Ticino

Pietra naturale ticinese, l'80 per cento va oltre Gottardo

Porte aperte sabato in alcune cave. Il nodo degli inerti importati dall'Italia che creano problemi per lo smaltimento di scarti

(Ti-Press)
11 settembre 2019
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Sabato 14 settembre si terrà la prima giornata delle ‘Cave aperte’ in Svizzera (www.caveaperte.ch). Una manifestazione promossa da Naturstein Verband der Schweiz e pensata per avvicinare la popolazione al mondo della pietra naturale. A sud delle Alpi, il principale luogo di estrazione in Svizzera, hanno aderito alla giornata le ditte Alfredo Polti Sa della Val Calanca (Grigioni) e la Ongaro Graniti Sa di Cresciano. Sabato prossimo, quindi, sarà possibile visitare e vedere da vicino i luoghi di estrazione e lavorazione dello Gneiss ticinese, una delle pietre naturali più diffuse e apprezzate nel settore della costruzione in Svizzera. «Circa l’80% della nostra lavorazione va oltre San Gottardo», afferma Giuseppe Ongaro, titolare della Ongaro Graniti azienda che estrae oltre 20 mila tonnellate l’anno solo a Cresciano. L’estrazione ticinese è invece pari a 300 mila tonnellate l’anno. «E non tutta questa pietra naturale diventa un prodotto utilizzabile nella costruzione. Cira il 30-40% è materiale di scarto che in questi anni non trova più sbocco sul mercato», continua Ongaro. In pratica la mancanza di spazi sufficienti in Ticino per depositare gli inerti, ha aumentato l’importazione di sabbia, ghiaia e ghiaione dalla vicina Italia. Con il franco troppo forte rispetto all’euro, i prezzi italiani di questi prodotti di scarto sono diventati talmente bassi che non coprono più nemmeno i costi della lavorazione locale. «È più conveniente importare dall’Italia, trasporto incluso, che acquistare in Ticino», precisa Ongaro.
Concetto ribadito anche dall’economista Mauro Baranzini. «Oggi si importano circa 1,3 milioni di tonnellate l’anno di inerti. Ogni giorno una fila di 5 chilometri di camion transita da un lato all’altro del confine, intasando le strade. Una situazione che impedisce quella che gli economisti chiamano ‘economia di scopo’ ovvero la valorizzazione di materiali di scarto dopo aver sfruttato la pietra naturale che è una risorsa culturale ed economica delle valli ticinesi», aggiunge il professore Baranzini. Ricordiamo che il settore dà lavoro a circa 330 persone e genera un fatturato di 70 milioni di franchi l’anno. Per non parlare della duttilità della pietra nella edificazione di ponti ed edifici pubblici di pregio, come ricordano l’ingegnere Jürg Conzett e gli architetti Michele Arnaboldi e Stefano Zerbi.

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