Ticino

'Tutorie, ora però la politica decida'

Arp, Preture, Tribunale di famiglia... le associazioni attive in Ticino nel delicato settore: la riorganizzazione deve essere una delle priorità della nuova legislatura

28 febbraio 2019
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La riorganizzazione in Ticino del settore tutele e curatele «deve essere una delle priorità della prossima legislatura». Perché è già passato troppo tempo. E il settore, in particolare per quanto concerne le Autorità regionali di protezione, a detta di molti deve essere rivisto, «con urgenza». Perché, osserva Pietro Vanetti, presidente dell’Associazione genitori non affidatari (Agna), «è un tema che riguarda un terzo degli adulti e, loro malgrado, un terzo dei bambini. E la politica non presta sufficiente attenzione a questo problema».

Considerato come l’indirizzo preso dal Dipartimento istituzioni è quello di ‘cantonalizzare’ le Arp, rimanendo in ambito amministrativo, per Vanetti «è fondamentale che, seriamente, chi ha in mano la riorganizzazione ci ascolti». Nel senso che «chiediamo di essere coinvolti, per fare in modo che il progetto nasca in modo condiviso e tenga in considerazione la visione dell’utenza, non solo quella degli operatori e dei finanziatori». Perché per Vanetti «sono le associazioni come le nostre che hanno il polso della situazione, conoscono il territorio e sanno di cosa hanno bisogno le persone». Ascolto e coinvolgimento sono al centro anche delle richieste formulate dalla coordinatrice dell’Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite, Lisa Bacchetta: «Un ascolto che però sia regolare, che ci veda veramente attori in un tavolo di discussione. Perché vogliamo sottoporre diverse nostre proposte che andrebbero, secondo noi, a migliorare la situazione».

Proposte che sono ad esempio l’istituzione di «un Tribunale di famiglia», quindi il passaggio dal modello amministrativo a quello giudiziario che «garantisce decisioni più autorevoli e riconosciute anche in altri Cantoni e all’estero». L’altra proposta è un netto cambio di paradigma in seno alle Autorità regionali di protezione: «Il presidente di un’Arp ha competenze giuridiche, certo. Ma ci sono tanti casi nei quali un’interdisciplinarità aiuterebbe». Così, continua Bacchetta, «le Arp potrebbero essere accompagnate anche da figure professionali come psicologi o persone che conoscono bene i mutamenti della società, che potrebbero portare ad avere uno sguardo più completo e preciso sulle dinamiche in atto, comprendere meglio certe situazioni».

In tempi brevi però, come fa presente Rudy Novena, attivo nell’Agna ma anche segretario operativo della Conferenza cantonale dei genitori: «La prima cosa che deve arrivare al nuovo parlamento dopo le elezioni è una tempistica chiara e definita per questa riorganizzazione, siamo stufi del dilatarsi dei tempi». Ma nel frattempo, vale a dire in attesa dell’analisi di costi e ricavi del progetto, «miglioriamo quello che c’è già, sfruttiamo la base di partenza e lavoriamo soprattutto sulla formazione delle persone coinvolte in queste decisioni e sulla messa in rete, la condivisione delle conoscenze». Di formazione parla anche la direttrice dell’Aspi - Fondazione per la protezione dell’infanzia Myriam Caranzano-Maitre, assieme a una «prevenzione a tappeto». Collaborando, come già ora accade, con le scuole ad esempio: «Ma occorre un potenziamento, vorremmo maggiori risorse finanziarie a disposizione». Prevenzione spiegando ai bimbi come comportarsi e a chi rivolgersi in caso di bisogno certo, ma anche per gli insegnanti: «Non è ammissibile che un docente possa non sapere cosa sia un’Arp». Per Claudia Nespeca, psichiatra della Clinica Santa Croce di Orselina «è essenziale confrontarsi apertamente, è sbagliato credere che evitare i conflitti e ragionare per compartimenti stagni aiuti. Tutti gli attori coinvolti devono discutere apertamente, e meglio. È l’unica strada». Infine, se per il Consiglio degli anziani “preoccupa il fatto che in questa riorganizzazione non è considerata la persona nella sua interezza, e nemmeno il riferimento e coinvolgimento importante del familiare o della rete curante”, per il “Gruppo 20 novembre per i diritti del bambino” il bene dei fanciulli “deve essere messo al centro di tutto”.

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