Ticino

'L'influencer non è una professione da promuovere'

Ferrari e Ay vogliono informazioni sull'evento di domani alla Città dei mestieri. I giovani Comunisti prendono posizione e sostengono l'interrogazione.

Al mio tre di' "influeeee…" ©Keystone

I granconsiglieri del Partito comunista Massimiliano Ay e Lea Ferrari hanno depositato ieri un’interpellanza al Consiglio di Stato riguardo all’evento pubblico ‘Professione influencer’ che avrà luogo domani sera alle 18.30 alla Città dei mestieri di Bellinzona. «Crediamo che bisogna mettere fin da subito dei paletti all’offerta della Città dei mestieri. Fare l’influencer non è un lavoro» dice Ay. «Stiamo parlando di un servizio offerto dall’ente pubblico e dovrebbe favorire lavori solidi, che hanno dunque una base contrattuale e un ruolo di tipo produttivo nella società». Intanto il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) non rilascia dichiarazioni dato che per prassi istituzionale la risposta all’interpellanza sarà data a voce in Gran Consiglio durante la prossima seduta prevista dal 17 al 19 febbraio.

Anche i due ospiti della serata hanno deciso di limitare le comunicazioni fino a domani: «Si è già detto molto e troviamo che l’approccio migliore sia assistere all’evento e farsi un’idea dopo il nostro intervento» dice Shantilives, youtuber originaria di Locarno, che attualmente vive a Milano. «Sicuramente ci sono persone che riescono a vivere grazie alla loro attività di influencer, ma credo che debba essere un percorso naturale. Si comincia condividendo dei contenuti e si cresce grazie al riscontro del pubblico» dice MaxiB, speaker di Radio 3i. «Sia io che Michael Casanova (insieme formano la coppia radiofonica ‘Blues Brothers’, ndr) utilizziamo i social per mostrare il nostro lavoro. Come conseguenza le persone ci chiamano per vari eventi».

Per alcuni vivere unicamente di social è possibile ma è necessario «metterci molta passione e impegno. È simile al lavoro di un imprenditore» afferma il giovane influencer Mathieu Herrmann, sui social ‘swampetv’. «Personalmente mi tengo aperte due porte continuando a studiare. Terminato il liceo frequenterò giurisprudenza per diventare avvocato. Anche nel caso che io riesca a raggiungere un grande successo sui social, prima terminerò comunque l’università. Avere un’altra formazione è molto utile a un influencer».

Gioventù Comunista contro 'le illusioni precarie' e il 'fumo negli occhi'

In un comunicato stampa, la Gioventù Comunista (Gc) – condividendo il testo dell'interrogazione del Pc – esprime preoccupazione per la proposta di domani e sottolinea che a suo modo di vedere "non si tratta di non stare al passo con le nuove tecnologie o di essere troppo vecchi per capire le nuove professioni emergenti", si legge, quanto piuttosto rileva che "il problema di fondo va di fatti ben oltre le questioni semantiche: si tratta di stabilità lavorativa, concetto che non rispecchia questo genere di mansione", ribadendo il concetto che "un servizio d’orientamento pubblico dovrebbe promuovere professioni stabili e utili alla società, che abbiano delle condizioni contrattuali dignitose e che siano utili per lo sviluppo produttivo della società". E ancora permettere "di provvedere al proprio sostentamento e al progresso della società". La Gc continua asserendo che "questo genere di formazione equivale a gettare fumo negli occhi a quei giovani che si illuderanno di poter svolgere questa mansione come fonte principale del proprio sostegno finanziario".

Gli aderenti alla Gc concludono l'intervento scritto dichiarando di preferire "promuovere la difesa del diritto allo studio e la possibilità di praticare una professione in cui i diritti sindacali siano garantiti. La gente che non proviene da famiglie abbienti e che non possiede gli agganci giusti, non ha né possibilità né mezzi per dedicarsi ad attività come quella dell’influencer".

 

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