Ticino

Bonus e malus da rivedere

I viticoltori chiedono una revisione del neonato sistema di fissazione del prezzo delle uve

11 maggio 2019
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A un anno dalla sua introduzione, il sistema di bonus/malus sul prezzo delle uve va ridiscusso. La richiesta è stata resa pubblica qualche settimana fa durante l’assemblea della Federviti, l’associazione che riunisce i produttori di uva, ed ha trovato orecchie attente da parte dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese (Ivvt), organo che accomuna viticoltori e vinificatori. L’Ivvt ha già dato il proprio assenso a sedersi a un tavolo, conferma il presidente di Federviti Giuliano Maddalena: «Va sottolineata l’ottima collaborazione con gli ottimi partner. Il fatto stesso di avere degli interlocutori che sono disponibili al colloquio è un aspetto estremamente positivo», commenta. «Le discussioni sono iniziate subito dopo la vendemmia dello scorso anno», conferma dal canto suo Gianni Moresi, presidente dell’Ivvt.

Il sistema di penalizzazione o incentivo era stato deciso all’interno dell’Interprofessione per correggere il tiro in caso di particolare sovraproduzione o sottoproduzione di uve in un contesto dove, da un lato, aumentano le giacenze di vino nelle cantine ticinesi ma dove, dall’altro, i produttori chiedono di poter condividere con la filiera parte dei rischi economici derivati da gelate, grandine, malattie e insetti nocivi. Due esigenze contrapposte che hanno trovato un punto di incontro in un calcolo che fissa un prezzo al chilo ridotto se l’uva raccolta durante la vendemmia supera del 5% la media decennale e un prezzo maggiorato qualora la produzione sia inferiore alla media decennale. Un sistema che lo scorso anno non aveva dovuto essere applicato, visto che il raccolto – nonostante i chiari di luna negativi – era risultato in media. Malgrado ciò, sono emerse perplessità tali da portare i viticoltori a chiedere e ottenere già da subito un dialogo.

Il nodo della regionalità

Tra i problemi evidenziati, ad esempio, vi sarebbe la poca flessibilità nel gestire le differenze regionali visto che la soglia di sovra/sottoproduzione è calcolata sulla media cantonale e il bonus/malus viene applicato ugualmente da Airolo a Chiasso. Ciò potrebbe favorire o penalizzare eccessivamente regioni in cui l’annata si è scostata in modo significativo da quella vissuta dal resto del Cantone. I produttori chiedono inoltre di poter distinguere tra viticoltura di collina, più impegnativa e costosa, e viticoltura di pianura. «Non è però semplice trovare un terreno comune – rileva il direttore dell’Ivvt Andrea Conconi –. Per esempio bisognerebbe definire i criteri di una coltura di collina. Quali però? In base alla pendenza? E se sì, a quanto fissiamo il limite?».

Quella sulla riforma del sistema bonus/malus, «che per inciso non aveva fatto l’unanimità nemmeno tra i negozianti di vino, che chiedono una riduzione di prezzo delle uve», è una «discussione che deve comunque avvenire tra produttori e trasformatori. Noi possiamo fare al massimo da arbitri», precisa il presidente dell’Interprofessione, secondo cui entrambe gli attori non devono comunque dimenticare la logica di mercato. «Quello fissato dal sistema bonus/malus è solo un prezzo indicativo, una sorta di prezzo minimo. Ma quando l’uva è buona qualità, i negozianti sono disposti a pagarla bene. Deve essere quindi il viticoltore a sapesi vendere bene per strappare il miglior prezzo possibile».

In un contesto come l’attuale, dove le giacenze di invenduto sono aumentate, «il produttori di uva non possono comunque attendersi che le cantine comprino indiscriminatamente. È il mercato che deve decidere e tutti devono lavorare per mantenere questo mercato sano. La discussione, in questo senso, è ancora completamente aperta e nessuno si presenta a pugno duro. Anzi, tra trasformatori e viticoltori c’è sicuramente rispetto e considerazione». Ciò nonostante anche i vinificatori potrebbero arrivare al tavolo del dialogo chiedendo di nuovo un contributo per lo stoccaggio delle uve. Un’entrata «che garantirebbe loro margine per promozioni verso la grande distribuzione o la ristorazione». Attriti in vista? «No: semplicemente ognuno cerca di garantirsi le migliori condizioni».

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