Canton Ticino, da noi contattato-. La tutela della salute è prioritaria, su questo non si discute. Giusto però prevedere, laddove la sicurezza per la popolazione non è messa in pericolo, che si possano autorizzare in via eccezionale talune attività. Anche perché un funzionamento, benché minimo, del sistema economico - avverte Albertoni - è nell'interesse di tutte le cittadine e di tutti i cittadini nel breve, ma soprattutto nel medio e lungo termine». Sulla stessa lunghezza d'onda Fabio Regazzi. Soprattutto, commenta il presidente dell'Aiti, l'Associazione industrie ticinesi, «siamo soddisfatti dell'accordo raggiunto tra la Confederazione e il nostro Cantone, che ha permesso di ricucire uno strappo istituzionale che avrebbe potuto avere ripercussioni pesanti per il Ticino: avremmo corso il grande rischio di essere esclusi dagli aiuti e dalle indennità per lavoro ridotto. Per il resto siamo in stretto contatto con i partner sociali, il Consiglio di Stato e in particolare il presidente Vitta nonché con lo Stato maggiore cantonale di condotta». Il superamento della crisi sanitaria, prosegue Regazzi, «è chiaramente la priorità assoluta oggi e anche l'economia sta facendo la sua parte. Con enormi sacrifici. Di natura sono ottimista, ma non posso nascondere i miei timori: comunque, spero vivamente che superata l'emergenza sanitaria si possa ripartire in tempi ragionevolmente brevi per scongiurare conseguenze molto pesanti dal profilo occupazionale»

I sindacati: prima si esce dall'emergenza sanitaria, prima si riparte

D'accordo su tutta la linea con la cessazione temporanea delle attività economiche ritenute adesso non essenziali è il segretario di Unia Giangiorgio Gargantini. «Data la pesante situazione sanitaria, avremmo preferito il blocco senza eventuali deroghe autorizzate, ma l'attuale contesto federale ha fatto sì che ci fosse qualche apertura. Abbiamo però capito tutti - prosegue il sindacalista - che la volontà del Consiglio di Stato è di mantenere al minimo indispensabile le attività. E abbiamo già ricevuto conferma di un numero importante di aziende che hanno deciso di restare chiuse. Il che è un segnale positivo. Siamo sempre dell'idea che quella imboccata dal Ticino sia la strada giusta, mentre continuiamo a ritenere grave che il Consiglio federale non abbia ancora adottato lo stesso sistema per tutto il Paese. Perché adesso c'è un'emergenza da affrontare: quella sanitaria». E poi ce ne sarà un'altra, quella economica, che vuol dire anche posti di lavoro. «Le misure annunciate, come per esempio la messa a disposizione di fondi e le indennità per lavoro ridotto, vanno nella giusta direzione e permetteranno sicuramente di attutire il colpo. Dunque di evitare licenziamenti e di mantenere in essere i contratti - sostiene Gargantini -. Insomma, le basi per una ripartenza sono state gettate. Certo, non sarà facile, ma sono fiducioso.E a tutti deve essere chiara una cosa: prima si uscirà dalla fase acuta della crisi sanitara, prima l'economia ripartirà». Concetto ribadito anche da Renato Ricciardi, segretario cantonale del sindacato Ocst. «Per quanto concerne l'evoluzione dei contagi in Ticino, siamo in un momento molto delicato e questo è fuori discussione - evidenzia Ricciardi -. Di conseguenza credo che si debba continuare a mantenere alta l'attenzione in tutti gli ambiti, incluso quello del lavoro. La risoluzione del governo ticinese, approvata dal Consiglio federale, di mantenere lo stop delle attività artigianali, delle industrie e dei cantieri edili è pertanto estremamente importante oggi. Il gruppo di consultazione dello Stato maggiore cantonale di condotta, gruppo che riunisce anche le parti sociali, sta analizzando alcune richieste di deroga al principio della chiusura. Si sta andando abbastanza bene, nel senso che il confronto tra le parti sociali si sta rivelando positivo». In altre parole? «Per il momento non sono tante le aziende che hanno chiesto la deroga e quindi l'autorizzazione a restare aperte, la situazione è dunque gestibile. Di più al riguardo non posso dire». Rimane ad ogni modo aperto il discorso economico... «Ho sentito le dichiarazioni del consigliere federale Maurer, per il quale le risorse economiche finora erogate dalla Confederazione non saranno sufficienti, ma in questo momento penso che con le indennità per lavoro ridotto e gli aiuti diretti alle aziende si possa evitare i licenziamenti e garantire il pagamento dei salari». Si confida in un superamento in tempi brevi (possibilmente) dell'emergenza sanitaria.

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