Ticino

La Roadmap? Un 'traguardo' ma resta l'incognita dell'accordo fiscale

Zali: 'Più di quanto si sia ottenuto dalla Lombardia in 5 anni'. Vitta: 'Senza intesa tra Cantone e Regione sull'accordo, la strada nazionale sarà in salita'

L'incontro di oggi a Milano (Ti-Press)
17 dicembre 2018
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«Se non altro la firma di una ‘roadmap’ dimostra come certi temi, che in passato pensavamo fossero solo una nostra preoccupazione, siano in realtà condivisi dalla Lombardia. Tra questi vi sono il traffico e l’ambiente». Una vera e propria «sorpresa» per il presidente del Consiglio di Stato Claudio Zali, emersa già durante il primo incontro di maggio e suggellata oggi con la sottoscrizione dell'accordo transfrontaliero avvenuta a Milano.

Il documento è quindi un traguardo importante, ma anche un punto di partenza. «La soddisfazione è per il traguardo – commenta Zali –. È più di quanto si sia riusciti a fare con la Regione Lombardia negli ultimi cinque anni». Un'accelerazione «data dalla nuova giunta» con cui si sono instaurati «rapporti personali favorevoli» che «sono di buon auspicio». Adesso però «questa intesa deve tramutarsi in progetti operativi e risultati». Perciò è previsto un accompagnamento con gruppi di lavoro e tavoli tecnici, nonché con un incontro annuale a livello politico.

Tra le novità significative «vi sono i progetti Interreg che, a differenza del passato, questa volta sono estremamente concreti e di interesse ticinese, soprattutto nell’ambito della mobilità». Progetti, questi, già finanziati. Per altri «si dipenderà anche dalla messa a disposizione delle necessarie risorse». Come per la ferrovia, ambito in cui il Ticino rivendica maggiore stabilità d’orario, soprattutto per l’offerta transfontaliera ‘Tilo’, e meno ritardi per gli Eurocity. «Certo, la ferrovia per noi è un problema. Ma lo è ancora di più al di là del confine – fa notare il presidente del governo ticinese –. Bisogna infatti riconoscere come nell’area lombarda 600mila persone utilizzano quotidianamente il treno, incontrando disagi ben peggiori della decina di minuti di ritardo di cui ci si lamenta in Svizzera. È un problema cui devono porre rimedio in primis per loro stessi».

L'accordo sulla fiscalità dei frontalieri

Tra i temi più spinosi, anche perché di competenza nazionale e non regionale, vi è l’accordo fiscale sui frontalieri. In Italia la Lega ha già detto di non volerlo ratificare e la giunta Lombarda, a guida leghista, potrebbe seguire l’esempio anche su pressione dei comuni di confine. Cosa ci si può aspettare? «In questo accordo – commenta Zali – la Regione Lombardia ha quantomeno recepito il tema come qualcosa che a noi preme. D’altronde bisogna anche capire che, con questa intesa, la Lombardia rivendica una certa autonomia da Roma, a prescindere da quanto condivida davvero la necessità di ratificare l’accordo fiscale con la Svizzera». 

Il nuovo accordo sull’imposizione dei pendolari italiani è stato parafato da Berna e Roma il 22 dicembre 2015. “Da quella data sono passati tre anni, senza che si sia arrivati alla firma dell’accordo e all’avvio delle rispettive procedure di ratificazione. I recenti segnali – sia dal parlamento italiano, sia dalle collettività pubbliche della fascia di frontiera, lasciano supporre che le procedure per la sua approvazione non saranno verosimilmente riattivate in tempi ragionevoli”, si afferma nel documento

Che fare? L’obiettivo di Ticino e Lombardia è in ogni caso quello di “favorire” la revisione dell’accordo italo-svizzero del 1974. Ciò, si afferma nella Roadmap, “tenendo debitamente conto degli interessi mutui di Lombardia e Ticino e dei Comuni interessati”. Regione Lombardia e Cantone hanno quindi deciso di riunirsi “una prima volta nei prossimi mesi, insieme alla Regione Piemonte, allo scopo “di identificare gli eventuali ostacoli che si frappongono a una firma a breve dell’accordo parafato nel 2015 ed elaborare eventuali proposte all’attenzione delle rispettive autorità nazionali competenti in materia di accordo internazionale”. Proposte di una o più soluzioni che permettano “di sbloccare l’attuale situazione di stallo”.

«Sarà un gruppo di lavoro, formato da tecnici della Regione Lombardia e del Cantone Ticino, a individuare i punti dell’accordo che ‘frenano’ il processo della sua ratifica a livello nazionale – spiega, da noi interpellato, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta –. Se poi ci sarà un terreno d’intesa fra Regione e Cantone, si potrà fornire alle rispettive competenti autorità nazionali i necessari stimoli a che l’accordo del 2015 venga approvato. Se questo terreno d’intesa non ci sarà, la strada sarà veramente in salita». Berna, aggiunge Vitta, «è stata da noi informata di questo approccio e ha dato il proprio ok: chiaramente la ratifica formale dell’accordo è di competenza federale». Il gruppo tecnico, continua il capo del Dfe, «verrà costituito nel mese di gennaio».

 

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