Ticino

Congiunzioni, quando dissero di no

Plr e Ppd si opposero, con successo, al ripristino delle ‘alleanze’ alle elezioni cantonali e comunali

30 luglio 2019
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“La congiunzione delle liste, lungi dall’essere quella preclara manifestazione di democrazia che affermano i suoi sostenitori, rischia di tradursi in un imbroglio ai danni degli elettori, specie di quelli meno cogniti di certe alchimie”. Parole scritte non quaranta o trent’anni fa, ma nel recente passato: nel 2017. Parole contenute nel rapporto di maggioranza dell’allora commissione parlamentare Costituzione e diritti politici, con cui Plr e Ppd chiedevano al plenum del Gran Consiglio di silurare – cosa avvenuta nella seduta del 22 gennaio 2018 – la proposta avanzata dall’Udc, e appoggiata da leghisti e socialisti, di ripristinare in Ticino, tramite una modifica della legge cantonale sull’esercizio dei diritti politici, la possibilità di congiungere le liste per le elezioni comunali e cantonali. A opporsi, come detto con successo, all’iniziativa parlamentare democentrista sono stati proprio quei due partiti che in vista delle federali di ottobre potrebbero fare ciò che solo due anni fa osteggiavano, definendolo addirittura un imbroglio nei confronti degli elettori.

Nel frattempo il conto alla rovescia è cominciato: dopodomani, 1° agosto, a Melide il Comitato cantonale del Plr deciderà se congiungere la propria lista con quella dei popolari democratici nella corsa al Consiglio nazionale. Gli ‘azzurri’ si sono già dichiarati favorevoli all’alleanza. Ora si attende il verdetto dei liberali radicali. Giovedì la discussione non mancherà, in un parlamentino oltretutto blindato, visto che la stampa, hanno stabilito i vertici del partito, non potrà partecipare ai lavori (ai cronisti riferirà il presidente Caprara al termine della seduta). In questi giorni di avvicinamento all’importante riunione, esponenti del Plr, di lungo corso e giovani, si sono espressi sulla prospettata intesa fra i due partiti storici e storicamente divisi (perlomeno sino a pochi anni fa). Un’intesa anzitutto sui temi, spiega una parte dei fautori della congiunzione, per salvare e valorizzare quel centro politico che corre altrimenti il pericolo di essere annullato/fagocitato dalla sinistra e dalla destra. Un’intesa, commentano altri con una buona dose di pragmatismo, per cercare di mantenere i seggi di entrambi i partiti a Berna, nella Camera del popolo e in quella dei Cantoni: insomma, una questione di poltrone e nulla più.

Congiunzione sì, congiunzione no? La lettura del rapporto commissionale con il quale Plr e Ppd bocciavano la reintroduzione della congiunzione nelle elezioni comunali e cantonali è comunque illuminante, in un Cantone che, rileva qualcuno, non di rado ha la memoria corta. “Oltre ai motivi già richiamati in precedenza (ambiguità del sistema proposto, motivazione opportunistico-’cadregara’ dello stesso ecc.), va osservato che la congiunzione delle liste, lungi dall’essere quella preclara manifestazione di democrazia che affermano i suoi sostenitori, rischia di tradursi in un imbroglio ai danni degli elettori, specie di quelli meno cogniti di certe alchimie. I quali probabilmente – prosegue il documento – non immaginano neppure che, votando la lista X, il loro voto possa poi essere ‘trasferito’ alla lista Y”. “Si tratta – rincara il rapporto del novembre 2017 – di un imbroglio legale (se il parlamento ed eventualmente il popolo lo vorranno), ma che non per questo cessa di essere tale”. Non solo: “È noto peraltro, e confermato dalla storia politica del nostro Cantone, che qualche ‘area’ non è mai abbastanza unita per formare un unico partito, ma non è mai neppure abbastanza divisa per formarne due o tre realmente autonomi. Le sue varie formazioni ricorrono quindi volentieri al mezzuccio di presentarsi separate ma di spalleggiarsi a vicenda, per puntellare qualche seggio ‘a rischio’. Occorre però chiedersi se sia davvero compito della legge assecondare questi giochetti. A nostro parere, la risposta è no”. Parole messe nero su bianco poco meno di due anni fa.

Agustoni (Ppd) e Celio (Plr): ‘Ma per il Nazionale sono permesse dalla legge’

C’era pure la firma del capogruppo popolare democratico Maurizio Agustoni, sul rapporto di maggioranza poi votato dal Gran Consiglio che chiedeva di rigettare la proposta di reistituire la possibilità di congiungere le liste per le elezioni di parlamento e Consiglio di Stato. Un rapporto molto duro (vedi articolo sopra). Eppure proprio chi ha affossato quella proposta – vale a dire Plr e Ppd – è sempre più vicino a stringere un accordo in vista delle elezioni federali. È la pragmatica vittoria della realpolitik o il vento è cambiato? «Alt, stiamo parlando di due cose diverse», risponde netto Agustoni raggiunto dalla ‘Regione’. Nel senso che, spiega, «la proposta che abbiamo contrastato in Gran Consiglio era per le elezioni cantonali e comunali, dove le congiunzioni erano possibili fino a qualche anno fa prima che fosse introdotto un sistema elettorale più favorevole alle minoranze». Sarebbe stato «un cambiare le regole del gioco a un minuto da mezzanotte – riprende Agustoni – in un contesto dove non c’è un problema di rappresentanza politica (in Gran Consiglio si ottengono deputati con poco più dell’1% e sia in Consiglio di Stato che nei principali Municipi sono presenti tutte le forze politiche)». Discorso diverso per Berna, dove «la legge federale prevede da tempo le congiunzioni per il Consiglio nazionale per consentire un’adeguata rappresentanza a tutte le aree politiche, altrimenti a rischio». Quello che Celio (Plr) nel suo rapporto a livello cantonale definì “un imbroglio legale” – «definizione un po’ eccessiva, che nel mio intervento in aula non ho utilizzato», dice Agustoni – per l’esponente popolare democratico «a livello federale risponde ad altre logiche». D’accordo, ma se ipotetiche congiunzioni alle cantonali son state definite come “strumentali” anche nel dibattito in aula, concederà che di fronte alle trattative tra Plr e Ppd si possa pensare la stessa cosa, essendo l’obiettivo di chiunque si presenti alle elezioni fare seggi. Non proprio, risponde Agustoni: «Alle elezioni federali è possibile congiungersi, è un fatto. Sinistra e destra hanno deciso di farlo per ridimensionare la voce dell’elettorato di centro. Ppd e Plr devono decidere se provare a difendere questa voce dagli attacchi altrui». Tesi, questa, portata avanti anche dall’ex granconsigliere Plr Franco Celio. Arrembante nel suo rapporto di due anni fa e nel discorso in Gran Consiglio contro le congiunzioni, alla ‘Regione’ (cfr. edizione del 28 giugno) si disse “possibilista” su un accordo col Ppd. Cosa è cambiato, gli chiediamo: «La mia idea sulle congiunzioni è quella espressa nel rapporto, non l’ho cambiata. Ma a livello federale sono consentite, si possono fare addirittura le sottocongiunzioni. A me sembra che, dal momento che vengono fatte dagli altri non sia un delitto se anche il Plr sceglie di percorrere questa strada. Sono permesse, perché non farne uso?».

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