Ticino

Finto cuoco di Berlusconi: 'Chi gli ha dato il permesso?'

Matteo Pronzini scrive al Consiglio di Stato: 'Come ha potuto, l'italiano, aprire una ditta quando espelliamo persone la cui sola colpa è non avere più un lavoro?'

Qualcuno mi spieghi il perché (Ti-Press)
14 maggio 2019
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Noto alle cronache come "Il finto cuoco di Berlusconi", stabilitosi nel Locarnese, l'italiano condannato per truffa aggravata nel Belpaese è tornato sotto i riflettori negli scorsi giorni. Come riferito dal portale Tio, il 48enne sarebbe stato segnalato sia alla polizia cantonale che alla sezione della popolazione. "Nella Svizzera italiana – scrive Matteo Pronzini (Mps) al Consiglio di Stato – il 48enne avrebbe già raggirato una ventina di produttori di vino l’anno scorso per un totale di quasi 55mila franchi. Per quella vicenda, sarebbe stato condannato a sei mesi di carcere nel nostro cantone".

Pronzini si riaggancia alla decisione del Dipartimento delle istituzioni (aprile 2015) di introdurre l'obbligo di presentazione dell’estratto del casellario giudiziale e dei carichi pendenti per il rilascio e il rinnovo dei permessi B e G; richiesta dei carichi pendenti "sospesa a novembre 2015 in concomitanza con la candidatura di Norman Gobbi al Consiglio federale nella file dell’Udc", scrive il deputato Mps. "Gobbi, che ha sempre vantato l’efficacia dell’obbligo di presentazione del casellario giudiziale – continua Pronzini – ha pure assicurato che a partire dal mese di dicembre 2013 i collaboratori dell’Ufficio della migrazione, prima di rilasciare o di rinnovare un permesso di soggiorno o di lavoro in Svizzera, sono tenuti a eseguire dei controlli sistematici sui motori di ricerca in internet, nel tentativo di individuare elementi indicativi del fatto che la persona straniera in questione abbia o meno interessato in Svizzera o all’estero le Autorità di polizia e giudiziarie".

Il deputato Mps non si spiega come il cosiddetto "cuoco di Berlusconi avrebbe potuto ottenere un permesso per risiedere in Ticino e aprire un ditta, tanto più che dal nostro cantone vengono espulse intere famiglie e persone la cui sola colpa è quella di essere rimaste senza un lavoro". A meno che il problema non sia relativo "a una particolarità dell’estratto dal casellario giudiziale italiano", prosegue Pronzini. Ovvero al fatto che quello che in Italia si chiama certificato penale "riporta le condanne penali passate in giudicato, ma solo quelle di una certa gravità. Solo le autorità possono visionare tutte le condanne, nell’estratto invece alcune non figurano, nemmeno se a richiederlo (e consegnarlo alle autorità ticinesi) sono i condannati stessi".  

Da qui la richiesta al Consiglio di Stato:

  • La polizia cantonale e la sezione della popolazione hanno ricevuto segnalazioni in merito a questo caso?
  • L’uomo in questione risiede in Ticino? Se sì, con che tipo di permesso e quando è stato rilasciato? È stato richiesto l’estratto del casellario giudiziale? È stata effettuatala ricerca con i motori di ricerca?
  • Come è stato possibile per l’uomo in questione aprire una ditta se era già stato condannato in Ticino? Per iscriversi al Registro di commercio è necessario presentare il casellario giudiziale? 
  • L’estratto del casellario giudiziale italiano riporta tutte le condanne passate in giudicato? Vi figurano le condanne per truffa o fallimento fraudolento? 
  • Se l’estratto del casellario giudiziale italiano non riporta tutte le condanne, come è possibile per l’Ufficio migrazione scoprire i truffatori o i fallitori seriali? 
  • A quanti truffatori o fallitori seriali è stato negato il permesso B dal 2015 ad oggi?
  • A quanti truffatori o fallitori seriali è stata negata l’iscrizione al Registro di commercio negli ultimi anni?
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