Ticino

‘Un Tribunale del lavoro in Ticino? No’

Il governo risponde picche alla proposta di Ay, Ducry e Delcò Petralli: ‘Le Preture operano già in maniera efficiente’

23 giugno 2018
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Un Tribunale del lavoro in Ticino? Il Consiglio di Stato risponde picche. L’istituzione “di tribunali settoriali – siano essi di famiglia, commerciali o del lavoro – va nella direzione opposta a quella seguita dal Cantone nella sua storia recente che mira invece alla salvaguardia e al miglioramento delle autorità giudiziarie esistenti”. Per questo e altri motivi il governo respinge la proposta avanzata lo scorso novembre, con un’iniziativa parlamentare, da Massimiliano Ay del Partito comunista e sottoscritta da altri due deputati: l’ex magistrato Jacques Ducry (Ps-Indipendente) e Michela Delcò Petralli dei Verdi. Fra i dossier all’esame della Commissione della legislazione del Gran Consiglio, l’iniziativa chiede appunto di dar vita a un tribunale che deliberi nelle cause in materia di lavoro (salari ecc.), oggi di competenza delle Preture civili. Un’autorità giudiziaria ad hoc dunque, chiamata, si precisa nell’atto parlamentare, a occuparsi delle vertenze “di diritto privato derivanti da un contratto di lavoro”. Così come di quelle “basate sulla ‘Legge federale sull’informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese’, sulla ‘Legge federale sulla parità dei sessi’, sulla ‘Legge federale sul collocamento e il personale a prestito’ e sulla ‘Legge federale sulla formazione professionale’ ”.

Il Consiglio di Stato ritiene però che vada “mantenuta” in Ticino la vigente organizzazione giudiziaria. La quale comprende le Giudicature di pace, le Preture, la Pretura penale, il Ministero pubblico, l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, la Magistratura e il Tribunale dei minorenni, il Tribunale di espropriazione, il Tribunale d’appello e il Consiglio della magistratura. Il governo considera pertanto “importante” mantenere “dei giudici generalisti che si occupano di varie materie e non solo di diritto del lavoro”. Per l’Esecutivo, inoltre, la specializzazione non consentirebbe “quelle sinergie imprescindibili tra i vari settori del diritto, che invece genera un’autorità di prima istanza che gestisce tutto il contenzioso civile”, incluso il contenzioso nei rapporti di lavoro.

‘Costoso e oggi non necessario’

Il governo dice no all’iniziativa di Ay, Ducry e Delcò Petralli – peraltro non il primo atto parlamentare sull’argomento – anche a fronte delle cifre “dei rendiconti della Magistratura tra il 2011 e il 2016”. Dai quali “non si evince una situazione di emergenza tale da giustificare l’istituzione di un tribunale settoriale, che per vedere la luce deve essere giustificato da un numero di incarti sufficientemente ampio”. Ci sono poi ulteriori aspetti – logistici e finanziari – di cui tener conto, avverte il Consiglio di Stato nella propria presa di posizione. Un Tribunale del lavoro necessiterebbe di “spazi adeguati per collocare decine di persone”. È che una buona parte degli uffici giudiziari ticinesi è già confrontata con seri problemi di natura logistica. In ogni caso la creazione di più strutture comporterebbe “un’inevitabile lievitazione dei costi della giustizia che non corrisponderebbe a un miglioramento della stessa”, ma che condurrebbe “a una frammentazione dell’apparato giudiziario suscettibile di indebolirlo”. Insomma, l’eventuale istituzione di un Tribunale del lavoro, sostiene il governo, “non lascia presagire oggi nessun beneficio tangibile, ma arrecherebbe piuttosto danno a un’istanza giudiziaria, quella delle Preture, che opera in maniera efficiente”. Il nuovo Tribunale “non porterebbe vantaggi pratici effettivi a una trattazione più rapida dei contenziosi e alla lotta contro gli abusi nel mondo del lavoro”.

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