Ticino

I comuni al Cantone: 'Non ce la facciamo più con l'assistenza'

Iniziativa di 8 enti locali ticinesi per chiedere di sgravare i più toccati dall'onere in costante aumento

Foto Ti-Press
13 settembre 2018
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Sgravare i comuni più toccati dai costi dell'assistenza sociale e sussidiare quelli che mostrano impegno nel predisporre misure per contenere e prevenire il fenomeno. Lo propongono, in una iniziativa dei Comuni, Cadenazzo, Bellinzona, Bodio, Chiasso, Locarno, Maroggia, Novazzano e Ponte Tresa.

"In Canton Ticino, la spesa per l’assistenza sociale è sensibilmente aumentata negli ultimi 9 anni e, purtroppo, continua a crescere – spiegano in una presa di posizione gli iniziativisti –. Se nel 2009 il tasso di persone a beneficio delle prestazioni sociali si attestava all’1,8% della popolazione cantonale, nel 2016 tale valore ha raggiunto il 2,8%, superando oramai abbondantemente le ottomila unità. Ciò si è tradotto, per diversi Comuni, in un deciso accrescimento" dell'onere finanziario a proprio carico. Il Cantone riversa infatti sugli enti locali il 25% delle prestazioni erogate. In alcuni casi questa cifra è aumentata addirittura del 250%. Nel calcolare il riparto non si tiene tuttavia conto di fattori quali la forza finanziaria o le dimensioni del comune, fanno notare gli enti locali. "In pratica, più il numero di casi è alto, più è elevato l’importo che il Comune deve pagare". 

"In più, i Comuni su cui maggiormente grava il fenomeno dell’assistenza, sono chiamati a dotarsi di adeguati servizi sociali per prendere in carico quelle situazioni che, maggiormente, manifestano segni di fragilità e disagio, al fine di portar loro un adeguato sostegno, ma anche di contenere e possibilmente prevenire l’ulteriore espansione del fenomeno dell’assistenza. Dunque, per questi Comuni, si può affermare che vi sia un doppio costo: la fattura emessa dal Cantone e l’onere finanziario cagionato dai servizi predisposti".

Per questo si chiede una modifica di legge.

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