Ticino

La Gestione si spacca sul fisco

Due i rapporti in Parlamento: Socialisti e Verdi sosterranno una riforma tributaria solo se più leggera e senza sgravi lineari

23 ottobre 2019
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Sono due i rapporti della Commissione della gestione sull’importante cantiere della riforma fiscale: da una parte quello di maggioranza, firmato da Plr, Lega, Udc e Ppd. Quest’ultimo ha firmato con riserva in quanto deve ancora essere sentito il gruppo su un aspetto tecnico, ma sostanzialmente è a favore della riforma. Dall’altra parte c’è quello di minoranza di Ps e Verdi. I relatori di maggioranza sono Michele Foletti (Lega) e Alex Farinelli (Plr), mentre Ivo Durisch (Ps) difenderà le ragioni della minoranza. Le novità proposte dalla Gestione, rispetto a quanto licenziato dal governo la scorsa estate, consistono sostanzialmente nell’anticipo di un anno – al 2024 – del secondo abbassamento del coefficiente cantonale d’imposta (al 96%). Il primo taglio di tre punti percentuali arriverebbe già nel 2020 (al 97%). Il Consiglio di Stato proponeva invece due abbassamenti (nel 2020 e nel 2025) di due punti l’uno.

L’altra novità riguarda il famoso moltiplicatore d’imposta comunale differenziato tra le persone fisiche e quelle giuridiche. Ricordiamo che si tratta – come recita l’art. 177 della Legge tributaria cantonale “della percentuale che determina il prelievo per l’imposta comunale, applicata al gettito d’imposta cantonale base del Comune, segnatamente all’imposta sul reddito e sulla sostanza”. Il rapporto di maggioranza chiede di mantenere la soglia minima del 40% per quanto riguarda il prelievo comunale (persone fisiche e giuridiche). Per quanto riguarda il moltiplicatore delle persone giuridiche, esso non “può essere inferiore di oltre 20 punti percentuali né superiore di oltre 60 punti percentuali rispetto al moltiplicatore d’imposta delle persone fisiche”. In pratica si è messo un limite anche al rialzo, rispetto al solo generico differenziale di 20 punti tra i due moltiplicatori. Infine, in presenza di un disavanzo di bilancio il Comune aumenta i moltiplicatori secondo quanto stabilito dal regolamento. In caso contrario il governo li modificherà d’ufficio. Ricordiamo che la riforma tributaria cantonale deriva dal cambio di legislazione nazionale. Avendo popolo e Cantoni accettato la Riforma fiscale e del finanziamento dell’Avs lo scorso 19 maggio (quella che elimina gli statuti speciali per le società di sede e le holding per accettare i nuovi standard internazionali, ndr), le relative leggi cantonali devono essere adeguate di conseguenza. In Ticino, come in altri Cantoni, si è colta l’occasione per riformare l’intero impianto tributario in senso più competitivo. L’obiettivo ultimo è quello di portare entro il 2025 il carico tributario globale sull’utile delle imprese al 14,6% (13,8% per Comuni più vantaggiosi e 16,2% per quelli meno vantaggiosi). «Per noi si tratta di una proposta equilibrata, anche perché frutto di un accordo politico preso all’unanimità in Consiglio di Stato», ci risponde Alex Farinelli, uno dei relatori di maggioranza. «Con la presentazione del messaggio sulla riforma fiscale il governo ha deciso, unanimemente, di destinare risorse nei prossimi anni a diversi settori: 17 milioni a favore della scuola e 15,4 milioni nella socialità. A questo si aggiungono 30 milioni l’anno per il potenziamento del trasporto pubblico», precisa Farinelli. «Dalla sinistra ci saremmo aspettati un diverso atteggiamento e non un rapporto di minoranza. In questo modo ci sentiamo liberi di decidere anche sul messaggio sulla scuola», continua il capogruppo del Plr. «Non toccheremo l’importo deciso dal governo, ma le misure di attuazione concrete sì».

«Il nostro rapporto fa proposte precise tenendo conto dei bisogni sociali della popolazione. Non facciamo ricatti politici», afferma Ivo Durisch, relatore di minoranza. «L’abbassamento del coefficiente cantonale d’imposta avrebbe un impatto modesto sui redditi bassi a vantaggio di quelli alti. Per quanto riguarda l’utile delle persone giuridiche proponiamo un’aliquota dell’8% fino al 2024 e poi del 7% dal 2025 a condizione che le aziende rispettino determinati criteri sociali e ambientali». «Se sosterremo un eventuale referendum? Lo decideremo in seno al partito e non sarà Farinelli a dirci cosa fare», conclude il capogruppo socialista.

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