Ticino

E se il caso Luxury Goods fosse solo l'inizio?

L'ottimizzazione fiscale internazionale ha i mesi contati e in vista potrebbe esserci una lunga stagione di ristrutturazioni

Lo stabile di Cadempino (Ti-Press)
8 ottobre 2018
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La Luxury goods international (Lgi) era già assurta agli onori della cronaca alla fine dell’anno scorso per un’inchiesta della Procura di Milano che riguardava il marchio Gucci, notissimo brand della moda italiana nell’orbita della Kering casa madre francese di Lgi. La vicenda può essere riassunta in breve con lo stesso schema messo in campo da altri colossi internazionali come Apple: il lavoro, la produzione gli affari e le vendite si svolgono in Italia, ma formalmente la sede è all’estero. Possibilmente dove le tasse pesano meno. In questo caso il 'paradiso fiscale' non è l’Irlanda, come nel caso Apple, ma la Svizzera e precisamente il Ticino. Ricordiamo che Lgi, anche se non diffonde dati a proposito, è il primo contribuente del Cantone avendo superato da tempo il gettito fiscale garantito negli anni d’oro dalla piazza finanziaria. Si sussurra, ma non vi è certezza, che l’utile della sola Luxury goods imputato al Ticino è di oltre un miliardo di franchi, il che genera entrate fiscali per l’erario cantonale.

Il filone d’inchiesta seguito dalla Guardia di finanza italiana e dal procuratore Stefano Civardi, per quanto riguarda Gucci, è proprio quello dell’estero vestizione: utili in realtà prodotti in Italia, ma tassati in Svizzera. Le imposte 'eluse' per la sola Gucci ammonterebbero a circa 1,3 miliardi di euro (più di un miliardo e mezzo di franchi). Una pratica, quella dell'ottimizzazione fiscale internazionale (legale con le norme attuali), che dovrebbe avere i mesi contati vista la prossima applicazione nei Paesi Ocse degli standard che mettono al bando i Beps (l'erosione della base imponibile e trasferimento degli utili. In inglese ‘Base erosion and profit shifting’, appunto) e a cui anche la Svizzera ha aderito. È il famoso ‘Progetto fiscale 17’, diventato nel frattempo 'Riforma fiscale e del finanziamento dell’Avs' (Rffa) e contro il quale è stato lanciato un referendum.

Il timore – non confermato dall’azienda, comunque – è che l’entrata in vigore di questo nuovo regime fiscale per le imprese transnazionali possa aver accelerato il processo di delocalizzazione di impieghi annunciato ieri dalla Lgi. Se così fosse, si sarebbe solo all’inizio di una lunga stagione di ristrutturazioni.

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