Ticino

Aiti: 'Allentare un po' le misure'. Unia: 'Controlli impossibili'

Botta e risposta tra padronato e sindacati. L'Ocst chiede verifiche sulla protezione dei lavoratori, la Camera di commercio di non bloccare la produzione

Ti-Press
27 marzo 2020
|

Quanto comunicato nel primo pomeriggio da Alain Berset, cioè che il Ticino può andare avanti con la chiusura di aziende e cantieri a causa del diffondersi del coronavirus in maniera molto più grave rispetto ad altri Cantoni, è salutato con soddisfazione da sindacati e patronato, ci mancherebbe. Ma con l’aggiunta di qualche paletto posto per l’immediato futuro.

Ricciardi (Ocst): 'I lavoratori siano coinvolti nelle decisioni delle aziende che vogliono riaprire'

A partire da Renato Ricciardi, segretario dell’Ocst, che da noi raggiunto annota: “Il Consiglio federale dà ragione alle parti sociali che hanno chiesto di adottare misure forti a tutela della salute dei lavoratori e di tutti i cittadini”. È quanto seguirà, cioè la modifica della risoluzione governativa da parte del Consiglio di Stato che verrà presentata domani, a tenere all’erta l’Ocst: “Prevederà un passo verso una parte delle aziende, e anche se come sindacato non diciamo di no, chiediamo un coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni delle ditte e che si facciano dei controlli sull’effettiva correttezza delle aziende nel proteggere la salute dei dipendenti”.

Albertoni (Camera di commercio): 'Alcune cose andranno valutate in maniera diversa rispetto a 10 giorni fa'

Soddisfazione da parte di tutti, si diceva. Ma dal mondo economico emerge anche qualche esigenza. Per il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni quanto deciso “è ragionevole, si rispettano i ruoli di Confederazione e Cantoni”. Ma allo stesso tempo “non si può bloccare completamente tutto il sistema economico, perché non ne va solo del profitto delle aziende, è tutta la popolazione che ne soffre”. Quindi, rileva, “bisogna valutare bene, nell’aggiornamento della risoluzione governativa ticinese, cosa sarà possibile fare, laddove vi sia una protezione adeguata di lavoratrici e lavoratori: siamo disponibili a discutere tutte le varianti, ma è chiaro che ci sono alcune cose che vanno valutate in maniera diversa rispetto a dieci giorni fa”.

Regazzi (Aiti): 'Adesso ci aspettiamo un allentamento delle misure per l'industria'

Fabio Regazzi, presidente dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti), è sollevato per questa decisione che “era nell’aria, ed è quanto auspicato anche dalla Confederazione. Era nell’interesse di tutti trovare un compromesso, nessuno ci avrebbe guadagnato qualcosa da uno scontro istituzionale”. Certo sono stati giorni di tensione, e al riguardo sostiene che “l’incauta dichiarazione di Martin Dumermuth, il direttore dell’Ufficio federale di giustizia, non ha di certo aiutato”. È una storia messa alle spalle, grazie anche “alla compattezza del Canton Ticino, che ha dimostrato in un momento difficile di saper far quadrato. Ma anche grazie alle associazioni economiche: abbiamo dato il nostro contributo pure se il settore industriale è molto penalizzato”.

Un sostegno che Aiti aveva detto sarebbe stato nel breve termine, che sviluppi ci saranno a una settimana dalla decisione del Consiglio di Stato di chiudere tutte le attività economiche non di prima necessità? C’è una “doverosa premessa”. Nel senso che “il rispetto delle condizioni sanitarie e la salute dei lavoratori devono essere rigorosamente garantite”. Ciò detto, conclude Regazzi “ci aspettiamo un allentamento per l’industria, almeno per poter evadere le urgenze e gli ordini non procrastinabili: per molte ditte la situazione si sta facendo davvero dura, ci sono parecchie aziende in grosse difficoltà anche per l’incertezza, ai clienti che aspettano bisogna pur dare delle risposte, pena il rischio di perderli con tutte le conseguenze del caso”.

Gargantini (Unia): 'Il Consiglio federale non ha preso coscienza della gravità della situazione'

"Da Berna ci hanno dato ragione solo in parte", commenta dal canto suo Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di Unia. "Come ticinese posso dire che sì, il Consiglio federale ha ascoltato i nostri appelli comprendendo che viviamo una situazione estremamente difficile. Ma come sindacalista non posso che constatare che ancora una volta non c'è stata una presa di coscienza della gravità della situazione a livello nazionale, non solo ticinese. Quanto succede oggi da noi, succederà in altri Cantoni presto, purtroppo".

Gargantini afferma, amaro, che "il modello federale, quello proposto oggi, è inapplicabile". Perché si parla di aziende che garantiscono le misure sanitarie di prevenzione come la distanza sociale, "ma oggi non è possibile fare questo tipo di controllo posto di lavoro per posto di lavoro, azienda per azienda". E a rimetterci, "ancora una volta sono i lavoratori".

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE