Ticino

Ristorni e infrastrutture, meglio i gruppi di lavoro

Il Consiglio federale preferisce non avviare trattative con l'Italia per vincolare i fondi dei ristorni dei frontalieri, invitando il Ticino a dialogare direttamente con i Comuni d'oltreconfine

Ti-Press
23 agosto 2018
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Il Consiglio federale non intende aprire una trattativa con l'Italia per sondare la possibilità di un accordo volto alla realizzazione di opere infrastrutturali transfrontaliere attingendo ai ristorni dei frontalieri attivi in Ticino. Meglio far capo ai gruppi di lavoro transfrontalieri esistenti tra i due Paesi. È quanto si evince dalla risposta del Consiglio federale a una mozione del consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI) che il Governo raccomanda di respingere.

Per il Consiglio federale sussiste già la possibilità di trattare il problema sollevato dalla mozione "a livello di gruppi di lavoro transfrontalieri".
Al fine di finanziare e potenziare le infrastrutture per il trasporto pubblico tra la Svizzera e l'Italia, precisa l'esecutivo, esiste già una "Dichiarazione d'intenti concernente la cooperazione bilaterale nella realizzazione delle opere di potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e dei servizi di trasporto ferroviario entro il 2020", firmata il 17 dicembre 2012. Entro il 2020 la dichiarazione sarà aggiornata secondo i bisogni attuali, tenendo conto anche delle opinioni del Canton Ticino.

Per attuare le politiche previste dalla dichiarazione sono già stati firmati degli accordi bilaterali e creati cinque gruppi di lavoro che includono anche rappresentanti ticinesi, si sottolinea.
Nell'ambito del Programma Traffico d'agglomerato vi sarebbe poi la possibilità di sostenere misure infrastrutturali per la promozione della mobilità sostenibile all'estero, sia per l'agglomerato del Mendrisiotto che per quello del Luganese, a condizione che i Comuni esteri partecipino all'elaborazione di un programma di questo tipo.

Nel maggio scorso, rispondendo ad un'interpellanza dal contenuto simile inoltrata sempre da Romano, il Consiglio federale rilevava che nel quadro delle riunioni tra la Svizzera e l'Italia è previsto che i rappresentanti italiani informino i colleghi svizzeri circa l'utilizzazione dei ristorni.
Tuttavia, l'accordo non prevede alcun vincolo giuridico che autorizzerebbe le autorità svizzere ad avere diritto di co-decisione sul modo in cui la compensazione finanziaria viene utilizzata. Insomma, spetta all'Italia progettare e finanziarie le proprie infrastrutture.

I cantoni, tuttavia, secondo l'articolo 56 della Costituzione federale, hanno la facoltà, a condizioni rigorose, di concludere con l'estero trattati nei settori di loro competenza. È con le regioni e i Comuni italiani che il Ticino dovrebbe cercare il dialogo su questo tema, sottolinea il Governo nella sua risposta odierna.

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