Ticino

’Ndrangheta: ucciso per l’offesa a un boss

Le autorità antimafia italiane hanno identificato gli autori di un crimine del 2008. Il mandante è noto anche in Ticino

Immagine tematica (archivio Ti-Press)
13 gennaio 2019
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Un delitto di ’ndrangheta per una parola di troppo durante una lite. Insomma, un’offesa a un boss radicato nel Comasco, con tentacoli anche in Ticino. È il movente per il quale l’8 agosto 2008 un killer, arrivato all’interno di un bar a Bulgarello (una dozzina di chilometri da Como), in sella a una motocicletta, casco integrale in testa, esplose in rapida successione tre colpi di pistola per ammazzare Franco Mancuso, 35enne autotrasportatore, sposato, tre figli piccoli. A distanza di dieci anni la Direzione distrettuale antimafia, sviluppando la soffiata di un pentito con collegamenti con il Ticino, arrestato nel novembre 2014 nell’ambito della operazione ‘Insubria’, è arrivata a identificare l’autore materiale del delitto e il mandante. A entrambi sabato i carabinieri del Ros di Milano e del Reparto operativo di Como hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove peraltro uno dei due, a seguito della condanna rimediata nel processo per ‘Insubria’, già si trovava. Il presunto mandante del delitto sarebbe Bartolomeo Iaconis, 60enne, originario di Giffone (Reggio Calabria), con precedenti per associazione di stampo mafioso, esponente di spicco della ‘locale’ di Fino Mornasco, braccio destro di Michelangelo Chindamo, personaggio noto anche in Ticino, arrestato nell’ambito del­l’‘Insubria’, per aver cercato di estorcere 200mila euro a un commercialista di Chiasso e a un avvocato di Como. Mentre a far fuoco, alle 17.15 di quell’8 agosto di quasi dieci anni fa, sarebbe stato Luciano Rullo, 51enne, comasco, “legato al mandante da datati rapporti di frequentazione e di solidarietà criminale” scrive il Gip di Milano nel provvedimento restrittivo. L’omicidio di Franco Mancuso allunga la scia di sangue che nel Comasco la ’ndrangheta si è lasciata alle spalle negli ultimi dieci anni. L’ultimo morto ammazzato, Ernesto Albanese, 33enne di Fino Mornasco, era stato ucciso con trenta coltellate nel giugno 2014 in un bar di Vertemate e sepolto nudo in un bosco di Guanzate, per essere ritrovato quattro mesi dopo dagli agenti della Squadra Mobile di Como. La presenza di un collaboratore di giustizia rappresenta una sorta di comun denominatore: grazie a loro è stato possibile dare una degna sepoltura alle vittime.

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