Ticino

Primo maggio, oltre duemila persone a Locarno

Tema principale del corteo lo sciopero della donne in programma per il 14 giugno. Ad Arbedo presente Marina Carobbio Guscetti.

Ti-Press/Crinari
1 maggio 2019
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Oggi in tutto il mondo si celebra il Primo maggio, festa internazionale del lavoro indetta durante la Seconda internazionale. Oltre duemila, secondo gli organizzatori, le persone che hanno sfilato per le strade di Locarno.

Tema caldo del corteo, lo sciopero della donne in programma per il 14 giugno, sostenuto oggi sulle rive del Maggiore da numerosi sindacati. “Senza muri e senza paura” lo slogan del serpentone che alle 11.30 ha preso il via su Largo Zorzi in direzione di Piazza Grande, invocando parità dei sessi, rispetto e solidarietà. 

Marina Carobbio Guscetti ad Arbedo 

A ricordare il valore della manifestazione del 14 giugno ci ha pensato anche la presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio Guscetti, ospite ad Arbedo per la Festa del 1° maggio. La prima cittadina svizzera ha sottolineato la necessità di «battersi per salari decenti, parità salariale, la valorizzazione dei lavori prevalentemente femminili e il riconoscimento ma anche la suddivisione tra donne e uomini del lavoro di cura». La parità dei sessi è iscritta nella Costituzione svizzera dal 1981 e dal 1996 è legge. «Eppure essa è ben lungi dall’essere raggiunta – rileva la presidente del Nazionale –. La cura dei figli e delle persone ammalate è ancora prevalentemente a carico delle donne. Secondo l’Ufficio federale di statistica, sono 9,2 miliardi le ore di lavoro non remunerato fornite in Svizzera nel 2016». Carobbio ha poi messo in luce l’importanza di un altro movimento: quello dei giovani per il clima. Giovani, ha ricordato l’esponente socialista, che «chiedono con forza a noi adulti, politici e genitori di agire rapidamente contro il cambiamento climatico. È compito della politica prendere sul serio questi giustificati timori per difendere il nostro pianeta, anche a costo di introdurre misure che a corto termine possono sembrarci impopolari».

 

 
 
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