Ticino

Ballottaggio, salite a 186 le schede tardive dall'estero

Voto dei ticinesi residenti in altri Paesi: tra il primo e il secondo turno 620 schede in meno (-27,04%). Resta da sapere quanti Comuni hanno usato la posta B

9 dicembre 2019
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Sono già salite a 186 le schede giunte dall’estero in ritardo, cioè dopo la domenica del ballottaggio per il Consiglio degli Stati e di conseguenza non considerate ai fini dello spoglio. Settantatré in più di quelle indicate venerdì 29 novembre dal Consiglio di Stato nelle proprie osservazioni al ricorso – che l’Esecutivo invita i giudici a respingere – con cui l’avvocato Gianluca Padlina chiede al Tribunale cantonale amministrativo di accertare l’irregolarità della procedura preparatoria al secondo turno, in quanto, a detta del legale, il materiale di voto ai ticinesi residenti all’estero sarebbe stato spedito tardivamente, circostanza che avrebbe impedito o vanificato l’esercizio del loro diritto di voto per corrispondenza. Il nuovo dato, le 186 buste tardive, figura nella documentazione che il governo ha trasmesso nel frattempo agli stessi giudici d’Appello: documentazione contenente una serie di informazioni che il legale aveva sollecitato la scorsa settimana, ma l’accesso alle quali gli era stato di fatto negato dal Consiglio di Stato. Informazioni di cui si è saputo stamattina. Le 186 buste dall’estero sono arrivate in ritardo a 109 Comuni. All’appello mancano sei Comuni.

Non è finita. Allo stato attuale (109 Comuni) i ticinesi residenti all’estero che hanno votato per gli Stati al primo turno, il 20 ottobre, e le cui buste sono rientrate per tempo sono stati 2’293. Quelli al secondo turno sono stati 1’673. Dunque ben 620 schede in meno (-27,04 per cento) tra il primo turno e il secondo, quando alla Camera dei Cantoni sono stati eletti il democentrista Marco Chiesa e la socialista Marina Carobbio, che ha superato di soli 46 voti il popolare democratico Filippo Lombardi.

Sarà ora importante, affinché su questa vicenda si faccia la massima chiarezza, sapere dal Consiglio di Stato quanti Comuni hanno spedito all’estero le buste col materiale di voto con posta B, anziché con posta A, come stabiliscono le direttive di Cantone e Confederazione. E quando le buste sono state spedite. Padlina ha saputo di almeno due Comuni che hanno fatto capo alla posta B. Chiarezza si impone, a maggior ragione in materia di elezioni.

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