Ticino

Congedo adozione: tempo di creare un legame

In Ticino le 14 settimane di indennità introdotte dal 2017 soddisfano il governo. ‘Due sarebbero troppo poche’.

(Ti-Press)
14 luglio 2018
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«È un momento cruciale, una presenza massiccia dei genitori adottivi nelle prime settimane è fondamentale». Così da abbracciare, nel senso più profondo del termine, il nuovo arrivato e creare una relazione praticamente da zero. A mettere l’accento sull’“importanza dell’esserci” è Sabina Beffa, capo dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione del Dipartimento sanità e socialità, a cui abbiamo sottoposto la presa di posizione del Consiglio di Stato sulla consultazione (nel frattempo chiusa) in merito al congedo di adozione a livello federale. Una proposta sul tavolo del parlamento avanzata dal consigliere nazionale Marco Romano (Ppd) e rispetto alla quale il Ticino risulta essere uno dei cantoni precursori. Sì, perché il congedo adozione a Sud delle Alpi è già realtà, grazie all’iniziativa parlamentare di Michela Delcò Petralli (Verdi) diventata legge dal 1° gennaio 2017. Quattordici settimane di congedo accordate al genitore adottivo, che riceve delle indennità di guadagno pari all’80% del salario. Condizione praticamente identica al congedo maternità, perché così ha voluto il legislativo cantonale.

Diversa l’ipotesi a cui si sta lavorando a livello federale ed è per questo che il governo ticinese ha risposto picche. Due in particolare le clausole che non convincono: la limitazione dell’età dell’adottando a quattro anni e la durata dell’indennizzo fissata a due (due!) settimane. Quanto alla prima, le motivazioni addotte sia dall’iniziativa Romano che dalla Commissione del Nazionale al lavoro sul dossier sono “poco convincenti” valuta il Consiglio di Stato, perché ci si concentra “su aspetti economici piuttosto che sulla relazione che un genitore adottivo deve potere instaurare con l’adottando per garantigli il benessere e l’equilibrio familiare”. In Ticino non vi è vincolo d’età: il congedo di adozione viene accordato alla sola condizione che l’adottando sia minorenne. «La dimensione dell’attaccamento è oltremodo importante in situazioni di adozione – commenta Beffa –, tanto più con bambini più grandicelli, con i quali creare sin da subito un legame è fondamentale. E per lo Stato, a costi tutto sommato contenuti, il congedo rappresenta una misura preventiva o di supporto all’apparire di difficoltà successive».

Nel 2017 sono state 14 le persone a beneficiare di un congedo di adozione, “con una spesa limitata (circa 200mila franchi)”, indica il governo. Ciò che rende “proponibile” non soltanto l’estensione del diritto fino a adottandi di 18 anni, ma anche la durata di 14 settimane... «È ovvio che due settimane di congedo, come proposto a livello federale, non sono sufficienti a garantire nulla – valuta ancora Beffa –. Ci sono Paesi che chiedono ai genitori adottivi una permanenza anche più lunga. Ma al di là della trasferta, gli adottati sono sempre meno dei bebè. Sono spesso e volentieri bambini che devono inserirsi, apprendere una nuova lingua, conoscere un’altra cultura». Oltre, evidentemente, esseri umani che devono quanto meno costruire un rapporto con la famiglia in cui vengono accolti. «Poter essere insieme tutto il giorno e costantemente per i primi mesi favorisce la creazione di un legame affettivo – ribadisce Beffa –. È questo il primo aspetto dell’integrazione: l’integrazione con i genitori. E poi c’è tutto il resto». Le adozioni in Ticino, così come nel resto d’Europa, sono in calo: nel 2017 sono state 28. Come mai in diminuzione? «Certamente perché la Convenzione dell’Aja del 1993 ha posto molti più paletti e vincoli, a tutela beninteso dei minori. E poi – conclude Beffa – anche per il principio di sussidiarietà, che vede il Paese di origine dare la priorità alla sua disponibilità interna».

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