Ticino

Su ‘La Scuola che verrà’ il governo è compatto per il Sì

Manuele Bertoli, direttore del Decs: "Gli allievi non saranno cavie, ma al centro di un progetto che migliorerà una Scuola che già funziona bene"

Ti-Press
28 agosto 2018
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Il governo è compatto nell'appoggiare il Sì al credito per la sperimentazione de "La scuola che verrà" in votazione il 23 settembre. Lo ha ribadito il presidente del Consiglio di Stato, Claudio Zali, introducendo la presa di posizione dell'esecutivo.

Una presa di posizione che ha ricordato le varie tappe di questo progetto di riforma scolastica, e che "è stata più volte riveduto e corretto dopo le molte e costruttive consultazioni che abbiamo avuto con il mondo della scuola", ha ricordato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport. Una riforma dove "gli allievi non saranno cavie", ma che – appunto perché di sperimentazione si tratta – "saranno ancora più coinvolti e resi partecipi". Risposta indiretta alle accuse volte dai contrari a questa sperimentazione.

"Un Sì il 23 settembre – ha inoltre ricordato Bertoli – non è un'approvazione tout court della riforma. Se il credito avrà il via libera popolare, la sperimentazione nelle due varianti (quella del Decs e quella voluta dal Plr) sarà minuziosamente valutata da un istituto universitario svizzero. Che avrà un nome e una reputazione, e che quindi farà bene il suo lavoro".

L'allievo al centro

"Oggi al centro del ‘come’ insegnare – il ‘cosa’ non entra neanche in linea di conto, visto che fanno fede i piani di studio già approvati e mai messi in discussione – c'è la classe. Col nostro progetto, cioè con l'aumento di laboratori a metà classe e atelier, al centro ci sarà l'allievo. Al quale i docenti, senza concedergli né regalargli nulla, potranno essere più vicini e aiutarlo di più", ha concluso Bertoli.

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