Ticino

'È ora di privilegiare i fiumi'

Centrali idroelettriche: il rapporto di maggioranza sostiene l’aumento dei rilasci. La minoranza propone invece di rivedere l’aumento dei deflussi minimi

6 febbraio 2019
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Le centrali idroelettriche devono lasciare nei fiumi un po’ più di acqua rispetto a quanto fanno ora, e la conseguente mancata produzione di elettricità deve essere compensata finanziariamente dallo Stato. Il meccanismo, proposto con un messaggio dal governo al parlamento e già tradotto in decisione pubblicata sul Foglio ufficiale, ha incassato ieri l’appoggio della maggioranza della Commissione energia, che ha sottoscritto il rapporto di Fiorenzo Dadò (Ppd) favorevole al ritocco dei deflussi minimi a cui devono attenersi gli impianti. Convinta della “corretta” ponderazione degli interessi svolta dal governo – da un lato la produzione di energia locale e pulita, dall’altra la salvaguardia della flora e della fauna che abita i corsi d’acqua ticinesi – la maggioranza è dell’avviso che sia giunto il momento di risanare i fiumi. “La decisione del Consiglio di Stato – scrive il relatore Dadò – ha tenuto conto dell’interesse particolare dell’approvvigionamento invernale, che combacia peraltro pure con l’interesse dei produttori idroelettrici: i rilasci sono stati difatti maggiorati quasi esclusivamente in estate, e concernono prese di acqua fluente che consentono una produzione poco flessibile e non trasferibile in inverno. Al contempo i rilasci estivi producono il maggior beneficio ecologico”. Considerato che Ofima e Ofible hanno nel frattempo presentato un ricorso al Tribunale amministrativo contro i prospettati nuovi valori da rispettare, il rapporto di maggioranza presenta tre decreti, uno per azienda (la terza è Aet). E questo “per evitare che l’eventuale contestazione per via giuridica di un decreto da parte di un’azienda possa ritardare o compromettere l’esecutività della decisione concernente altre aziende”. Contrario invece a dare luce verde ai nuovi livelli è il rapporto di minoranza di Fabio Badasci (Lega), che propone un “approccio più pragmatico, con un aumento dimezzato dei deflussi accompagnato da puntuali verifiche degli effetti negli ecosistemi”. Calma, insomma, a chiudere i rubinetti alle aziende idroelettriche. Quanto proposto infatti le “penalizza esageratamente”. Le misure decise dal Cantone “sono manifestamente sproporzionate – valuta Badasci –, a favore unicamente di interessi ambientali locali e vanno manifestamente ben oltre lo stretto necessario previsto dalla legge”. Non da ultimo, con una “netta svalutazione” degli impianti idroelettrici, che in ottica di riversioni appare “a dir poco sorprendente”. I calcoli poi stimati dal Consiglio di Stato – cinque milioni di franchi annui di compensazione – per Badasci non sono corretti, “alla luce del rialzo dei prezzi sui mercati dell’elettricità”, con la fattura che dunque sarà più salata. Il Plr aveva chiesto in merito ulteriori approfondimenti che però non sono stati concessi, e anche per questo ha deciso di sostenere il rapporto di minoranza.

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