Ticino

Su le mascherine, l'epidemia influenzale è arrivata in Ticino

Entra in vigore la nuova direttiva del Medico cantonale per l'uso delle mascherine da parte del personale di strutture sanitarie che non si è vaccinato

16 gennaio 2019
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L’Ufficio del medico cantonale (UMC) segnala che l’epidemia influenzale è iniziata. La soglia fissata dall’Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP) di 68 casi su 100'000 abitanti è stata sorpassata. Ogni anno l’epidemia influenzale colpisce la Svizzera provocando da 112'000 a 275’000 consultazioni mediche, da 1'000 a 5'000 ospedalizzazioni e fino a 1'500 decessi dei quali da 100 a 300 sono causati da influenze nosocomiali.

A fronte di questi dati e di quelli acquisiti l’anno scorso con l’applicazione di una Raccomandazione per l’utilizzo delle mascherine per il personale di strutture e servizi sanitari non vaccinato durante l’epidemia influenzale, il Medico cantonale ha deciso, con l’intento di contenere l’impatto dell’influenza e meglio proteggere le persone più vulnerabili, di rafforzare il messaggio pubblicando una Direttiva dove la mascherina diventa obbligatoria per il personale non vaccinato contro l’influenza.

Da questo momento, la “Direttiva sull’utilizzo delle mascherine da parte del personale a contatto con pazienti durante l’epidemia influenzale” delle strutture sanitarie (ospedali, cliniche e cliniche di riabilitazione), delle strutture socio-sanitarie (case per anziani) e dei servizi di assistenza e cura a domicilio (SACD) entra pertanto in vigore. Inoltre, si invitano tutte le persone in visita negli ospedali, nelle cliniche e nelle case per anziani a seguire le istruzioni della struttura (utilizzo della mascherina e disinfezione delle mani). Queste misure si rendono necessarie per contenere e diminuire il numero di casi nosocomiali di influenza e soprattutto per proteggere la salute dei pazienti vulnerabili e ad alto rischio di complicazioni (lattanti, anziani, malati cronici, ecc.).

Evitare luoghi affollati, lavarsi le mani spesso  

I virus dell’influenza si trasmettono facilmente attraverso goccioline emesse dalle persone infette, starnutendo, tossendo o parlando. Oppure, indirettamente, attraverso il contatto con oggetti o superfici di uso comune come la maniglia di una porta dove il virus può sopravvivere per qualche ora. La prevenzione migliore resta il vaccino, ma anche sapere cosa evitare. «Semplici misure igieniche sono importanti e raccomandate come lavarsi le mani regolarmente con acqua e sapone, tossire e starnutire in un fazzoletto di carta, stare ad un metro di distanza quando si parla, evitare di dare la mano se possibile», spiega il dottor Enos Bernasconi vice primario di medicina interna e malattie infettive all'ospedale regionale di Lugano. Il medico precisa che «un adulto infetto è contagioso già dal giorno che precede la comparsa dei sintomi fino a dopo la scomparsa degli stessi».

Chi è davvero influenzato stia a casa

Posti di lavoro comuni, supermercati, cinema e altri luoghi affollati sarebbero da frequentare con misura. «Effettivamente evitare i luoghi affollati diminuisce il rischio di contagio, ma ricordiamo che un’epidemia può durare anche dodici settimane. Sarebbe comunque opportuno che chi è veramente ammalato stia a casa soprattutto per non trasmettere il virus a colleghi», aggiungeil dottor Enos Bernasconi. 

Mettersi una mascherina durante la fase epidemica può preservare in teoria dal contagio. «Il problema è che le mascherine convenzionali hanno un’efficacia protettiva limitata a un paio d’ore per cui bisogna cambiarle regolarmente. Ciò è difficilmente praticabile al di fuori di ospedali e case di cura», conclude.  

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