Ticino

Vendita serale di alcol, la norma divide la politica

L'iniziativa di Censi (Lega) e Käppeli (Plr) di riformare la legge sui negozi appena entrata in vigore trova più consensi che obiezioni

I divieti servono a poco (Ti-Press)

Il Gran Consiglio deve ancora pronunciarsi, ma la richiesta del leghista Andrea Censi e del liberale radicale Fabio Käppeli suscita già discussione nel mondo della politica cantonale. Con un’iniziativa parlamentare, inoltrata la scorsa settimana, i due deputati chiedono di ritoccare la legge sugli orari dei negozi in Ticino, in vigore dal 1° gennaio, per cancellare le disposizioni che vietano la vendita di bevande alcoliche – ad adulti e a minorenni – dopo le 19 nei giorni feriali (le 21 il giovedì, le 18.30 il sabato) e dopo le 18 durante le domeniche e i giorni festivi. Una limitazione che ‘colpisce’ i negozi, elencati nella legge, che beneficiano di deroghe. Come quelli annessi alle stazioni di servizio.

«Condivido quanto sollecita l’iniziativa parlamentare – afferma il granconsigliere popolare democratico Claudio Isabella, precisando di esprimersi a titolo personale –. Queste limitazioni riguardanti la vendita di alcolici inserite a suo tempo nella legge sugli orari dei negozi, oggi, secondo me, non si giustificano più. I controlli, per esempio nei chioschi annessi ai distributori di benzina, per evitare che venga venduto alcol ai minorenni sono aumentati e costituiscono anche un deterrente. Ora, un divieto è comunque aggirabile e allora è doveroso continuare a fare della prevenzione. Con azioni di sensibilizzazione, parlandone a scuola, sul posto di lavoro e in famiglia affinché vi sia un consumo responsabile delle bevande alcoliche». Sulla stessa lunghezza d’onda la democentrista Lara Filippini: «Tendenzialmente sono d’accordo con la proposta di Censi e Käppeli. Chiaramente, considerato il tema, cioè la vendita di alcolici, l’iniziativa andrà approfondita in tutti suoi aspetti. Certo, la prevenzione è fondamentale, ma questa inizia nelle famiglie». Esplicito il collega di partito Paolo Pamini: «Personalmente sono contrario anche alla limitazione degli orari di apertura dei negozi. A maggior ragione sono contrario al divieto di vendita di alcol dopo le 19 di sera». L’alcol, continua il granconsigliere dell’Udc, «è una sostanza legale e quindi non vedo la necessità di vietarne la vendita per ragioni ‘educative’. Nella mia azione politica parto sempre dal presupposto che il cittadino sia maturo e responsabile. Semmai, se dobbiamo fare un discorso di prevenzione e sui principi, sposterei l’attenzione sull’informazione e non sui divieti». I minorenni «hanno comunque facilmente accesso all’alcol». Stando alla legge, il divieto si applica anche ai piccoli negozi presenti nei campeggi. «Pronunciandomi sempre a titolo personale, osservo che la situazione attuale non è certamente un incentivo al turismo», aggiunge Pamini. Ergo: «Appoggerò l’iniziativa di Käppeli e Censi».

Anche Lea Ferrari, deputata del Partito comunista, è contraria alle restrizioni in materia di vendita di alcolici contemplate dalla legge sugli orari dei negozi. «Il proibizionismo non è la soluzione all’abuso di alcol da parte dei giovani», dichiara: «È facile avere accesso all’alcol anche al di fuori delle stazioni di servizio: nei bar, per esempio. Potrei quindi essere d’accordo con Censi e Käppeli. Ricordo anche che c’è un consumo non problematico e moderato di alcol da parte dei giovani. Non bisogna criminalizzare questi comportamenti», prosegue Ferrari, puntualizzando che «il discorso è da fare a monte, con la prevenzione e l’informazione». Meno possibilista Fabrizio Sirica. «Limitare gli orari di vendita di alcol – sostiene il granconsigliere socialista – potrebbe essere un modo per prevenire comportamenti sbagliati anche se non è una soluzione definitiva. Secondo il mio punto di vista questo divieto potrebbe avere qualche effetto dissuasivo». Contrario all’iniziativa parlamentare Matteo Pronzini. «Occorre andare nella direzione opposta a quella indicata dall’atto parlamentare – dice perentorio il deputato dell’Mps –. E questo per due ragioni: per non favorire comunque l’abuso di alcol e per non spingere verso un’ulteriore deregolamentazione in materia di apertura dei negozi».

Secondo Tamara Merlo di Più Donne, la limitazione della vendita di alcolici «è forse andata un po’ oltre le intenzioni del legislatore: ho l’impressione che ci si sia resi conto di ciò solo adesso, al momento della messa in pratica della norma. Ora la commissione parlamentare competente avrà modo di verificare se c’è un equilibrio fra l’intento di prevenire comportamenti pericolosi, riconducibili al consumo di alcol acquistato in orari serali e notturni, e la limitazione della libertà di commercio, ed eventualmente apporterà dei correttivi. Non sono di per sé contraria al divieto di vendita dopo un certo orario, ma la sua efficacia va valutata sui dati concreti. Resto convinta – prosegue la granconsigliera di Più Donne – che la prevenzione fra i giovani e i giovanissimi sia lo strumento migliore per ottenere risultati duraturi a protezione della salute e della sicurezza di tutti».

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